Torna d’attualità la Blue Whale Challenge, il gioco mortale nato in Russia e poi divenuto famoso grazie ai servizi de Le Iene, che da sempre ha diviso l’opinione pubblica fra chi lo ritiene un fake, un falso, e chi invece lo prende seriamente. Reale o meno fatto sta che a Milano si terrà il primo processo proprio a seguito del gioco di cui sopra. Alla sbarra andrà una ragazza di 23 anni di Milano, che come scrive l’edizione online del Corriere della Sera, sarebbe il “curatore” della proprio vittima. Attraverso i social più noti, leggasi Instagram e Facebook in particolare, e con la complicità di una minorenne e dietro minacce di morte, avrebbe obbligato una ragazzina, all’epoca dei fatti 12enne, a sostenere la prima delle 50 prove di coraggio della Blue Whale, ovvero, infliggersi dei tagli sul corpo e poi spedire le foto allo stesso curatore. Il gip Anna Magelli ha deciso di mandare a giudizio la 23enne per il prossimo 16 aprile, con le accuse di atti persecutori e violenza privata aggravata.
BLUE WHALE, PRIMO PROCESSO A MILANO
Si tratta del primo caso di Blue Whale a Milano che finirà a processo, visto che tutti i precedenti erano caduti in un nulla di fatto: molte erano state infatti le segnalazioni da parte dei genitori, ma i vari casi erano stati archiviati. La sfida della balena blu è una challenge che consiste in 50 diverse azioni pericolose, e l’ultima, la leggenda vuole che sia il suicidio dello stesso “giocatore”. Si tratta di 50 prove sempre più pericolose, e molte delle stesse hanno portato a numerose morti e suicidi in tutto il mondo, ed in particolare, come detto in apertura, in Russia. Durante il percorso, il giovane partecipante è seguito da un curatore, che è colui che appunto induce il suo “alunno” a sostenere le prove, manipolandolo a livello psicologico fino a portarlo a gesti estremi. Fra le prove più note vi sono lo stare in bilico sui cornicioni, l’attraversare di notte strade e autostrade, il camminare sulle linee ferroviarie e via discorrendo.