Belluno, al processo il traduttore non capisce il casertano: tutto da rifare. Come riporta Repubblica, dopo tre mesi i giudici del Tribunale collegiale non sono riusciti a trovare un interprete del dialetto campano e il processo si è fermato, con il rischio che sia tutto da rifare perché nessuno capisce cosa dice l’imputato. L’incartamento riguarda un caso di violenza sessuale, vittima la compagna dell’uomo finito sul banco degli imputati: il quotidiano evidenzia che il traduttore dovrebbe trascrivere circa 26 ore di registrazioni tra insulti e aggressioni del 37enne A. C. nei confronti della ex compagna. Una parte di queste è stata trascritta dalla consulente della Procura, che però non è riuscita ad andare fino in fondo: seppur di Salerno e abituata al dialetto campano, non è riuscita a trascrivere le espressioni in casertano stretto.



IL CASO A BELLUNO: FORSE C’E’ UNA VIA DI USCITA

Si rischia dunque di dover rifare il processo ex novo, ma c’è una speranza per i giudici: Repubblica racconta infatti che negli ultimi giorni è arrivato al comando dei carabinieri di Belluno un appuntato di Caserta che potrebbe correre in loro soccorso. Appena arrivato nel comune veneto, il carabinieri è stato portato in aula ed ha giurato di fronte ai giudici, prendendosi novanta giorni di tempo per tradurre le registrazioni in questione. «Chi l’avrebbe detto che la varietà di dialetti tra Salerno, Napoli e Caserta è pari ai gruppi dialettali cinesi», il commento de Il Gazzettino, con l’imputato bloccato a Belluno da mesi con l’accusa per i reati di maltrattamenti e violenza sessuale.

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