I legali di Matteo Cagnoni hanno depositato un ricorso «molto corposo» contro la sentenza di primo grado che lo ha condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie Giulia Ballestri. Il retroscena è stato rivelato da “La Vita in Diretta”, che oggi si è concentrato proprio su questa novità. Su cosa verte il ricorso? Alcuni punti sono stati anticipati proprio dal programma di Raiuno. Ad esempio, ci sono due impronte di scarpe che, secondo la difesa, potrebbero appartenere a due persone che potrebbero aver ucciso Giulia. La difesa punta su altri due aspetti: il fatto che siano stati ascoltati solo gli amici della donna e intendono precisare che la preoccupazione di Matteo Cagnoni per la separazione dalla moglie fosse legata alla preoccupazione per la “fine” di una famiglia. «Lui era abituato ad avere il controllo su questa donna, più giovane di lui. Molto probabilmente l’idea di perderla lo ha portato fuori dalla possibilità di regolare i suoi impulsi e la sua rabbia», ha dichiarato lo psichiatra Santino Gaudio in studio. (agg. di Silvana Palazzo)



MATTEO CAGNONI, RICORSO IN APPELLO DOPO ERGASTOLO

Ricorso in Appello per Matteo Cagnoni, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della moglie Giulia Ballestri. Otto mesi dopo la condanna, l’avvocato Giovanni Trombini ha depositato alla Corte d’Appello di Bologna il ricorso contro la sentenza della Corte d’assise del Tribunale di Ravenna, che il 22 giugno dello scorso anno condannò al carcere a vita il dermatologo per il brutale omicidio della moglie. La donna fu brutalmente uccisa il 16 settembre 2016 nella loro villa di via padre Genocchi. Il legale che ha assistito l’amico dermatologo da prima del suo arresto aveva già annunciato l’intenzione di presentare ricorso una volta che fossero state pubblicate le motivazioni della sentenza di primo grado. Nel novembre 2018 Matteo Cagnoni è stato trasferito dal carcere di Bologna alla casa circondariale di Ravenna. Contro questo trasferimento è stata lanciata una petizione ed è stato organizzato un corteo di protesta indetto da alcune associazioni del posto.



LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA

In primo grado è stata riconosciuta la colpevolezza di Matteo Cagnoni, condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Ravenna. Secondo i giudici il dermatologo avrebbe «definitivamente marchiato con il rosso del sangue, con entrambe le mani, la propria responsabilità». In questo passaggio delle motivazioni si fa riferimento alle impronte trovate nella villa di famiglia, dove è stata ritrovata morta Giulia Ballestri. Dalle pagine è emersa anche una ricostruzione parzialmente nuova dell’omicidio: la vittima è stata scaraventata dalla furia dei colpi oltre la balaustra del ballatoio su cui era stata attirata con la scusa di esaminare dei quadri da rivendere, poi è caduta nel salone sottostante. Il particolare della caduta non era mai emerso durante il processo. La Corte ha evidenziato «la natura zoppicante, cangiante, fallace oltre che mistificatoria e per la gran parte menzognera» di quanto dichiarato da Cagnoni, il quale «ha spesso instradato l’operato» dell’accusa che avrebbe addirittura «proprio seguendo le tracce dichiarative di Cagnoni, introitato notevoli e anche decisivi supplementi d’indagine».

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