Il 22 febbraio alle ore 12 è apparso su Facebook uno strano avviso che diceva: Cerco nella zona delle Marche un bambino che abbia gli orecchioni. Ovviamente un bambino volontario, su cui fare un esperimento, di cui in quel momento non si poteva parlare, ma l’esperimento avrebbe rispettato sia la Convenzione di Oviedo che quella di Norimberga. Come ulteriore rassicurazione il post aggiungeva: Non ho intenzione di fare nessuna iniezione.



Un avviso strano per molteplici ragioni che si possono brevemente riassumere in tre passaggi chiave: la supposta volontarietà del bambino senza la conoscenza della sperimentazione non aveva alcun valore. Un consenso così disinformato era privo di qualsiasi calore sul piano etico e scientifico. Il secondo punto chiave è l’assoluta mancanza di riferimento alla famiglia: non si può coinvolgere un bambino, prescindendo dalla responsabilità e dall’autorevolezza dei suoi genitori. Anche in questo caso il consenso sarebbe nullo. Terzo punto da non sottovalutare la totale decontestualizzazione della richiesta: Facebook. Nonostante l’enorme diffusione come social media e nonostante l’uso improprio che ne fanno tanti uomini di governo per comunicare le proprie decisioni, non è il luogo adatto per arruolare soggetti da far partecipare ad esperimenti scientifici. E quindi mano a mano che con il passaparola l’annuncio si diffondeva, sul web montava la protesta e la contestazione. A tal punto che è intervenuta nel dibattito perfino il ministro della Salute, Giulia Grillo, che ha affermato: «Voglio rassicurare tutti i genitori e i cittadini sul fatto che in questo Paese non è assolutamente consentito effettuare ricerche o esperimenti scientifici al di fuori delle regole stabilite dalle leggi». E perfino uno strenuo sostenitore delle consultazioni in rete come Grillo, ha protestato con energia: «Nessuno spazio per esperimenti fuori dalle regole» e alla fine l’esperimento è stato sospeso.



Vale comunque la pena chiedersi chi fosse l’autore del post; qual è il suo profilo scientifico, ammesso che ne abbia uno! E se invece si tratta di un millantatore che tipo di azione avesse in mente.

Si tratta di Fabio Franchi, medico no-vax, che anni fa aveva pubblicato un libro dal titolo: Aids: la grande truffa. In questi giorni inoltre aveva espresso le sue perplessità in merito al caso del bambino che pur essendo guarito dalla leucemia, non poteva tornare a scuola per la presenza di compagni non vaccinati. In realtà secondo il Franchi per il bambino il ritorno a scuola avrebbe comunque comportato dei rischi, anche se tutti i compagni fossero stati vaccinati. Un medico decisamente controcorrente: negazionista rispetto all’Aids e iperprotezionista rispetto al bambino guarito dalla leucemia. Un medico che non si limita ad esprimere il suo punto di vista su questioni delicate come per l’appunto Aids e vaccini, ma che intende fare degli esperimenti, per i quali arruola su Fb dei pazienti… Il vero rischio non sono le sue teorie e le sue convinzioni, se queste restassero un fatto personale o tutt’al più l’oggetto di una pubblicazione più o meno divulgativa. Il rischio è il passaggio al piano operativo, proponendo un esperimento che nessun comitato etico aveva visto né approvato. E il fatto che non fosse contrario né alla Convenzione di Oviedo né a quella di Norimberga, appare del tutto insufficiente per giustificare una ricerca, qualsiasi ricerca!



In realtà, mano a mano che la polemica cresceva, Franchi, stupito della reazione che aveva scatenato, pur senza raccontare nulla di ciò che aveva in mente, ha pubblicamente informato di aver sospeso la sua ricerca. Ma la cosa fondamentale in tutto questa polemica è che, da quanto appare dai media, non sembra proprio che il dottor Franchi abbia compreso l’errore fondamentale dell’intera vicenda: nessuno può fare esperimenti su nessun’altra persona, neppure se questa dà il suo consenso, se non c’è l’approvazione previa di un comitato etico! Tanto meno se l’altro non sa neppure di che ricerca si tratta e l’unica rassicurazione che riceve è che non si faranno punture…