Freddy Sorgato si sente un capro espiatorio. Lo spiega senza giri di parole nella lettera inviata al Gazzettino. Due pagine scritte dalla cella del carcere in cui è finito dal febbraio 2016 per l’omicidio di Isabella Noventa. Sorgato è stato infatti condannato a 30 anni di reclusione, pena confermata in Appello. «L’interpretazione dei fatti non è mai avvalorata da nessuna conferma», scrive in stampatello e usando una penna di colore blu. Le lettere sono quasi in rilievo, a testimonianza della forza con cui ha messo nero su bianco il suo sfogo. Freddy Sorgato si sente «un attore involontario di questa simulazione raccontata da terzi». Parla di atti giudiziari che si fondano, secondo lui, su «ipotesi, supposizioni, congetture in mancanza di dati certi». In questa parte della lettera sembra puntare il dito contro Manuela Cacco, la cui testimonianza ha permesso agli inquirenti di incastrare lui e la sorella Debora. Dopo aver puntato il dito contro la tabaccaia di Camponogara, in provincia di Venezia, Freddy Sorgato ha attaccato i magistrati.



ISABELLA NOVENTA, LETTERA DI FREDDY SORGATO DAL CARCERE

«Una verità costruita apposta per mascherare un’incompetenza dei responsabili magistrati che hanno seguito il caso trovandosi in mare aperto e dovendo dare all’opinione pubblica un capro espiatorio su cui imporsi». L’autotrasportatore di Noventa Padovana dice di non temere nessuno. «Non mi nascondo davanti a nessuno che voglia rispondere a un confronto, magistratura per prima». Ma durante i processi di primo e secondo grado Freddy Sorgato non ha mai rilasciato dichiarazioni spontanee ai giudici. Tra l’altro negli interrogatori ha fornito versioni diverse e non ha raccontato la verità sul luogo in cui ha occultato il cadavere di Isabella Noventa. Freddy Sorgato nella lettera comunque si è definito un sorvegliato speciale. «Da tre anni dall’accaduto sono tutt’ora controllato a ogni ora e minuto della giornata». Non parla dell’omicidio, ma di accaduto. Niente pentimento, solo un atto di difesa senza entrare nei dettagli. La vittima, Isabella Noventa, non viene mai nominata, e così la sorella Debora e l’ex Manuela Cacco.

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