Lo scorso 4 ottobre 2018, Antonio Ascione, l’assassino reo confesso di Mariarca Mennella, fu condannato a 20 anni di reclusione per l’omicidio della sua ex moglie 38enne. Una pena che sin da subito fu definita troppo lieve da parte della famiglia della vittima, uccisa a coltellate nel sonno 23 luglio 2017 a Musile di Piave (Venezia) dove si era trasferita da Torre del Greco intenta a rifarsi una nuova vita. Contro l’uomo, l’accusa aveva chiesto l’ergastolo nonostante il processo si celebrasse con l’abbreviato ma alla fine la pena era stata addirittura inferiore rispetto a quella massima prevista da questo rito (e pari a 30 anni). Nelle passate ore, come riferisce l’agenzia di stampa Ansa, la notizia che l’avvocato Giorgio Pietramala, difensore di Ascione, ha presentato ricorso in Appello contro la sentenza di primo grado. “Ma quale appello! Direttamente la pena di morte, ci vorrebbe!”, è stato il primissimo commento a caldo reso dalla sorella della sorella di Mariarca, Assunta Mennella, la quale si è detta profondamente delusa dalla giustizia italiana. “Ci saremo dovuti appellare noi, vent’anni sono niente in confronto al crimine che l’assassino ha commesso, e invece lo può fare (e l’ha fatto) solo la difesa”, ha aggiunto, come riferisce il portale TvCity.it. A detta di Assunta, alla quale sono stati affidati i due figli di Mariarca e di Antonio, la legge italiana rischia seriamente di tutelare i colpevoli a scapito delle vere vittime.
MARIARCA MENNELLA, SORELLA CONTRO RICORSO IN APPELLO DELL’EX MARITO
L’omicidio di Mariarca Mennella, dunque, si avvia verso la sua seconda fase processuale in occasione dell’Appello che vedrà nuovamente imputato l’ex marito reo confesso Antonio Ascione. Il timore della famiglia della vittima ed in particolare della sorella Assunta resta tuttavia quello di assistere ad una ulteriore riduzione della pena a carico dell’assassino di Mariarca. “Vedendo come va a finire spesso in questi casi, ho paura che l’assassino di mia sorella ottenga ulteriori sconti di pena. Certo, mi auguro che non sia così, che quanto meno confermino i vent’anni, ma ho il terrore di potermelo ritrovare davanti tra una decina d’anni: già adesso ci sta creando non poche difficoltà con le lettere che invia a casa ai figli”, ha commentato, amareggiata. Poi si è lasciata andare ad un suo pensiero personale giustificato dal grande dolore che la perdita della sorella ha prodotto in lei: “Io credo che per chi commette crimini così efferati, chi ammazza una persona e priva i figli, anche suoi, della mamma, non si dovrebbe neanche celebrarlo, il processo: dovrebbero marcire direttamente e per sempre in carcere”, ha dichiarato. Non è un caso se prima della sentenza di primo grado il pm avesse avanzato al giudice la richiesta di ergastolo motivata anche da numerose aggravanti tra cui quella dei futili motivi. Assunta, comprensibilmente scossa, ha poi auspicato la pena di morte: “Forse così si metterebbe anche un freno a tutti questi femminicidi: io sono cattolica, ma di fronte a questa situazione… Non ci resta davvero altro che la giustizia divina”, ha chiosato.