Due giorni fa una donna giovanissima, di soli 20 anni, ha partorito appena scesa da un treno arrivato a Lecce: veniva dal Lazio, in particolare da Castelnuovo di Porto dove solo qualche giorno prima era stata sgomberata assieme agli altri ospiti della struttura di accoglienza per migranti (il famoso Cara alle porte di Roma). Oggi su Instagram a rilanciare la polemica contro il Governo italiano e la mancanza di “umanità” delle Forze dell’Ordine nello spedire una donna incinta di 9 mesi, da sola, su un treno verso la Puglia, ci ha pensato la cantante Elisa: «Da persona umana e da donna e madre non posso e non voglio far finta di niente. Mi vergogno di come è stata trattata questa mamma,e siccome ho sempre più paura dell’indifferenza davanti a comportamenti disumani,non rimango indifferente», scrive una delle più belle voci femminili della musica italiana. La piccola Aliya è nata venerdì all’ospedale di Galatina dopo il viaggio della speranza affrontato da mamma Faitha: i medici non riuscivano a credere che la donna sia stata fatta viaggiare senza alcuna documentazione sanitaria con il parto che avrebbe potuto avvenire in qualsiasi momento.



LO SGOMBERO DEL CARA DI CASTELNUOVO

Lo sgombero è nato dall’iniziativa su più ampia scala del Ministro Salvini che tramite il Decreto Sicurezza ha giurato battaglia contro i centri di accoglienza su larghi numeri: il Cara di Castelnuovo di Porto, vicino Roma, era il secondo per numero di migranti accolti dietro solo al Cara di Mineo in Sicilia. La decisione della Prefettura è giunta venerdì 18 gennaio 2019, con il prefetto Paolo Basilone che ha annunciato alla stampa che il centro verrà chiuso e sgomberato in poche settimane: «Mi ero impegnato a chiudere le mega strutture dell’accoglienza, dove ci sono sprechi e reati, come a Bagnoli, a Castelnuovo di Porto, a Mineo. E lo stiamo facendo. Diritto a salute è garantito a tutti, il diritto alla scuola pure, basta leggere per davvero il decreto Salvini (ora Legge). I bimbi non possono essere espulsi», commentò il Ministro mentre oggi, dopo il caso di Faitha, è Elisa a prender posizione pubblica con l’appello-denuncia su Instagram «Esprimo la mia vergogna e il mio imbarazzo,la mia rabbia e la mia frustrazione davanti a un’ingiustizia. E questa è un’ingiustizia. Una delle tante. Grazie alle persone buone e intelligenti (dell’Arci di Lecce) che hanno dimostrato umanità e civiltà a questa giovane in grave difficoltà. In quest’Italia mi riconosco». «Aliya è una meraviglia e questo a noi basta ma qualcuno dovrà fare i conti con la propria coscienza», spiegava invece ieri il responsabile immigrazione dell’Arci di Lecce che ha fatto visita assieme ad altri volontari alla giovane neomamma.

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