ABU DHABI (Emirati Arabi Uniti) — Una vera e propria rivoluzione, un gesto profetico e coraggioso. Un documento per dire che Dio non ha bisogno di essere difeso da nessuno, né tantomeno di terrorizzare la gente. Ad annunciarlo un video mentre il volto luminoso del padre fondatore degli Emirati Arabi Uniti, Sheik Zayed, si componeva lentamente nella notte di Abu Dhabi. Poi è toccato al grande imam di Al-Azhar presentare e far digerire al mondo arabo un testo che compromette, e molto, l’islam con i diritti umani e civili propri della modernità. La guida dell’universo sunnita, a nome dei musulmani d’Oriente e d’Occidente, ha adottato ieri, durante l’incontro interreligioso al Founder’s Memorial, la cultura del dialogo come via privilegiata per la pace. Non solo. La collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio.
Un atto audace, una solenne e doppia firma su un testo comune sulla “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza”. Al Tayeb e Francesco, fratelli e alleati nel smorzare le tensioni presenti sulla scena internazionale e infrangere l’alibi di chi vede nello scontro di civiltà la ragione di guerre e violenze. Nel documento, reso noto ieri, si mette nero su bianco l’impegno per stabilire il concetto della piena cittadinanza e la rinuncia all’uso discriminatorio del termine minoranze. Si insiste sulla libertà religiosa e quella di culto, sulla protezione dei luoghi sacri e sul dovere di riconoscere alla donna il diritto all’istruzione, al lavoro, mettendo fine a tutte le pratiche disumane che ne umiliano la dignità, limitandone i diritti.
Un documento che diventerà un punto di riferimento per le nuove generazioni, divulgato nelle scuole e nelle moschee, nelle madrasse e nelle chiese. Una dichiarazione non annunciata che diventa l’epilogo a sorpresa dell’evento, attesissimo, intorno a cui ruotava il ventisettesimo viaggio apostolico di Francesco, una lista di principi “non negoziabili” per ogni fede, che impegna non solo gli “assetati di pace”, come il pontefice e il grande imam, ma anche politici ed economisti, intellettuali ed educatori, nella diffusione della cultura della tolleranza, della convivenza e della pace.
Parole forti che non potranno non avere conseguenze nel rapporto tra l’università di Al Azhar e il resto della diversificata galassia islamica, ma che prima di tutto pongono dalla stessa parte cattolici e sunniti nella lotta al terrorismo e alle ingiustizie strutturali che incrementano povertà e miseria. Mai nell’islam ci si era espressi con tanta chiarezza nel rifiuto delle religioni come strumento di odio, estremismo, violenza e ostilità, o contro l’uso politico delle fedi. Mai una fonte tanto autorevole aveva parlato con franchezza di interpretazioni errate dei testi sacri condannando il sostegno a movimenti terroristici con armi o giustificazioni. Un atto a lungo auspicato, proprio nell’Occidente sotto assedio terrorista, una promessa suggellata dall’abbraccio tra Al Tayeb e Francesco. Un incontro che apre nuove vie per la pace.