Sta facendo discutere, e non poco, il gesto estremo dell’imprenditore Rocco Greco, che dopo aver condannato il pizzo e la mafia, è stato di fatto abbandonato dallo stato, finendo poi per suicidarsi in un container da solo. Una decisione estrema ma compresa da Magda Scalisi, un’altra imprenditrice che ha denunciato la mafia: «Purtroppo, e ripeto purtroppo, capisco il gesto estremo di Rocco Greco – le sue parole, decisamente pesanti e significative, rilasciate ai microfoni dell’agenzia Adnkronos – io maledico il giorno in cui ho denunciato. Dovevo mollare tutto e scappare ed, invece, ho commesso il grande errore di restare. Quando denunci, firmi anche la tua condanna a morte. Se avessi saputo quello che poi mi è accaduto, non lo avrei mai fatto». La donna gestiva un agriturismo fino all’estate dell’anno scorso, poi è stata costretta a chiuderlo per via delle continue pressioni e dei gesti intimidatori nei suoi confronti: cani uccisi, scomparsa di alimenti e stoviglie destinate ai celiaci (Magda è celiaca), maiali senza chip fatti penetrare abusivamente nella struttura, un gruppo di clienti che si era applicato da solo un forte sconto. Magda si era sentita in qualche modo abbandonata dallo stato, ed aveva preferito bloccare ogni attività. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ROCCO GRECO SI È SUICIDATO: DENUNCIÒ IL PIZZO
Rocco Greco aveva denunciato i boss del pizzo, ma lo stato aveva reagito voltandogli le spalle: si è sparato un colpo di pistola alla tempia, suicidandosi. «Denunciare i boss del pizzo mi è costato caro», ripeteva spesso alla moglie negli ultimi tempi. «Era finito dentro una storia paradossale – denuncia il figlio Francesco a Repubblica – i mafiosi che aveva fatto condannare lo avevano denunciato. Ma, poi, ovviamente, era arrivata l’assoluzione. Il giudice aveva ribadito che Rocco Greco era stato vittima della mafia, non socio in affari dei boss». Lo scorso ottobre lo stato aveva negato all’azienda dell’imprenditore di Gela l’iscrizione nella white list per i lavori di ricostruzione dopo il terremoto in centro Italia: «Nel corso degli anni – scriveva la “Struttura di missione antimafia sisma” – ha avuto atteggiamenti di supina condiscendenza nei confronti di esponenti di spicco della criminalità organizzata gelese». Nel 2007 Rocco Greco aveva denunciato i boss della Stidda e di Cosa Nostra, e aveva poi convinto altri 7 imprenditori a fare lo stesso.
ROCCO GRECO MORTO SUICIDA
«Mio padre ne andava orgoglioso – prosegue il figlio – ma non era stato affatto semplice. All’epoca, però, si respirava un’aria nuova in questa parte di Sicilia, anche grazie all’allora sindaco Rosario Crocetta». Grazie a quelle denunce finirono in manette undici persone, condannate poi a 134 anni di carcere. Peccato però che lo stato abbia sempre gettato un alone di sospetto sopra le aziende stesse che avevano denunciato i mafiosi: «Gli imprenditori erano vittime. Ma vittime – osservava il Viminale – che si erano relazionate con i boss, che avevano accettato il prezzo del pizzo. C’è il rischio di infiltrazioni mafiose nell’azienda». Una decisione che aveva messo in ginocchio Greco, alla cui azienda erano state revocate tutte le commesse pubbliche e private. L’imprenditore aveva fatto ricorso presso il Tar di Palermo, che non ha però concesso l’interdittiva: era il 25 febbraio, due giorni dopo Rocco Greco si sparò un colpo in testa alle 5:30 di mattina. «Qualche giorno fa, aveva ripetuto a mia madre – conclude Francesco – “Ormai, il problema sono io. Se vado via, i miei figli sono a posto”». Duro il commento di Guido Crosetto, coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia, che su Twitter scrive: «Non è stata la Mafia a portarlo a questo gesto estremo: è stato lo Stato! Un po’ come se la giustizia e burocrazia italiana avessero vendicato la mafia…disgusto e tristezza».