Laura Bovoli, madre di Matteo Renzi, dovrà rispondere di concorso in bancarotta documentale per i rapporti che la società Eventi 6 aveva con la Direkta srl di Mirko Provenzano, fallita nel 2014. Un nuovo guaio giudiziario per la famiglia Renzi, che oggi si è vista respingere la richiesta di revoca degli arresti domiciliari dal gip di Firenze. Sul tema è intervenuta Maria Elena Boschi raggiunta dai microfoni de La Stampa: «Credo che come sempre occorra aspettare che i magistrati facciano il proprio lavoro, aspettare i processi. Ciò che chiedono Renzi e la sua famiglia è ciò chiedevo io quando è toccato a mio padre, cioè che i processi si svolgessero nelle aule di Tribunale, non nei talk show o sui social. Anche per mio padre il tempo ha dimostrato la verità ed è stato archiviato: bisogna attendere il lavoro dei magistrati». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



FATTI E ACCUSE NEL PROCESSO

Mentre il figlio Matteo ha deciso questa volta di sposare il “low profile” e non intervenire ancora in merito al rinvio a giudizio scattato contro la madre Laura Bovoli, proviamo a ricostruire alcuni dei fatti principali legati alle inchieste per bancarotta documentale di cui viene accusata la moglie di Tiziano Renzi. I fatti ricostruiti dalla Procura di Cuneo sono dell’aprile 2013, ovvero appena prima del fallimento della Direkta: proprio per evitare il ko, i fornitori premevano per ottenere il saldo dei loro crediti ma di soldi in cassa non ce n’erano. È a questo punto che secondo i pm Bovoli, Provenzano e Buono (cliente di Direkta, ndr) si sarebbero accordati per evitare che questo denaro risultasse dovuto. Secondo l’accusa «a richiesta di Provenzano e agendo d’accordo con Erika Conterno, responsabile amministrativo della società fallita, Bovoli, quale amministratore della Eventi6 (già Chil promozioni srl) emetteva tre lettere datate 20 febbraio, 15 maggio e 16 ottobre 2012 con richiesta di note di credito per penali e disservizi per riqualificare in questo modo alcune note di credito emesse da Direkta nel corso del 2012, il tutto a titolo di storno fatture per riconoscimento di spese» viene riportato dal Secolo XIX, citando carte dei pm.



LAURA BOVOLI RINVIATA A GIUDIZIO

Due settimane dopo il primo grosso guaio per i genitori di Matteo Renzi arriva una nuova “stangata” contro la madre Laura Bovoli che ha ricevuto dal giudice di Cuneo Emanuela Dufour il rinvio a giudizio per concorso in bancarotta per via di diversi legami tra la società Eventi6 (di cui era amministratrice) e l’azienda di Cuneo Direkta. L’inchiesta su Laura Bovoli fu la prima in ordine temporale per la famiglia Renzi, poi generante quella di Firenze che ha portato il marito Tiziano Renzi e lei stessa agli arresti domiciliari. Il processo per il caso di Cuneo inizierà il prossimo 19 giugno, con l’accusa che sostiene nell’inchiesta durata diversi mesi come la madre dell’ex premier abbia emesso delle note di credito fittizie dal valore di 78mila euro in favore di Direkta per aiutarla ad evitare la bancarotta. Secondo il pm Pier Attilio Stea, l’ad di Direkta Mirko Provenzano avrebbe usufruito di quelle note di credito emesse da Laura Bovoli per poter arginare «le richieste di pagamento da parte di quattro cooperative creditrici», riporta Repubblica.



SCATTA IL PRIMO PROCESSO ALLA FAMIGLIA RENZI

Dopo mesi di inchieste e di prime pagine (specie sul Fatto Quotidiano, il giornale che più ha “curato” il dossier della famiglia Renzi) si apre il primo vero processo per la madre dell’ex segretario Pd, mentre si trova già agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta sulle aziende di famiglia a Firenze. La giudice di Cuneo inizialmente si era dichiarata incompatibile (per essere stata in passato giudice in un processo collegato), ma la Corte d’Appello di Torino aveva poi sentenziato che non ci fosse alcun ostacolo in merito e che quindi Emanuela Dufour avrebbe dovuto esprimersi in merito al procedimento contro Laura Bovoli. Oggi è arrivata la decisione con il rinvio a giudizio per il prossimo 19 giugno 2019: ricordiamo che l’amministratore della società Provenzano è già stato condannato per reati fiscali e ha patteggiato per l’accusa di bancarotta.