Manuel, ho pregato tanto appena ho saputo la tua storia. Ho capito da subito che tu non c’entravi, perché da madre ho sempre detto e saputo che chi si dedica come te a un’attività sportiva, con tanta tenacia e passione, non ha tempo e modo di perdersi a fare sciocchezze in giro, foss’anche fare a botte per una ragazza, in un locale dove spadroneggiano bande criminali. Non era il tuo mondo, lo si capiva guardandoti quel viso d’angelo, quel fisico temprato dalla fatica, e ancora così fresco, così ragazzino.



Ho pensato a te come a un figlio, ho cercato di immedesimarmi in quei genitori, che saranno stati lieti, e fiduciosi, per un figlio lontano eppur così bravo, così capace, e così protetto, dalla federazione, dalle Fiamme Gialle, tanto che la distanza avrà portato meno dispiacere. A Roma, a prepararsi per le Olimpiadi con i più grandi campioni!



Ho pensato, Manuel, a cos’hai provato, accasciandoti a terra con il fiato spezzato; cos’hai sentito, quando hai detto con un soffio alla tua ragazza – una bambina, povera figlia anche lei, sprofondata nel dolore e nel terrore – di chiamare un amico, cosciente di quel che ti avevano fatto. E ho pregato, che ce la facessi, che potessi tornare non a gareggiare, ma a vivere, a sperare, a sorridere.

Non ho cuore di leggere che non camminerai più. Perché sono arrabbiata con Dio. Perché il sacrificio che ti è chiesto è troppo grande, troppo feroce, e non ha ragioni, non si comprende, e il buon Dio la ragione ce l’ha data per comprendere. Non posso vedere in te lo strazio, la disperazione, la rabbia, che è in parte la mia rabbia. Perché? Perché a te? Perché il Male, e non può che essere con la maiuscola questo male, ha scatenato su di te la sua ira?



Non ci sono risposte, e questo silenzio è ancor più terribile. Che vorrai ancora per il tuo futuro, riuscirai a credere ancora nella vita, nel bene? Riuscirai ad amare, a uscire con gli amici, a rimettere in pista la stessa tenacia che ti portava a vincere nel dare un significato ai tuoi giorni?

Io non avrei questa forza e ora vorrei pregare che ti sia donata, adesso, e per sempre, per sostenere la tua fragilità, umana, umanissima, e che fa tremare. Non ci sono parole per lenire, adesso, l’inebetita presa d’atto di una realtà così dura che pare impossibile da sopportare. Non ci sono parole, e quelle che si sprecano non fanno giustizia all’anelito di un ragazzo, ai suoi sogni.

Manuel, non saprei che piangerti accanto. Non saprei che abbracciare i tuoi genitori. E ancora, tuttavia, mentre mi indigna che nel mio Paese si possa morire così; si possa permettere a delinquenti di sparare per strada, in sfregio alla polizia; si possa accettare che le mafie si impossessino dei nostri quartieri; mentre ribollo per questa mancanza, ancora posso solo pregare. Che Dio risponda, a suo modo, e ci dia pace e senso. Ci dia forza e sapienza, e pazienza, e amore infinito. Ci dia la certezza che un giorno capiremo.