Accettare la decisione del figlio di farla finita: così Loretta ha affrontato la tragedia più grande che possa capitare a un genitore e ha raccontato il perchè ai microfoni de La vita in diretta. «Ne avevo quattro, ora ne ho tre: uno non è più sulla Terra» esordisce Loretta, che ha poi ricordato: Carlo «Era un ragazzo dalla spiccata sensibilità e intelligenza, aveva una profondità di pensiero importante. Aveva una grandissima passione, la danza classica: frequentava il liceo classe e, quando avrebbe dovuto intraprendere la quinta superiore, si iscrisse alla scuola di danza di Lille. Aveva una venerazione per la danza russa e aveva inoltrato una domanda per la scuola di Minsk». E a quel punto iniziano i primi sentori: «Mi scrisse di un vuoto, di un male di avere che gli aveva intaccato l’anima. Di fronte a questa mail decidemmo di raggiungerlo: ci trovammo davanti un ragazzo bello, che non nascondeva la sua angoscia esistenziale ma ribadisce il proposito di voler andare fino in fondo, di sondarla e arrivare a una risoluzione».



LORETTA, FIGLIO SUICIDA: “HO ACCETTATO LA SUA SCELTA”

Dopo qualche mese Carlo decise di lasciare la Francia, «decide di camminare alla ricerca di sé stesso in giro per l’Europa, chiedendo ospitalità e incontrando persone di tutti i tipi» spiega Loretta. Che ripercorre quei momenti drammatici: «Dopo due mesi torna a casa e si trova davanti a una scelta, se continuare a vivere o decidere di farla finita. Non nascose il suo malessere profondo, disse che ci pensava molto ed era dilaniato: era una persona estremamente innamorato della vita, ma non era neanche più sicuro della danza. Noi genitori rimanemmo spiazzati e gli consigliammo un percorso di psicoterapia. Era un male di vivere esistenziale». Tragedia datata 27 settembre 2012: «Quel giorno doveva ritirare la patente ma non tornò mai a casa: la sera arrivò la polizia ferroviaria dicendoci che si era buttato sotto un treno, che aveva scelto di morire in questo modo». E la donna, con il marito, ha preso atto della scelta del figlio suicida: «Il coraggio è vivere secondo il cuore, purtroppo il cuore gli ha detto questo: non possiamo che prenderne atto e accettarlo senza connotarlo. Noi adulti abbiamo gli strumenti e la maturità per gestire con più capacità la tragedia, per i miei figli che stanno crescendo è un po’ più difficile». E in casa di Carlo si parla sempre: «Uno dei paradossi della morte di una persona è che più è assente, più è presente».

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