Le Iene” dal ricercato numero uno in Colombia, Domenico Antonio Mancusi Hoyos. Luigi Pelazza prima si è messo in contatto telefonicamente con lui («Io ho tante cose da dire se mi dai l’opportunità di farlo…»), poi è riuscito a incontrarlo. Hoyos comincia a parlare del cugino come della “pecora nera” della famiglia. «Ho preso il mio passaporto e con tutto il dolore del mondo me ne sono andato, lasciando moglie e figli. Non lavoro, non ho soldi per fare nulla. Come faccio? Con i soldi che mi manda mia moglie», ha dichiarato a “Le Iene”. Hoyos nega tutte le accuse, arrivate anche dal cugino: «Non ci sono prove, non c’entro nulla con l’AUC. Tutta questa m… che mi ha buttato addosso Salvatore… Le carceri in Colombia sono mattatoi, sai quanti nemici ha lì?». “Le Iene” si sono presentate dal ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Lo vogliono in Colombia? Non mi fa piacere che stia in Italia. Ne parlo con i tuoi colleghi (il suo ufficio stampa, ndr), lasci a me il fascicolo». (agg. di Silvana Palazzo)



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Domenico Mancusi Hoyos come Cesare Battisti?

Tanto clamore ha sortito qualche settimana fa la cattura in Bolivia di Cesare Battisti, il latitante per cui l’Italia ha chiesto per anni l’estradizione al Brasile senza ottenere parere positivo. Sbaglia però chi pensa che in una situazione simile si sia trovato soltanto il Belpaese: il copione è infatti lo stesso, ma a parti invertite, con la Colombia, che all’Italia chiede da anni l’estradizione di Domenico Antonio Mancusi Hoyos, pericoloso boss del narcotraffico sfuggito alla cattura in patria e chiamato a rispondere di almeno 132 omicidi. Perché Mancusi Hoyos sceglie l’Italia? Poiché in possesso della doppia cittadinanza: la “i” alla fine del cognome Mancusi è soltanto un errore dell’anagrafe. Il pericoloso narcos, infatti, spiega Il Corriere della Sera, “è cugino di Salvatore Mancuso «El mono», il signore della cocaina coinvolto in molte inchieste per aver diretto il traffico di droga con la ’ndrangheta, catturato ed estradato nel 2008 negli Usa dove ha collaborato con la Dea chiedendo in cambio una specie di immunità per i figli e altri parenti. Fu proprio Mancusi Hoyos a ereditare il potere e il ruolo di «El Mono», che era stato il numero due delle Auc e il cui padre era nato a Sapri, in provincia di Salerno”.



Domenico Antonio Mancusi Hoyos rintracciato dalle Iene

Della vicenda di Mancusi Hoyos si sono occupate Le Iene, che hanno ricostruito la storia del pericoloso narcos su cui pende tuttora un mandato di cattura internazionale e che per questo non può mettere piede fuori dall’Italia, pena l’arresto. Devoto di Padre Pio, seguace di un prete amico dei profughi, Mancusi Hoyos, indicato dalle forze di Polizia sudamericane come un elemento di spicco della formazione paramilitare AUC, nel 2014 è stato arrestato ad Imperia ma venne rilasciato dai giudici dopo appena un anno di cella in assenza di un trattato di estradizione tra il nostro Paese e la Colombia. Un vulnus che sulla carta è stato colmato nel 2016, con la firma di un trattato tra Colombia e Italia, ma che nei fatti dopo più di due anni non è ancora entrato in vigore e consente a questo pericoloso criminale non soltanto di sfuggire alla giustizia del Paese sudamericano ma anche di scorrazzare indisturbato per le strade italiane.



Domenico Antonio Mancusi Hoyos, Salvini interverrà?

L’inviato delle Iene, Luigi Pelazza, si è messo sulle tracce di Domenico Mancusi Hoyos ed è riuscito ad incontrare il narcos che da aiutante di allevatori di bestiame nelle terre del Dipartimento di Cordoba, vicino alla Bolivia, passato per l’università del Cile (specializzazione nella Scuola navale e nell’Esercito di Pinochet) una volta tornato in Colombia è diventato nome di spicco dei squadroni della morte della Auc. Mandante ed esecutore di delitti, Hoyos nel suo Paese, riporta Il Corriere, è stato protagonista di assalti a villaggi, bombe nei centri commerciali e di esecuzioni di politici e procuratori. Pelazza ha parlato con lui e poi ha chiesto conto della sua situazione a Matteo Salvini in qualità di ministro dell’interno. Una materia, quella dei latitanti in estradizione, molto sensibile per il leader della Lega, che qualche settimana fa aprì un fronte polemico con la Francia per vedersi restituiti dei criminali italiani. Ora le parti si invertono: il nostro governo si muoverà?