Proseguono senza sosta le indagini sull’omicidio di Rozzano in cui un nonno è stato ucciso dall’ex genero per gli abusi sessuali sulla nipotina. Con il passare delle ore, tuttavia, emerge un’altra ipotesi choc: il 63enne avrebbe abusato anche di altre vittime? Non è neppure escluso che l’uomo possa essere finito in una trappola familiare dal momento che resta senza una spiegazione il suo ritorno a Rozzano da Napoli. Gli inquirenti intanto stanno cercando di capire se gli abusi sulla nipotina, durati due anni, possano aver rappresentato o meno un caso isolato. Il 35enne fermato martedì, come riporta Il Giorno, attendeva per oggi l’interrogatorio nel carcere di San Vittore alla presenza del gip Elisabetta Meyer ma nelle passate ore, parlando del suo blackout aveva anche aggiunto: “Meritava di morire”. Nessun pentimento, dunque, su quanto accaduto lunedì. Il killer avrebbe sostenuto di aver agito senza premeditazione ma gli investigatori continuano a indagare sulla tesi della trappola familiare sempre più evidente. Ora gli inquirenti indagano anche sul ruolo di altre persone alla luce dei numerosi aspetti ancora da chiarire. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“HO AVUTO UN BLACKOUT”
L’omicidio avvenuto a Rozzano lunedì sera ha di fatto scoperchiato un vaso di pandora da cui stanno emergendo delle verità raccapriccianti. Antonio Crisanti, il 63enne ucciso nel parcheggio de Il Gigante, dal genero Emanuele Spavone, abusava da ben due anni della figlia del killer. Come riferisce il Corriere della Sera, le molestie nei confronti della piccola di appena 5 anni erano iniziate nel 2016, e secondo gli inquirenti vi sarebbero anche altre giovani vittime finite nell’agghiacciante rete della vittima, freddata con quattro colpi di pistola a seguito di un vero e proprio agguato. «Ho avuto un blackout», ha riferito Spavone durante l’interrogatorio; appena ha saputo che il suocero era tornato a Rozzano (si era trasferito a Napoli proprio per via degli abusi), gli si è di fatto spento il cervello, ha preso la pistola ed è andato alla ricerca del 63enne per portare a termine la sua vendetta. Si mormora che il fratello dell’assassino, un altro personaggio molto nodo nel comune a sud di Milano per numerosi precedenti, abbia provato a convincere Emanuele a desistere, ma evidentemente questi non ci ha più visto. Due sono ancora gli aspetti da risolvere: dove si trova l’arma del delitto, che al momento è sparita, e se si sia trattato o meno di un omicidio premeditato. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
OMICIDIO ROZZANO: VITTIMA ATTIRATA IN UNA TRAPPOLA?
Continuano le indagini riguardanti l’omicidio del 63enne Antonio Crisanti, avvenuto a Rozzano, Milano sud, la sera di lunedì. Nonostante il killer Emanuele Spavone, genero della vittima, abbia smentito la premeditazione, le forze dell’ordine sono convinte che si sia trattato di un agguato in ambito famigliare. Pare infatti che l’assassinio sia stato programmato ad hoc, con un’iniziale richiesta alla vittima, che viveva in provincia di Napoli, di tornare a Rozzano, dove Crisanti risedeva fino a pochi mesi fa, da parte dei famigliari della stesa, addirittura gli stessi figli. Una richiesta che era apparsa insolita anche perché Crisanti era stato allontano dalla famiglia con le accuse di aver abusato della nipotina di soli 5 anni. Ma settimana scorsa, incredibilmente, il ritorno nell’hinterland milanese di Crisanti, ed è questo passaggio che la magistratura sta cercando di chiarire. Si pensa infatti che il 63enne sia stato attirato in una trappola, di modo che Spavone potesse giustiziarlo. Le indagini proseguono. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ROZZANO, UCCISO PER VENDETTA: SI INDAGA
Continua a tenere banco l’omicidio di Rozzano. Un uomo di 63 anni, tale Antonio Crisanti, è stato ammazzato nella serata di lunedì dal 34enne Emanuele Spavone, il genero della vittima, già noto alle forze dell’ordine per droga, reati contro il patrimonio, contro la persona e resistenza a pubblico ufficiale. Si è costituito nella giornata di ieri assieme al complice 27enne, e poche ore dopo entrambi sono usciti dalla caserma in stato di fermo per omicidio aggravato. Ma a far discutere è il movente dell’azione armata: Antonio Crisanti sarebbe infatti stato ucciso da Spavone per via di presunti abusi sessuali nei confronti della bambina del killer di soli 5 anni. Gli episodi, come riferisce l’Huffington Post Italia, sarebbero avvenuti la scorsa estate, quando il nonno doveva occuparsi della nipotina. La bimba ha iniziato a rivelare ai genitori le particolari attenzione di Crisanti, e ne è poi susseguita un’indagine che ovviamente ha spaccato la famiglia.
ROZZANO, IL KILLER “UCCISO PERCHÉ PEDOFILO”
A quel punto Crisanti ha deciso di trasferirsi da alcuni conoscenti a Napoli, lontano dalla nipotina e dal genero, ma negli scorsi mesi era tornato in zona, forse convinto che la situazione fosse ormai completamente risolta. Peccato però che il genero lo avesse già minacciato, promettendo di eliminarlo se si fosse fatto vivo dalle parti di Rozzano. Spavone ha affermato di aver incontrato la sua vittima per caso, smentendo quindi la premeditazione, anche se gli inquirenti non sembrerebbero essere convinti di questa versione dei fatti, sicuri invece che il 34enne, insieme al complice, stesse girando in scooter alla ricerca proprio dell’obiettivo. E a Rozzano ovviamente non si parla d’altro. Ieri alcune persone hanno applaudito Spavone e il complice dopo l’uscita dalla caserma, e anche su Facebook sono moltissimi i messaggi in sostegno del genero della vittima, per il suo gesto nei confronti del suocero presunto pedofilo.