Un dialogo costante che possa essere da luce per i rapporti futuri tra il Cristianesimo e l’Islam: Papa Francesco sa bene che non si risolverà oggi il problema delle violenze contro i cristiani, specie perché l’autorità del Grande Imam di Al-Azhar è meramente culturale (e solo per una parte dell’Islam sunnita), come quella di altri leader religiosi presenti oggi all’evento di Abu Dhabi. Eppure il documento firmato oggi da Papa Francesco e Ahamad al-Tayyib resta un punto storico in un difficile dialogo-confronto tra le due più grandi religioni al mondo: «senza libertà non si è più figli della famiglia umana, ma schiavi. Tra le libertà vorrei sottolineare quella religiosa. Essa non si limita alla sola libertà di culto, ma vede nell’altro veramente un fratello, un figlio della mia stessa umanità che Dio lascia libero e che pertanto nessuna istituzione umana può forzare, nemmeno in nome suo», ha spiegato il Santo Padre dagli Emirati Arabi, sottolineando poi come «La libertà è un diritto di ogni persona: ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione. Il pluralismo e la diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua, sono una sapiente volontà divina con la quale Dio ha creato gli esseri umani». Nessuna violenza in nome di Dio, libertà e pace tra fratelli: i punti chiave sono stati lanciati, ora resta da capire come e in che modo il variegato mondo musulmano saprà “confrontarsi” o meno.
LA FIRMA STORICA DEL DOCUMENTO TRA VATICANO-AL AZHAR
«Alle religioni spetta il compito di smilitarizzare il cuore dell’uomo»: il Papa assieme al Grande Imam di Al-Azhar hanno da poco firmato un documento storico che sancisce un nuovo passo avanti nel difficile dialogo tra cristianesimo e Islam. Il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” rappresenta poi un fortissimo segnale in un momento assai complesso anche a livello internazionale e non solo sul fronte terrorismo: «La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare […] tutte le persone che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme», si legge all’interno del documento firmato e presentato in ampi stralci da Vatican News. Il Papa e il Grande Imam Ahmad Al-Tayyib parlano «in nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità», «in nome dell’innocente anima umana che Dio ha proibito di uccidere», «In nome dei poveri», degli «orfani e delle vedove, dei rifugiati ed esiliati, di tutte le vittime delle guerre» e «delle persecuzioni». In conclusione invece si legge come Al-Azhar e la Chiesa Cattolica «dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio». Con quel documento viene richiesto a tutti i leader del mondo di impegnarsi per diffondere la cultura della tolleranza, della pace e di «intervenire, quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente, e di porre fine alle guerre, ai conflitti, al degrado ambientale e al declino culturale e morale che il mondo attualmente vive». «Come un fratello che cerca la pace con i fratelli», ha iniziato il proprio discorso il Santo Padre all’evento interreligioso organizzato ad Abu Dhabi.
SFIDA AI FONDAMENTALISMI RELIGIOSI
Il viaggio di Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti come strumento per favorire il dialogo interreligioso e sconfiggere tutti i fondamentalismi. E’ principalmente questo il sottotesto della 27esima visita apostolica del Santo Padre che tanto sta facendo discutere in questi giorni tra “pro” e “contro”. Accolto con tutti gli onori dal principe ereditario degli Emirati Arabi al palazzo presidenziale di Abu Dhabi, Bergoglio e lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan hanno proceduto ad uno scambio di regali. Prima di questo gesto di reciproca cortesia e nella prassi delle visite di Stato, come riportato da Quotidiano.net, il Santo Padre ha firmato il Libro d’Onore:”Con gratitudine per il benvenuto e l’ospitalità calorosi e con l’assicurazione del ricordo nella mia preghiera, invoco su Sua Altezza e su tutto il popolo degli Emirati Arabi Uniti divine benedizioni di pace e di solidarietà fraterna”. (agg. di Dario D’Angelo)
PAPA FRANCESCO ACCOLTO DA PRINCIPE EREDITARIO
Il Pontefice è in visita in questi minuti ai palazzi della politica di Abu Dhabi e ancora non ha pronunciato il primo discorso ufficiale in terra araba: lo farà oggi pomeriggio dopo l’incontro interreligioso, mentre le visite di questa prima parte di giornata si “limitano” al dialogo serrato con i vertici degli Emirati Arabi Uniti su temi cruciali come libertà di espressione, terrorismo e promozione di tolleranza. La vettura di Papa Francesco è stata scortata dalle guardie presidenziali a cavallo fino all’ingresso principale del palazzo, mentre nei cieli alcuni aerei rilasciano una scia bianco-gialla, i colori della bandiera vaticana, come riporta Vatican News: l’incontro con il principe ereditario sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan, in forma privata, dura circa 20 minuti nei quali il Santo Padre donerà un medaglione raffigurante l’incontro tra san Francesco e il sultano Al-Malik al-Kamil, episodio narrato nel nono capitolo della Legenda Maior, avvenuto 800 anni fa, nel 1219. La promozione della libertà senza la guerra, della religione senza il fondamentalismo sono e saranno le “pietre angolari” di questa visita a suo modo già storica.
TRA ASSISI E L’ISLAM
A mettere il giusto focus sui cruciali incontri di oggi di Papa Francesco ad Abu Dhabi – nel primo giorno completo del breve viaggio del Pontefice negli Emirati Arabi Uniti – ci ha pensato il Segretario di Stato vaticano, il Card. Pietro Parolin in una intervista all’Osservatore Romano: «L’incontro di Papa Francesco con il grande imam di al-Azhar nel viaggio negli Emirati Arabi” segnerà una svolta». Per il Cardinale, il 27esimo viaggio apostolico del Papa argentino sarà determinante a livello simbolico e non solo: «occorre ritrovare la radice della nostra fraternità che è la comune appartenenza all’umanità. E tutto questo in vista di una lotta molto chiara, molto esplicita, contro ogni tipo di fondamentalismo, contro ogni tipo di radicalismo che può portare al conflitto e alla contrapposizione, e in vista di costruire sentieri di riconciliazione e di pace». Simili parole le aveva usate lo stesso Papa Francesco ieri partendo da Roma Ciampino con un tweet pubblico «Sono in partenza per gli Emirati Arabi Uniti. Mi reco in quel Paese come fratello, per scrivere insieme una pagina di dialogo e percorrere insieme sentieri di pace. Pregate per me!». Non solo, durante l’Angelus da Roma non erano state casuali le parole pronunciate in difesa dello Yemen per la grave situazione di guerra ancora in corso e generato proprio dallo scontro politico e religioso dei grandi Paesi arabi sul golfo: «Con grande preoccupazione seguo la crisi umanitaria nello Yemen. La popolazione è stremata dal lungo conflitto e molti bambini soffrono la fame: il loro grido e quello loro genitori sale al cospetto di Dio. Faccio appello alle parti interessate e alla Comunità internazionale per favorire con urgenza il rispetto degli accordi, assicurare il cibo e lavorare per il bene della popolazione. Invito tutti a pregare per i nostri fratelli dello Yemen».
IL PAPA NEGLI EMIRATI ARABI: IL PROGRAMMA DI OGGI
Sulla scia di quel “dialogo” continuamente invocato dal suo Pontificato, ad Abu Dhabi oggi Papa Francesco parteciperà all’incontro interreligioso sulla Fratellanza con altri 700 leader di varie religioni e al termine terrà un importante incontro con il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb. Il tutto avverrà alle ore 18.10, preceduto da altri due importanti eventi a livello politico e anche altamente simbolico: alle 12 ad Abu Dhabi è in programma la cerimonia di benvenuto all’ingresso del palazzo presidenziale e la visita ufficiale al Principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti, mentre alle ore 17 si tiene l’incontro privato con i membri del Muslim Council of Elders nella Gran Moschea dello sceicco Zayed. Proprio questa visita coincide con una ricorrenza tanto speciale quanto significati: sono infatti 800 gli anni trascorsi dallo storico incontro di San Francesco d’Assisi con il sultano d’Egitto, Malik Kamil. Una “terza via” per la missione, senza guerra e senza però rinunciare all’annuncio della verità: Francesco capì che il dialogo è il vero spazio della missione per confrontarsi con chi non conosce realmente Gesù Cristo. Quello spazio della missione non si reggeva solo sul “rigido” principio della verità, bensì su quello benevolo della carità e dell’incontro. Da Assisi ad Abu Dhabi, oggi un altro Francesco tenta il medesimo percorso di pace in una terra funestata dalle insidie e trame economiche e geopolitiche che spesso purtroppo emergono in scontri con il fondamentalismo religioso che ne è la bandiera principale.