In un giornale come spesso accade anche nella vita di tutti i giorni, a far molto rumore sono le storie truci, le azioni ignobili e i gravi soprusi: ora non siamo certo qui a fare la retorica “moralista” delle “buone notizie” eppure ogni tanto parlare di un imprenditore che pensa al bene dei propri lavoratori (e al loro futuro) fa semplicemente bene alla nostra umanità, altro che “moralismo”. Si chiama Vinicio Bulla, è un imprenditore veneto che crede non solo nel sacro valore del lavoro ma anche nella sacralità della vita umana e nella famiglia: e per questo ha deciso di pagare le scuole ai figli dei propri dipendenti, affermando anche provocatoriamente «non morirò certo con i soldi in banca». Sembra una fake news e invece è tutto vero, si tratta del patron della Rivit di Asiago: producono ed esportano in tutto il mondo dei tubi di acciaio inox e leghe speciali destinate alle aziende di estrazione petrolio e gas. «Non voglio morire con i soldi in banca, voglio aiutare il territorio», spiega il Bulla, imprenditore di Caltrano, vicinissimo all’Altopiano di Asiago. Occupa 150 dipendenti nello stabilimento ed esporta in tutto il mondo: la cosa di cui va maggiormente fiero è di non aver mai portato i suoi operai alla cassa integrazione, anche se da qualche mese ha deciso di fare un surplus del tutto non richiesto alla propria azienda. Nello scorso ottobre ha sottoscritto un “contratto di welfare” che prevede per i figli dei lavoratori «il rimborso delle quote di iscrizione, rette, servizi mensa e scolastici per la frequenza di asili nido e materne, fino ad un massimale fissato in 6.600 euro annui per figlio in caso di asilo nido e in tremila per la scuola materna», riporta l’Avvenire dopo il servizio andato in onda sul Tg1 negli scorsi giorni.



UN IMPRENDITORE CATTOLICO CHE “DONA” GRATUITÀ

Nel caso poi di nuove nascite o di adozioni di figli oltre il primo, i dipendenti della Rivit hanno diritto secondo quanto stabilito dal signor Vinicio ad una cifra una tantum di 2mila euro per il secondo figlio, o di 3mila per il terzo figlio e così via che si aggiungono ai 550 euro al mese per il nido e ai 250 euro per la materna. Altro che reddito di cittadinanza, per il patron della Rivit il miglior modo per “far crescere l’economia” è scommettere sul futuro e la famiglia dei propri operai, continuando a dar loro un lavoro e non risparmiandosi mai nel sostenere che un bene reale è presente sempre, anche se si parla di tubi e acciai inox. «La vita, anzi la nuova vita è o no un valore non negoziabile? Io, da imprenditore cattolico, che crede ancora nei valori che non sono trattabili, mi sono posto ripetutamente il problema e ho deciso di destinare i miei risparmi alla promozione della natalità, anziché a qualche banca, col rischio magari di perdere tutto», spiega il 79enne ai colleghi di Avvenire dopo aver firmato il progetto di welfare per i prossimi 7 anni, con rimborsi annui di 200mila euro. Attenzione però, non siamo mica di fronte ad un “benefattore” che in maniera un po’ casuale vuole lavarsi la coscienza con un bene “una tantum”: il Bulla il suo progetto l’ha studiato per bene in modo che fosse adattabile e sostenibile per tutti, la sua famiglia compresa. «L’accordo rientra nello spirito sperimentale ed innovativo», conferma la Spa in cui partecipano i tre figli eredi della Rivit. Così tanto studiato che, seppur perfezionabile nei prossimi anni, Vinicio Bulla si è affidato alla Confindustria Vicenza per poter portare l’esempio anche in altre industrie: «questi sono i Veneti! Vinicio Bulla, fondatore della Rivit di Caltrano (VI), azienda diventata un colosso mondiale, ha “congelato” i suoi risparmi in banca per pagare le scuole ai figli dei dipendenti, invece di concedersi vacanze e benefit», spiega soddisfatto e stupefatto il Governatore del Veneto, Luca Zaia. 

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