Così come divise l’opinione pubblica italiana il delitto di Cogne, allo stesso modo la notizia che Annamaria Franzoni è tornata libera dopo aver scontato la sua pena ha creato nuovamente un coro di reazioni dissonanti, catalogabili ancora una volta in colpevolisti e innocentisti. Chi non ha cambiato idea rispetto al verdetto che dispose prima il lavoro esterno e poi la detenzione domiciliare speciale, concessa nel 2014 alla mamma del piccolo Samuele Lorenzi è il giudice Francesco Maisto, oggi in pensione ma all’epoca presidente del tribunale di Sorveglianza di Bologna, che all’Ansa ha dichiarato:”Sono contento anche oggi della decisione che prendemmo all’epoca, per quanto fu una decisione sofferta e impopolare. Faccio gli auguri a lei per il futuro e anche alla sua famigliola ricostruita”. Il magistrato ricorda come la decisione all’epoca fu sofferta perché prima di assumerla “si dispose un’integrazione della perizia psichiatrica, dopo che nell’arco dei processi ce n’erano state altre e tutte discordanti tra loro”. Maisto ricorda:”Decidemmo dopo aver dato a Franzoni una sorta di aut aut, dicendole di dire la verità. E lei superò questa prova di resistenza, continuò a proclamare la sua innocenza. Ma per ottenere le misure alternative non è necessario confessare i fatti, come stabilito dalla Corte costituzionale”. (agg. di Dario D’Angelo)



CITTADINI DI COGNE CONTRARI AL RITORNO DELLA FRANZONI

La notizia del ritorno in libertà di Annamaria Franzoni, 17 anni dopo il delitto di Cogne, non ha reso contenti proprio tutti i residenti del paese salito tristemente agli onori della cronaca. In un servizio della Tgr Rai della Valle d’Aosta, sono stati raccolti alcuni pareri di chi da sempre vive a Cogne: “Se potevano, incastravano gente del posto, vicini di casa. Io queste persone le conoscevo sì e no, però se stanno a casa loro è meglio”, ha dichiarato uno. A fargli eco le dichiarazioni di un’altra residente: “Sarà meglio che non venga più a Cogne perché ha fatto troppe cose che non vanno”. Tutti i pareri raccolti sono concordi: “Ha incolpato dei poveracci che forse non potevano neanche difendersi. Quella è stata la cosa che non possiamo perdonare”, dice un altro cittadino. “Il padre, e il marito, tutti, hanno cercato di colpire la gente di qua, al massimo che si poteva. Hanno fatto delle falsificazioni enormi” è un ulteriore commento risentito di chi ha vissuto la tragedia da vicino. Eppure c’è anche quale idea discordante rispetto alla maggior parte dei pareri: “Per Cogne è quasi stata una pubblicità. Tanta gente che è venuta per vedere questa casa qui. Ancora adesso c’era gente che chiedeva dov’era la casa della Franzoni”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



AVVOCATO TAORMINA “MERITO MIO MA MI DEVE 400MILA EURO”

A commentare il ritorno in libertà di Annamaria Franzoni è stato anche l’avvocato Carlo Taormina, ex difensore della donna accusata del delitto di Cogne, il quale ai microfoni de La Zanzara, ripreso dal Fatto Quotidiano, ha dichiarato: “Annamaria Franzoni è libera? Sono contento, mi fa piacere. Quando uno ha scontato la pena, è giusto che rientri nel contesto sociale. Io comunque ancora oggi ritengo che sia innocente senza ombra di dubbio”. La contentezza però è stata presto messa da parte. Il legale ha infatti ribadito il merito avuto nella sua liberazione ma poi rivela: “Questa è la pena che ha avuto con la mia difesa. La Franzoni deve ancora pagarmi. Sono circa 400mila euro che devo avere. Adesso che succede? E che devo fare?”. L’avvocato Taormina ammette di aver voluto fare il pignoramento sulla villetta di Cogne dove è avvenuto il delitto del figlioletto. “La rivendevo all’asta dello Stato e buonanotte. Non posso neppure rivalermi sui suoi conti correnti, perché ho visto che non c’ha una lira. Praticamente m’ha fregato. Avere i soldi è una battaglia persa, perché la fregatura è totale”, ha proseguito. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



VICINO DI CASA “LE AFFIDEREI ANCHE ORA I MIEI FIGLI”

Annamaria Franzoni è tornata in libertà dopo aver scontato la propria pena. Una notizia che non sorprende affatto i vicini di casa della donna, nonché la gran parte degli abitanti di Monteacuto Vallese, paesino sull’Appennino bolognese. «Le affiderei i miei figli», racconta l’uomo che abita proprio di fronte alla madre condannata per aver ucciso il figlio, ai microfoni de Il Messaggero: «Io posso dire che quando i nostri bambini erano piccoli lei faceva da babysitter». Il dirimpettaio non sembra sorpreso più di tanto di quanto commesso dalla Franzoni, quasi a volerla giustificare: «Per me sono una famiglia di persone assolutamente equilibrate, brave. È chiaro che anche nelle persone più equilibrate un colpo di follia può succedere. Innocente? Non lo so, non lo posso sapere». Simili i pareri di altri compaesani di Annamaria, intervistati dai microfoni del programma di Canale 5, Mattino 5: «Noi l’abbiamo sempre avuta qui – racconta un concittadino – siamo contenti non c’è nessun problema, è il luogo dove è cresciuta. Per me è una brava ragazza». E ancora «Siamo sempre stati convinti della sua innocenza», «Contenti che sia tornata, crediamo nella sua innocenza». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

ANNAMARIA FRANZONI: IL PARERE DI PICOZZI

La notizia riguardante Annamaria Franzoni libera dopo meno di 11 anni, ha ovviamente acceso il dibattito. La madre che ha ucciso il piccolo Samuele a Cogne nel 2002, è stata in carcere poco più di una decade, di cui la metà del tempo ai domiciliari, in una casa Famiglia. Per l’opinione pubblica è sempre stata colpevole, ma la stessa donna si è sempre dichiarata innocente e l’ha ribadito anche in queste ore, dopo la libertà. Massimo Picozzi, noto criminologo, andò sulla scena del crimine subito dopo l’uccisione del piccolo Samuele, e ricorda quel sopralluogo così a Mattino 5: «Non c’erano tocchi femminili in quella casa di Cogne. Le persone più vicine ad un bimbo sono sempre i principali sospettati». Durante un’ospitata a Mattino 5 del 2016, invece, Picozzi sottolineava: «Eventi post-partum? Dopo che un bimbo ha compiuto 10 mesi, un anno, non si può parlare di depressione. Dobbiamo renderci conto che le mamme possono purtroppo uccidere anche in un momento di follia». La donna chiede l’oblio, che venga dimenticata per sempre. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

ANNAMARIA FRANZONI LIBERA DOPO 11 ANNI

Annamaria Franzoni ha scontato la sua pena ed ora è libera. La madre condannata a 16 anni di carcere per aver ucciso il piccolo Samuele il 30 gennaio del 2002, ha terminato ieri la propria reclusione, ed ora potrà tornare a vivere una vita normale. «Da un lato sono contenta – le parole della madre, riportate dall’edizione online de La Stampa – dall’altro vorrei trovare la maniera di far capire alla gente che non sono stata io». E lei, in questi lunghissimi 17 anni, si è sempre dichiarata innocente. «Qualcuno me lo ha ucciso», continuava a ripetere in quei giorni, quando il piccolo Samuele, lasciato da solo 8 minuti (secondo la madre), è stato poi ritrovato con la testa fracassata da 17 colpi, e coperta da un lenzuolo. Ma l’accusa non ha mai creduto alle parole della Franzoni, che l’ha condannata a 16 anni di galera (ridotti poi a 11 grazie a indulto e libere uscite), di cui sette nel carcere bolognese della Dozza e il resto ai domiciliari, presso la casa famiglia a Ripoli Santa Cristina, sull’Appennino emiliano. Accanto alla donna, in questi 17 anni, il marito Stefano Lorenzi, che non ha mai rilasciato dichiarazioni che potessero far pensare che la moglie fosse colpevole: «No, guardi, sono al lavoro – le ultime parole – la ringrazio, ma io non ho commenti da fare». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

ANNAMARIA FRANZONI LIBERA

Annamaria Franzoni è tornata libera: la donna ha scontato la condanna per l’omicidio del figlio Samuele, noto come delitto di Cogne. Don Nicolini, il sacerdote bolognese che accolse Annamaria Franzoni a lavorare in una cooperativa sociale quando fu ammessa al lavoro esterno dal carcere, ha commentato ai microfoni di Repubblica: «Quando c’è un rapporto forte e affettuoso con la famiglia di origine, la persona si reinserisce. E’ questo che fa la differenza. Ormai è un po’ che non la vedo. Posso dire che siamo buoni amici, a distanza. Lei ha una vita di famiglia». Non va più a lavorare nel laboratorio di sartoria perché «adesso ha ricostruito interamente la sua vita». Prosegue don Nicolini: «Molti detenuti perdono il contatto con la famiglia e l’ambiente di origine. Conoscere lei significa conoscere la sua famiglia e entrare in contatto con la sua storia. Non l’ho mai sentita come una persona isolata. Anche aspetti drammatici dell’esistenza possono essere affrontati con umanità, laicamente evangelica. Le persone hanno una possibilità enorme di recupero». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

TUTTI I NODI RIMASTI IRRISOLTI

Annamaria Franzoni torna a respirare la tanto agognata libertà. Secondo quanto riferito da Leggo.it, la prima reazione sarebbe stata quella di ribadire la sua innocenza anche dopo la notifica della fine della pena: “Da un lato sono contenta, dall’altro vorrei trovare la maniera di far capire alla gente che non sono stata io”, avrebbe detto alle persone a lei vicine. Nonostante questo, il caso legato al delitto di Cogne resta ancora caratterizzato da numerosi nodi irrisolti. Il principale, come rammenta SkyTg24 è quello relativo al mancato ritrovamento dell’arma del delitto. Secondo la Cassazione, si tratterebbe di un oggetto tagliente con il manico mai individuato tra quelli che furono repertati dagli investigatori. Dubbi anche sull’orario del delitto. Secondo l’accusa, l’alibi della Franzoni non era sufficiente per dichiarare la sua totale estraneità dai fatti. La donna raccontò di essere uscita di casa, quel 30 gennaio 2002 per accompagnare il figlio alla fermata del bus dalle 8.16 alle 8.24. Ma per l’accusa la Franzoni potrebbe aver colpito prima della sua uscita. Altro tema controverso quello relativo agli schizzi di sangue sul pigiama e sugli zoccoli della donna, secondo l’accusa gli stessi indossati al momento del delitto. Diversa la tesi della difesa secondo la quale il pigiama era sul letto mentre gli zoccoli furono indossati dalla propria assistita dopo essere tornata a casa. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

I LEGALI: “ORA SPERA DI CADERE NELL’OBLIO”

Annamaria Franzoni è libera con tre mesi di anticipo rispetto alle previsioni. Per il Tribunale di sorveglianza di Bologna ha espiato la sua pena, una decisione che ha destato lo stupore dell’opinione pubblica. Ma non deve sorprendere, spiega il legale della donna, l’avvocato Paola Savio. «Si tratta di un calcolo matematico frutto di aver usufruito dei benefici penitenziari di legge che prevedono 45 giorni di sconto di pena ogni semestre di detenzione patito», ha dichiarato all’AdnKronos. Annamaria Franzoni è tornata libera già da un po’: «Ora la signora Annamaria spera di cadere nell’oblio non solo per se stessa ma anche per la sua famiglia e io mi auguro di tutto cuore che questo possa avvenire». Così comunque si chiude una storia giudiziaria, quella del delitto di Cogne, che tanto ha sconvolto l’opinione pubblica al punto tale da cambiarne l’approccio con la cronaca nera. «La mia cliente l’ha sempre vissuta nel rispetto delle regole pur professando sempre la propria innocenza». (agg. di Silvana Palazzo)

ANNA MARIA FRANZONI È LIBERA: HA SCONTATO LA PENA

Annamaria Franzoni è libera: lo rivela l’Ansa, spiegando che la donna condannata per l’omicidio del figlio Samuele di tre anni ha scontato la pena. Nelle scorse settimane il Tribunale di Sorveglianza di Bologna le ha comunicato che la sua pena è espiata, peraltro con mesi di anticipo rispetto alle previsioni, potendo usufruire di molti giorni di liberazione anticipata grazie alla sua buona condotta. Condannata a 16 anni di carcere nel 2008, sei anni dopo il delitto di Cogne, Annamaria Franzoni dal giugno 2014 era in detenzione domiciliare a Ripoli Santa Cristina, sull’Appennino bolognese. Dopo sei anni trascorsi in carcere, le furono concessi infatti gli arresti domiciliari. Alla donna era permesso di uscire di casa per quattro ore al giorno per fare la spesa e svolgere le sue attività quotidiane. Ora la notizia della sua liberazione. Sostanzialmente i 16 anni di pena sono stati ridotti a meno di 11 grazie a tre anni di indulto e ai giorni concessi di liberazione anticipata. Come riportato da Il Messaggero, la Franzoni non vive più a Cogne, ma è sempre con suo marito Stefano che non l’ha mai abbandonata, il primogenito 24enne e il bambino nato l’anno dopo la morte di Samuele.

“VOGLIO ANDARE A VIVERE ALL’ESTERO”

Nonostante la condanna definitiva, Annamaria Franzoni ha sempre sostenuto la propria innocenza. Una perizia psichiatrica comunque, come riportato da Il Messaggero, ha indicato che non c’è il rischio che possa uccidere ancora. «Appena sarò libera me ne andrò a vivere lontano, all’estero. Sarà la prima cosa che farò, qui non ci voglio più stare. Non per essere scortese, ma è dal 2006 che resto in silenzio, che non rilascio interviste: voglio essere dimenticata», dichiarò in un’intervista a Libero nei mesi scorsi. Chissà se andrà davvero così. Sta di fatto che il fine pena era previsto a luglio 2019 e invece è anticipatamente libera. La sua speranza è che si spenga una volta per tutte la luce dei riflettori che è accesa su di lei da 15 anni. Era la mattina del 30 gennaio 2002 quando Samuele, di appena tre anni, fu ucciso nel lettone della villetta dei Lorenzi a Cogne, in Valle d’Aosta. Il piccolo aveva il cranio fracassato. Quando i medici arrivarono, trovarono anche numerose ferite alle mani. Meno di due ore più tardi il bambino era morto.