I topi, non i topini che qualcuno si tiene anche in casa a girare allegri sulla ruota, ma i ratti, quelli grossi, grassi, con i dentoni affilati, sporchi perché stanno normalmente sempre nelle fogne, fanno un po’ schifo. Su questo pensiamo saremo tutti d’accordo. Se poi pensiamo che un paio di anni fa si era calcolata la presenza di circa 9 milioni di topi, da due a tre per ogni cittadino, a Roma, il pensiero che tutti hanno è del tipo: se escono fuori è l’apocalisse. Ma anche se non escono. Nel 2016 ad esempio era successo che un impiegato della biglietteria dei Fori Imperiali sempre a Roma si era visto colare del sangue sulla scrivania. Era quello di un topo rimasto schiacciato nell’intercapedine del soffitto. Non sono cose belle. Nel 2008 il metro di Parigi si trovò davanti una invasione letterale di topi. Qualcuno ha previsto una epidemia di peste bubbonica a New York per la presenza di decine di milioni di topi nel sottoterra metropolitano. A Milano, lo scorso anno i ratti hanno invaso le cantine del Palazzo del Tribunale mangiandosi centinaia di fascicoli giudiziari. Che si cerca di fare, in tutte le città? Sterminarli. Nei giorni scorsi ha fatto invece capolino su tutti i media, italiani e internazionali, la foto di un grosso ratto rimasto incastrato nei buchi di un tombino dal quale stava cercando di uscire per andare a scorrazzare all’aperto, ma essendo troppo grasso (è stato definito “il ratto ciccione” forse per umanizzarlo un po’) è rimasto incastrato.
IL RATTO IN PRIMA PAGINA
La foto lo riprendeva con il muso contorto nel dolore, mentre quasi chiedeva aiuto. E l’aiuto c’è stato: vigili del fuoco, poliziotti, volontari animalisti (il tutto avveniva nella città di Bensheim poco lontano da Francoforte, in Germania). Il ratto è finito in prima pagina in tutto il mondo, neanche fosse un bambino siriano in mezzo alle bombe. Grande soddisfazione e applausi quando il ratto ciccione è stato liberato, ma non è stato specificato se sia stato rispedito nella fogna o chissà dove. La morale della storia? Si può fare il tifo per un ratto solitario che soffre, ma si cerca di sterminarlo se è insieme a altri 5 milioni di compari. Si può anche dire che sbattere il ratto in prima pagina fa un po’ schifo? No, gli animalisti se la prenderebbero. Dovremo allora imparare a convivere con migliaia di suoi parenti che escono dai tombini? Sembra essere questo il messaggio. D’altro canto l’AIDAA, lAassociazione italiana difesa animali e ambiente lo aveva già detto tempo fa, invitando “a passare da una campagna di distruzione a una campagna di conoscenza, convivenza e sterilizzazione”. Puntando tutto “sull’incremento delle colonie feline specialmente in città”. Tutto sulle spalle dei gatti, dunque, che tra l’altro nelle grandi città sono stati quasi tutti sterilizzati a loro volta. No in realtà in questa storia non c’è una morale, se non che al sottoscritto un grosso ratto che esce da un tombino continua a fare abbastanza schifo. E si chiede se vada davvero messo in prima pagina.