Non è una montagna qualsiasi, il Nanga Parbat, 8126 metri. I locali la chiamano, da sempre, la “mangiauomini”, e gli alpinisti moderni l’hanno ribattezzata la “montagna assassina”: espressioni che la dicono lunga sulle difficoltà che presenta a chi cerchi di violarla (anche se, a onor del vero, quanto a indice di mortalità – ovvero rapporto fra tentativi di ascensione e vittime – è “solo” seconda, dietro l’Annapurna).



Nemmeno Daniele Nardi è un alpinista qualsiasi. Dopo aver scalato tutto quel che c’era da scalare, da qualche anno ha cominciato a coltivare un’idea folle: salire la “mangiauomini” in inverno. La stessa idea è germogliata nella testa di un altro “folle” alpinista italiano, Simone Moro. Ci hanno provato entrambi più volte, e alla fine, nel 2016, Simone ce l’ha fatta. Ma Daniele non si è dato per vinto: se l’altro è arrivato per primo, lui vuole arrivarci per la via più difficile. E quest’anno ha provato – sta provando – a salire dal versante più difficile, lo “sperone Mummery”, uno spigolo di ghiaccio da cui finora non è passato nessuno.



Solo che, da domenica, di Daniele e del suo compagno di cordata Tom Ballard non si hanno notizie. Per colmo di sfortuna, l’elicottero che doveva partire a cercarli non è potuto decollare, perché il Pakistan ha bloccato ogni volo nel suo spazio aereo per il conflitto in corso con l’India. Ieri pomeriggio è arrivata la notizia che l’opera dell’ambasciatore italiano a Islamabad è riuscita a ottenere il permesso per il decollo del mezzo, ma ormai era troppo buio. Quando qualcuno leggerà queste righe, può darsi che la situazione si sia risolta, in un senso o in un altro: che Daniele e Tom siano stati trovati vivi e vegeti, oppure che di loro si sia persa ogni traccia.



Nel frattempo, qualcuno mormora, accusa: troppa audacia, troppo sprezzo del pericolo, troppo amore delle luci della ribalta, vuol sempre arrivare primo… Nel mio piccolo, da pacifico camminatore della domenica, non posso non fare il tifo per lui e per quelli come lui. Perché il fatto che, nel nostro tempo di soddisfazione e di benessere – troppo spesso per di più percepiti come garantiti, dovuti -, ci sia ancora qualcuno che ha voglia di giocare tutto se stesso, di rischiare tempo ed energie e magari anche la pelle per compiere un’impresa grande, inedita, eroica, a me, nel mio piccolo di pacifico camminatore della domenica, mi esalta.