Nel corso della catechesi sul Padre Nostro, che papa Francesco sta tenendo nelle sue ultime udienze del mercoledì, oggi è stato toccata la prima delle sette invocazioni contenute nell’unica preghiera che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli nella sua vita terrena. Si tratta della invocazione “sia santificato il tuo nome”. Il papa aveva già spiegato come nel Padre Nostro non viene mai pronunciato “io” da parte del credente: “le prime tre invocazioni hanno al centro il Tu di Dio Padre, le altre quattro il noi e le nostre necessità umane (…) Nella prima parte Gesù ci fa entrare nei suoi desideri, tutti rivolti al Padre: «sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà»; nella seconda è Lui che entra in noi e si fa interprete dei nostri bisogni: il pane quotidiano, il perdono dei peccati, l’aiuto nella tentazione e la liberazione dal male”. Nella invocazione “Sia santificato il Tuo nome”, ha detto il papa, c’è tutta l’ammirazione di Gesù per la bellezza e la grandezza del Padre e il desiderio che sia riconosciuto e amato per quello che veramente è. Parlando della preghiera del Padre Nostro, ha spiegato che “educa chi lo prega a non moltiplicare parole vane, perché – come Gesù stesso dice – il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate”. E poi fa un paragone toccante: “Dio è come quelle mamme a cui basta uno sguardo per capire tutto dei figli: se sono contenti o tristi, se sono sinceri o nascondono qualcosa”.



LA SANTITÀ DI DIO

Allo stesso tempo, papa Francesco ha aggiunto, “c’è la supplica che il suo nome sia santificato in noi, nella nostra famiglia, nella nostra comunità, nel mondo intero. È Dio che santifica, che ci trasforma con il suo amore, ma nello stesso tempo siamo anche noi che, con la nostra testimonianza, manifestiamo la santità di Dio nel mondo, rendendo presente il suo nome. Dio è santo ma se noi se la nostra vita non è santa c’è una grande incoerenza”. Qui il papa ha toccato uno dei punti su cui ritorna più spesso: l’incoerenza di chi dice di credere ma nella vita si comporta in modo non santo, fa male, scandalizza: “La santità di Dio deve rispecchiarsi nelle nostre azioni nella nostra vita. “Io sono cristiano e Dio è santo ma faccio tante cose brutte”: questo non serve, fa male, scandalizza, e non aiuta”. Questa santità di Dio, ha detto ancora papa Francesco, è una forza in espansione, si allarga a cerchi concentrici”. Il male, ha concluso, ha i giorni contati, il male non è eterno: “Abbiamo una grande certezza: Dio mi ama, Gesù ha dato la vita per me, lo Spirito è dentro di me. Una cosa è certa: e il male ha paura. E questo è bello”.

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