E’ giunta oggi, venerdì 1 marzo, la sentenza choc per la morte del vigilante 64enne Gennaro Schiano, avvenuta dopo una brutale aggressione. La vittima fu aggredita lo scorso 8 maggio al culmine di una accesa lite mentre stava per rincasare al termine del servizio su un treno della Circumflegrea, a Napoli. Sebbene fosse stato prontamente trasferito in ospedale e medicato, Gennaro fu poi dimesso con una prognosi di appena pochi giorni ma a causa di successive e gravi complicazioni perse la vita 4 mesi dopo. Per la famiglia il decesso del vigilante dipese proprio da quella aggressione violenta avvenuta per futili motivi e che coinvolse un giovane 18enne. Quella discussione proseguì anche quando i due scesero dal treno, come evidenziato dalle telecamere di sorveglianza della stazione La Trencia. Oggi, come riporta l’agenzia di stampa Ansa, a quasi un anno dal pestaggio, si è concluso il processo con la sentenza: il giovane è stato condannato ad appena 2 anni per aggressione dolosa con pena sospesa.
VIGILANTE MORTO DOPO AGGRESSIONE: L’IRA DELLA FIGLIA DOPO LA SENTENZA
Dopo la lettura del dispositivo della sentenza con la quale il giovane 18enne accusato dell’aggressione poi rivelatasi mortale ai danni del vigilante 64enne Gennaro Schiano, è stato condannato oggi ad una pena esigua, è emersa tutta la rabbia della famiglia della vittima. La figlia dell’uomo, Lina, non ha trattenuto la sua ira e ha ritenuto inaccettabile la decisione presa dal giudice. Quest’ultimo si è basato sulla relazione di un consulente in base alla quale a causare la morte del vigilante napoletano non sarebbe stato l’evento violento causato dal pestaggio da parte del giovane. La tesi, già ribadita in passato, non fu mai accettata dalla famiglia di Schiano che ha sempre chiesto che venisse contestato l’omicidio preterintenzionale al giovane condannato, così come chiesto dal pubblico ministero.