Chi ha ucciso Stefano Leo, il giovane di 34 anni accoltellato in strada a Torino senza un apparente perché? La polizia, sulle base delle testimonianze, è alla ricerca di un uomo tra i 30 e i 35 anni, statura media, longilineo, capelli ricci e rasato da un lato. Durante La Vita in diretta si è parlato del supertestimone che nelle ultime ore si è recato dalle forze dell’ordine descrivendo l’identikit di un uomo che potrebbe essere stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza. Il testimone ha parlato di un uomo agitato e nervoso, con cui avrebbe avuto un diverbio poiché non voleva essere ripreso dal telefono con cui il passante stava facendo delle fotografie al paesaggio. Nel frattempo è di queste ore la notizia che i funerali di Leo si terranno domani alle 14:30 in forma laica all’interno del chiostro del museo di Biella. (agg. di Dario D’angelo)



RAPINA FINITA MALE?

Proseguono le indagini per individuare il killer di Stefano Leo, il commesso 34enne di Biella ucciso a Torino, in via Napione. Come evidenzia Torino Today, prende corpo la pista dell’agguato, di un delitto premeditato. Scema l’ipotesi di un folle, che lo ha ammazzato per furia ceca, mentre non si esclude il fatto che si sia trattato una rapina finita male. L’autopsia ha confermato che il 34enne è morto per dissanguamento conseguente alla rottura della carotide, recisa con un grosso coltello: resta da chiarire se il colpo sia stato frontale oppure sia partito da dietro la vittima. Gli inquirenti possono inoltre contare sulle immagini delle telecamere che avrebbero ripreso l’assassino frontalmente: un uomo sulla trentina, alto 1.75-1.80 con un cappuccio/berretto in testa. Con sé aveva una busta: confermata dunque la versione del super testimone. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



PSICOSI A TORINO

Potrebbe esserci un assurdo diverbio alla base dell’omicidio di Stefano Leo, sgozzato in strada a Torino da un uomo ancora senza identità. Ora gli inquirenti sono al lavoro anche alla luce della testimonianza ritenuta attendibile e che sposta l’attenzione su cosa avrebbe potuto dar fastidio all’assassino al punto da agire in maniera così violenta contro il 33enne ucciso probabilmente con un solo fendente alla gola lo scorso sabato mattina. E’ probabile che il cellulare tenuto in mano dalla vittima possa aver fatto nascere nel killer il timore di poter essere fotografato. Intanto, come riferisce Il Giornale nell’edizione online, cresce la psicosi a Torino i cui cittadini temono di potersi ritrovare di fronte un uomo violento senza una vera ragione. Nei pressi di via Murazzi, luogo della tragedia, da giorni non si vede più anima viva. Tutti cercano di evitare la zona temendo di imbattersi in un folle. Più le ore passano e più agli investigatori credono che l’assassino al quale dare la caccia è uno squilibrato, che colpisce a caso le sue vittime. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



OMICIDIO TORINO, IL TESTIMONE È ATTENDIBILE

Potrebbero essere vicine ad una svolta le indagini sull’omicidio di Stefano Leo, il 33ene sgozzato sabato mattina a Torino. Il testimone sentito nei giorni scorsi è considerato attendibile dagli inquirenti, stando a quanto riportato dal Corriere della Sera. L’assassino era seduto su una panchina ed era nervoso: così lo ricorda il testimone che ha fornito ai carabinieri la descrizione del sospettato. L’identikit corrisponde all’immagine di un ragazzo di circa 30 anni, ripreso dalle telecamere di corso San Maurizio mentre si allontana a passo svelto dopo il delitto. «Quell’uomo era seduto su una panchina. Quando mi ha visto prendere in mano il cellulare si è infuriato», ha raccontato il testimone. Gli ha detto di non fotografarlo. «Mi si è rivoltato contro e io mi sono allontanato in fretta. Non volevo grane». Secondo l’ipotesi investigativa, il diverbio si sarebbe ripetuto anche con Stefano Leo.

STEFANO LEO SGOZZATO PER UNA FOTO SUL CELLULARE?

Stefano Leo avrebbe incrociato il sospettato poco dopo il testimone. La vittima, che indossava gli auricolari, forse ha tirato fuori il cellulare dalla tasca, un gesto che potrebbe aver scatenato la furia del killer. Definito squilibrato e pericoloso dagli inquirenti, forse temeva di essere fotografato lì dove i pusher attendono solitamente i clienti. L’assassini avrebbe seguito Stefano per una decina di metri per affrontarlo, lo scontro sarebbe degenerato e l’assassino avrebbe estratto un coltello colpendo Leo alla gola. Il medico legale Roberto Testi, come riportato dal Corriere della Sera, sostiene che il commesso sia stato ucciso con un unico fendente sferrato con un coltello di grosse dimensioni e molto affilato. La pugnalata sarebbe partita mentre i due erano l’uno di fronte all’altro, ma non ci sono immagini dell’omicidio: la telecamera ha ripreso solo la fuga dell’assassino.

OMICIDIO TORINO, IL TESTIMONE È ATTENDIBILE

Nel video si vede Stefano Leo che sale le scale che portano in via Napione: si trascina usando la sciarpa per bloccare l’emorragia. Il sospettato invece scappa a passo svelto, salendo la scalinata che conduce in Lungo Po Cadorna e poi in piazza Vittorio. Le riprese confermano la descrizione fornita dal testimone: un uomo di circa 30 anni con la pelle olivastra, capelli scuri, ricci e rasati da un lato. Forse è straniero, ma il testimone ricorda che parlava molto bene l’italiano. Mentre scappava stringeva in mano una borsa, dentro cui potrebbe aver nascosto l’arma che infatti non è stata ancora trovata. Ma è caccia in primis all’uomo. E si cercano nuovi testimoni, visto che alle 11 la zona non era deserta. Il viale è frequentato da runner e da persone che portano a spasso il cane. I carabinieri stanno provando a identificare una coppia e una ragazza immortalati anche loro in un video. Intanto un altro uomo si è presentato dai carabinieri.