Non sono poche le accuse che ultimamente vengono lanciate contro i Tg della Rai “del cambiamento”: dopo il cambio di guardia e la maggioranza gialloverde al potere, sono ricominciati gli attacchi contro la “parzialità” dell’informazione, con le spade affilate un po’ da tutte le parti. L’ultimo caso riguarda il processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di Via D’Amelio, dove perse la vita tra gli altri il giudice Paolo Borsellino: alla sbarra ci sono i poliziotti accusati di aver depistato le indagini e martedì scorso ha parlato come testimone l’ex superlatitante Giovanni Brusca che ha confermato alcune precedenti indiscrezioni sul rapporto tra il boss Giuseppe Graviano (il boss che avrebbe ordinato le stragi del 1992 e 1993) e Silvio Berlusconi. In particolare, Brusca ha confermato il racconto sull’orologio da 500 milioni che sarebbe stato visto da Graviano al polso dell’ex premier: «Giuseppe Graviano gli ha visto un orologio a Berlusca, come lo chiamavano loro, non con nomi in codice, così chiaro», Lo ha detto Brusca nel processo e il Fatto Quotidiano con Marco Lillo lo ha riportato: ma l’accusa lanciata dal giornale di Marco Travaglio è ora contro il Tg1 e il Tg3 Regionale Sicilia che pur con telecamere in aula non ha riportato nei loro servizi il passaggio importante della testimonianza “contro” Berlusconi.
LA REPLICA DEL DIRETTORE CARBONI
Sono chiaramente informazioni tutte da verificare e non sarebbe certo la prima volta che i pentiti riportino elementi e notizie “false” o ulteriormente di depistaggio: ma il Fatto accusa che «I tg RAI avrebbero potuto contestualizzare quel racconto e sentire magari l’avvocato di Berlusconi senza far proprio il racconto del collaborante. Invece hanno preferito rimuoverlo». Intervistato oggi dallo stesso Marco Lillo, parla il direttore del Tg1 Giuseppe Carboni e si difende così: «è una notizia vecchia e non c’era nessun intento censorio, tu stai registrando questa intervista, non è questo il modo». Il giornalista spiega poi che se vi fosse stato un intento di censura non avrebbe mandato le telecamere al processo per mafia: sempre il direttore del Tg1 poi domanda provocatoriamente a Lillo, «e allora il Tg2? E il Tg4?». In realtà in aula non c’erano, c’era solo il Tg1 (e Lillo, perché sta girando un documentario, ndr) e per questo il collega del Fatto insiste nell’intervista a Carboni: «Quando hai inviato la telecamera non potevi sapere che Brusca avrebbe parlato di Berlusconi?» e la risposta «Ma la notizia era stata già data». In ultima analisi, Lillo chiede «Sì ma solo dal Fatto. La Rai non l’ha mai ripresa. Brusca dice per la prima volta questa cosa in aula a un pm e a un Tribunale perché il Tg1, che ha le immagini, non le trasmette?» e Carboni stizzito conclude «Va bene, io ora devo andare buona serata».