Sarebbe facile ridicolizzare Genesis, una ragazzina statunitense di dodici anni che, sostenuta da ricchissime fondazioni americane e da personaggi come Brigitte Bardot e Paul McCartney, offre sui principali giornali del mondo un milione di dollari al Papa se Francesco si deciderà a trasformare quella del 2019 in una quaresima vegana: i soldi, sottolinea la giovane, saranno destinati a enti e associazioni benefiche scelte direttamente dal Pontefice.
Sarebbe facile seriamente irriderla e far finta che la sua proposta non esista se la “questione vegana” (l’alimentazione senza alcun prodotto di origine animale) non avesse da tempo invaso le nostre vite. Amici, scaffali di supermercati, macchinette per snack, dialoghi sul lavoro, ristoranti: chi ha una vita sociale attiva si trova spesso a contatto con vegetariani o vegani, al punto che sorridere davvero non basta più, ma occorre capire, domandarsi da dove nascano istanze così pressanti e rigide sull’alimentazione umana.
C’è certamente un elemento di “colonizzazione ideologica” che punta – come tutte le altre colonizzazioni moderne – a sfruttare per fini economici una scelta di carattere personale. Ma c’è molto di più: il vegano denuncia un sistema dove l’alimentazione ha perso il suo carattere di nutrimento, diventando consumo e violenza sulla realtà. Ed è per questo che in fondo anche il più scettico si ferma a pensare: perché Genesis coglie un elemento di verità.
Quello che la ragazzina però non dice è che tutte le forme di liberazione dallo sfruttamento, da quelle sociali a quelle psicologiche, da quelle politiche a quelle ambientali, non si realizzano con un atto di denuncia, bensì con la consapevolezza di una comunione: è solo la coscienza di appartenere tutti alla stessa creazione da custodire e preservare che costruisce personalità nuove in cui le istanze etiche diventano il modo normale con cui rapportarsi con tutto. Non sono le leggi a renderci più buoni, ma un’educazione reale e autentica al fatto che ogni cosa ha senso e che di ogni cosa saremo chiamati a rendere conto.
Il Papa non può stabilire quaresime vegane perché ciò che la quaresima coltiva non è l’assenza della carne, ma il suo valore. Al punto che l’astinenza non nasce da una repressione, ma da un amore che – nel distacco da ciò che è immediatamente più istintivo – impari a fruire di tutto in modo più umano e più vero. La Chiesa non mortifica mai il desiderio dell’uomo: nell’Incarnazione essa racconta la passione di Dio per la carne, così da trasformare anche la carne in tavola in un segno, in una Presenza, di cui imparare a godere.
Troppe volte l’ambientalismo cattolico è scambiato per una tutela di ciò che è immanente in nome di un moralismo, mentre invece la custodia del creato trova nella crescita del rapporto con il Creatore che lo trascende il suo senso e la sua misura. Non è l’uomo che può salvare il mondo, ma è l’uomo che può partecipare alla cura di Dio per la terra, diventandone corresponsabile.
Nell’ambientalismo contemporaneo è scomparso quel senso del peccato che consente alla persona di fare un’esperienza delle cose in cui il rapporto con la natura coincida con il rapporto col Mistero che l’ha creata e che ha voluto l’essere umano quale suo ministro e interlocutore. Eppure basterebbe che la ragazzina americana pensasse al proprio nome: Genesis, nome beffardo che sa di contrappasso per chi vorrebbe difendere il mondo facendo finta che esso non abbia un’origine. E pensando che un milione di dollari sia il prezzo da pagare per fare entrare il papato in una dinamica di consumi che tratta il Papa come un prodotto di cui servirsi. Allo stesso modo in cui decine di avidi sfruttatori trattano il cibo che dovrebbe servire a nutrire l’uomo rendendolo pieno di energie. Pronto a sostenere tutte le responsabilità che derivano dal nostro essere-nel-mondo, dal nostro essere protagonisti consapevoli della grande avventura della storia. E della Creazione.