Del processo sull’eredità Sordi, con la sentenza di primo grado che ha assolto tutti gli imputati se ne è parlato anche ieri sera a Porta a Porta, con diversi interventi. Come specificato da Bruno Vespa però, la controparte sconfitta non è intervenuta in attesa di leggere le motivazioni della sentenza appena emessa prima di pronunciarsi. A prendere la parola è stato il magistrato Simonetta Matone che ha raccontato in studio come ha conosciuto Arturo Artadi, l’autista della famiglia Sordi: “ho avuto per circa 12 anni una tata salvadoregna, Rosa, che era la più cara amica della moglie di Arturo. Ho sempre sentito parlare di questo Arturo, l’ho conosciuto, ha addirittura tenuto a battesimo la bambina di questa persona insieme a mia figlia. Non posso dire che fossimo amici ma comunque lo conoscevo”, ha spiegato. Un giorno la sua ormai ex tata la contattò chiedendole di poter ricevere Arturo per dei consigli dopo essersi ritrovato in una situazione complicata. Per sua cautela personale lo ricevette al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria dove era vicecapo vicario: “Mi ha raccontato che lui continuava a lavorare per la signorina Sordi, aveva questo rapporto privilegiato sia con lei che con Alberto ma era molto preoccupato perchè c’erano due persone che erano molto pressanti, volevano farsi ricevere, incontrare la signorina che non aveva alcuna intenzione di vederli perchè non facevano parte della sua vita e lui non sapeva come arginare queste pressioni che a suo dire erano pressioni interessate e di natura economica”, ha rivelato. Al magistrato Arturo confermò che la signorina fosse lucida: “gli consigliai di farsi fare una procura generale per evitare problemi di sorta”. Alla luce di quanto accaduto oggi ammette: “Forse sono stata io a rovinarlo tra virgolette perchè se non si fosse fatta fare questa benedetta procura non sarebbe finito in questo pasticcio”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



VICENDA NON CHIUSA “PRONTO RICORSO IN APPELLO”

Il tribunale di Roma ha assolto i 9 imputati coinvolti nel processo dell’eredità di Alberto Sordi lasciata alla sorella Aurelia. Paola Comin, per anni a capo dell’ufficio stampa del noto attore romano, è stata ospite degli studi Rai di Storie Italiane, ed ha commentato così la sentenza in primo grado: «Si tratta di parenti spuntati come funghi, cugini di quinta e sesta generazione, non mi preoccupano minimante, io sono contenta che giustizia è stata fatta. Volevo inoltre specificare che l’assoluzione non è arrivata per mancanza di prove visto che il giudice ha spiegato che “Il fatto non sussiste”». Secondo i presunti eredi di Sordi, la signorina Aurelia non era in grado di intendere e di volere quando ha firmato il testamento lasciando la sua eredità alla Fondazione Terzi, ma il giudice, almeno in primo grado, ha dato loro torto. In collegamento telefonico l’avvocato Azzaro, il legale dei parenti che si oppongono al testamento della Sordi: «Rispettiamo la sentenza – esordisce – ma attendiamo le motivazioni per eventualmente ricorrere in appello. L’unica cosa che posso dire è che sono emerse delle perizie mediche sulla signorina Aurelia, che confermavano che la stessa fosse incapace di intendere e di volere». La sensazione è che la vicenda sia tutt’altro che chiusa. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



EREDITÀ SORDI, ASSOLTI GLI IMPUTATI: IL COMMENTO DEI NIPOTI DELL’ATTORE

Dopo che il Tribunale di Roma ha assolto tutti e nove gli imputati (tra cui Arturo, l’ex autista dell’attore capitolino) in merito alla questione dell’eredità di Alberto Sordi, spiegando che “il fatto non sussiste” in merito al presunto raggiro ai suoi danni, a intervenire sono stati i suoi parenti nel corso di un collegamento durante l’odierna puntata de La Vita in Diretta. Renato Ferrante, nipote dell’indimenticato attore, e Igor Righetti, suo nipote, hanno spiegato a Barbara D’Urso di accettare per adesso la sentenza di primo grado ma che adesso vogliono attendere di leggere le motivazioni per decidere i prossimi passi. “Le sentenze vanno rispettate ma rimangono tante stranezze” hanno detto i diretti interessati, precisando come di questa torbida vicenda attorno all’eredità di Alberto e Aurelia non sapessero nulla e che anzi sono stati sollecitati dalla stessa magistratura a intervenire e a supportare la loro attività. “Noi abbiamo sostenuto che ci possa essere stata circonvenzione di incapace” hanno detto anche a proposito del giallo dei dodici assegni in possesso dell’autista di Sordi, chiosando poi in modo ironico: “Sembra un film, bisognerebbe fare un remake del film di zio Alberto, ‘Assolti per aver commesso il fatto’ del 1992…” in merito a una vicenda in cui sostengono vada ricercata ancora la verità storica anche per rispetto della scomparsa Aurelia. (agg. di R. G. Flore)



VALIDO IL TESTAMENTO DI AURELIA SORDI

“Il testamento di Aurelia Sordi è valido”: a dirlo è la sentenza che ha chiuso la questione sull’eredità Sordi affermando che il fatto non sussiste in quanto Aurelia, la sorella di Alberto Sordi, non sarebbe stata raggirata. “Sfidiamo chiunque a sostenere che il testamento non fosse valido. La sentenza ne attesta la piena validità del testamento in favore della fondazione museo Alberto Sordi”, ha spiegato l’avvocato Nicoletta Piergentili, che assiste la fondazione. Il valore del patrimonio di Alberto Sordi di cui, unica erede, è la Fondazione, si aggira intorno ai 50 milioni di euro. Delusi, invece, i parenti di Alberto Sordi: “Accettiamo e rispettiamo la sentenza – ha commentato l’avvocato Andrea Maria Azzaro, difensore dei parenti di Sordi – un conto però sono le donazioni ai domestici, un conto è l’impugnativa del testamento. La partita al tribunale civile è ancora da giocare”, ha spiegato il legale (aggiornamento di Stella Dibenedetto).

“IL FATTO NON SUSSISTE: SORELLA NON RAGGIRATA”

E’ giunta pochi minuti fa la sentenza in merito al processo riguardante l’eredità di Alberto Sordi: il tribunale di Roma ha assolto i nove imputati perchè “Il fatto non sussiste”. E’ questa la decisione del giudice democratico del tribunale romano, arrivata dopo circa due ore di camera di Consiglio, che assolve con la formula piena i 9 accusati di circonvenzione di incapace e di ricettazione. Il pubblico ministero Eugenio Albamonte aveva chiesto la condanna ad alcune persone vicine alla sorella di Alberto, Aurelia (che aveva ereditato l’intero patrimonio), fra cui anche l’ex autista Arturo Artadi, nominato dalla stessa procuratore dei suoi beni. A questo punto si apre un nuovo capitolo di questo lungo contenzioso riguardante l’eredità “sordiana” che va avanti ormai da cinque anni: sono numerosi i famigliari attrattati dall’ingente patrimonio del noto attore romano (si parla di circa 40 milioni di euro fra liquidi e proprietà immobiliari) che vorrebbero mettere le mani su parte di quell’enorme ammontare ma che la sorella di Alberto ha invece lasciato alla Fondazione che porta il nome dello stesso attore. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

EREDITÀ DI SORDI: ATTESA PER LA SENTENZA

E’ attesa nella giornata odierna la sentenza riguardante l’eredità di Alberto Sordi, amatissimo attore italiano scomparso 16 anni fa. Non avendo fatto testamento, aveva lasciato tutto alla sorella Aurelia, morta a sua volta nell’ottobre del 2014 all’età di 97 anni. Si parla di un patrimonio di circa 40 milioni di euro, ed in ballo vi è un contenzioso fra i parenti della sorella di Sordi, e la Fondazione, a cui la stessa avrebbe lasciato interamente i propri beni. La procura di Roma ha chiesto nove condanne per presunti raggiri da parte di professionisti e personale che assisteva appunto la signorina Aurelia, ed in particolare per il notaio Gabriele Sciumbata, l’avvocato Francesca Piccolella, l’autista Arturo Artadi, al servizio dell’attore e della sorella, e infine, un altro avvocato, Carlo Farina. Secondo quanto sostiene la procura Roma, avrebbero raggirato l’anziana sorella dell’attore romano, che dal 2012 sarebbe stata affetta da una demenza degenerativa e non avrebbe quindi potuto firmare, l’anno seguente, il nulla osta che permetteva ad Artadi di disporre interamente dei suoi beni.

EREDITÀ SORDI, AURELIA AFFETTA DA DEMENZA? OGGI LA SENTENZA

I sospetti sono iniziati a giungere a seguito dei movimenti bancari “stran”, avvenuti subito dopo la procura, che fecero scattare la banca dove la Sordi aveva il proprio conto, che presentò denuncia. Venne così aperta un’inchiesta che portò al rinvio a giudizio di nove persone, che oggi scopriremo se sono innocenti o se hanno realmente raggirato la signorina Aurelia. Sulla vicenda gli opinionisti sembrano dividersi, come si evince dal dibattito presso gli studi di Storie Italiane, programma di Rai Uno condotto da Eleonora Daniele. C’è infatti che ritiene che realmente l’Aurelia non fosse in grado di intendere e di volere, e che sia stata quindi raggirata, mentre per altri l’anziana signora, nonostante l’età, fosse ancora lucida al momento del testamento, e che avesse semplicemente deciso di lasciare il suo ingente patrimonio alla Fondazione Terza per via dell’astio nei confronti dei suoi parenti.