Ha tentato fino a quando ha potuto di sottrarre sua sorella Marisa alla furia omicida del marito, il 35enne tunisino Ezzeddine Arjoun, ma alla fine anche Deborah ha rischiato di morire sotto i colpi del cognato, accecato dall’ira e intenzionato ad uccidere le donne in un garage di Curno. Ma se Marisa non ce l’ha fatta, Deborah è stata più fortunata, dopo essersi trascinata fino a casa dei genitori per chiedere l’aiuto del papà, la 23enne è uscita dal coma in cui versava da giorni. Lo ha raccontato la mamma, intervistata da Mattino 5, ed è stata straziante la prima domanda rivolta appena sveglia: “Ma Marisa è stata uccisa?”. Più che un dubbio, quasi una conferma ad una verità che intimamente conosceva già, ma troppo brutta per pensare di accettarla:”Si è svegliata cosciente, si è messa a piangere. Sa della sorella, è stata lei a consolare me, mi ha detto: ‘Mamma stai forte che Marisa ci protegge dal cielo’. Lei è più forte di carattere, Marisa era più timida. Ha cercato in tutti i modi di difendere la sorella però non è riuscita. Noi la scortavamo sempre, perché lei aveva paura”.



OMICIDIO DI CURNO, MARISA AVEVA PAURA

Come in tante storie di femminicidio, il rammarico per la morte di una donna diventa rimpianto per via delle tante denunce rimaste lettera morta. Marisa quel marito violento lo aveva denunciato tante volte, come ha spiegato ai microfono di Mattino 5 il legale del centro antiviolenza presso cui la vittima si era recata poco prima della tragedia accompagnata proprio dalla sorella Deborah:”Il 21 gennaio si presenta al centro, le volontarie avvertono il pericolo e procediamo alla querela. Lei viene con la sorella che si mostra molto preoccupata per Marisa. Era stata minacciata di essere colpita con l’acido, lei o i suoi parenti. Era stata minacciata dal marito anche di essere colpita con un coltello svizzero che aveva sempre con sé. Lui l’aveva avvertita di non rivolgersi più ai carabinieri, perché tante volte aveva chiesto aiuto, alla fine però lo aveva sempre perdonato tant’è che le forze dell’ordine le hanno detto:’Signora, quando si deciderà allora interverremo’”. Questa volta si era decisa Marisa: il 28 gennaio la vittima aveva firmato la denuncia nei confronti del marito, la querela era stata depositata il 29 e il 31 la pg era stata incaricata di effettuare gli accertamenti. Non si è arrivati in tempo. Neanche per festeggiare il 26esimo compleanno di Marisa: sarebbe stato oggi.

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