«Non volevo darle fuoco..»: secondo Mario D’Uonno, il tentato omicidio della povera Simona Rocca non voleva essere tale, ma è bastato far scattare l’accendino perché poi i fumi della benzina siano scattati e far bruciare l’auto in cui si trovava la sua “ex”, vittima delle sue angherie da stalker. Il caso di Vercelli fa ancora discutere nel giorno in cui la 40enne ha subito una operazione al Cto di Torino di oltre 3 ore: l’intervento al centro grandi ustionati ha visto un’accurata e complessa “toeletta chirurgica” con innesti di cute per provare a rimettere in sesto il corpo semi bruciato della povera commessa dell’Oviesse che due giorni fa è stata bruciata viva nella zona del Carrefour all’interno dell’area commerciale di Vercelli. L’operazione del dottor Maurizio Stella è tecnicamente riuscita anche se le condizioni restano critiche nella loro gravità: Simona Rocca ha riportato infatti il 45% di ustioni su tutto il corpo, il 10% addirittura di terzo grado.
L’IRA DEI PARENTI DI SIMONA ROCCA
Ieri a Pomeriggio 5 la cugina di Simona ha attaccato, come ovvio che sia, l’ex compagno della sua parente Mario D’Uonno visto che da tempo la tampinava tanto da aver ricevuto già diverse accuse di molestie e stalking: «Simona è in condizioni critiche e sta lottando per sopravviver. Il suo calvario sarà molto lungo. Io presumo che lui abbia perso la testa per lei ed essendo stato rifiutato – poiché è una persona disturbata – non ha potuto accettare questo rifiuto», ha spiegato alla inviata di Pomeriggio 5, salvo poi aggiungere «Credo che il provvedimento nei suoi confronti lo abbia fatto arrabbiare ancora di più». Dopo il coraggio trovato a piene mani di denunciarle il suo stalker, l’incubo in effetti è proseguito con appostamenti e minacce del tipo «brucerai all’inferno»: le accuse sono gravissime e per ora i giudici non credono alla sua versione di difesa. «Il processo non gli ha fatto mai paura, altrimenti avrebbe cercato di ammorbidire le sue posizioni. Invece è andato fino in fondo per rovinarle la vita, come ha fatto», si sfogano ancora i familiari della povera vittima che lotta per tornare alla vita con mezzo corpo ustionato. Sempre secondo l’accusa, D’Uonno non voleva tornare con lei, «non voleva nemmeno ritirare la denuncia. Ma dava il tormento a Simona per colpe non sue», riporta ancora l’avvocato dell’accusa Fabio Merlo.