Dal 25 febbraio 2019 la notizia è ufficiale: la triptorelina – il potente farmaco antitumorale che ha tra i suoi effetti collaterali quello di sospendere la pubertà – potrà essere prescritto «a totale carico del Servizio sanitario nazionale». Così è deciso e importato in Gazzetta Ufficiale dopo il via libera dell’Agenzia Italiana del Farmaco, scatenando non poche polemiche in società psicologiche e mediche, ma anche agenzie cattoliche e altre sigle che non riescono a capacitarsi come sia stato possibile l’assenso di esponenti cattolici all’interno dell’Aifa, ma anche nella Pontifica Accademia per la Vita e nel Comitato Nazionale di Bioetica. «L’Agenzia del farmaco si dice convinta che l’antitumorale si possa utilizzare senza problemi considerati l’efficacia di triptorelina nel sospendere la pubertà e il profilo di sicurezza del trattamento, il beneficio evidenziato nei diversi aspetti della condizione clinica, e l’assenza di alternative terapeutiche più efficaci e/o sicure»: i dubbi però a livello medico, oltre che etico, sono diversi ma non sono bastati a convincere le istituzioni a bloccare il “farmaco gender” che dovrebbe essere utilizzato per “bloccare” la pubertà in attesa che l’adolescente “scelga” il proprio orientamento sessuale. Si chiama disforia di genere, è un problema assai serio e dibattuto da anni, e per “risolverlo” la pensata è stata quella di legalizzare la triptorelina come rimedio efficace. Gli esperti intervistati da Avvenire lanciarono l’allarme solo qualche giorno fa, «bloccando lo sviluppo puberale dai 12 ai 18 anni – limite previsto dalla legge per l’intervento chirurgico – si potrebbe determinare farmacologicamente un disallineamento tra sviluppo fisico e sviluppo cognitivo». Ma i problemi non si fermano certo qui.
IRA DELLE AGENZIE PER LA VITA
«La Società Italiana di Adolescentologia e Medicina dell’Adolescenza preso atto della decisione AIFA d’introdurre la prescrivibilità farmaceutica della Triptorelina, farmaco producente la castrazione biochimica, per disturbi dell’orientamento sessuale nell’adolescenza ,sottolinea l’inappropriatezza della decisione, in quanto i disturbi di orientamento sessuale nell’adolescenza richiedono solo un trattamento psicologico»: il comunicato della SIMA è durissimo e segue quanto scritto anche nei giorni scorsi da Scienza & Vita e Centro Studi Livatino che al Ministro Grillo chiedevano il ritiro immediato del “farmaco gender”, «bisogna fermarsi perché, di fronte alla scarsità di dati e di conoscenze, serve un supplemento di indagine. C’è infatti il timore che, con la possibilità di accedere all’utilizzo della triptorelina nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, la pratica clinica quotidiana degeneri, finendo per ridurre la soluzione di un problema così complesso e decisivo per la persona alla banale somministrazione di una molecola».
SIMA DIFFIDA L’AIFA
Secondo i medici dell’adolescenza, con sede al San Raffaele di Milano, l’AIFA e in corrispondenza il Comitato Nazionale di Bioetica, che con riserva ha approvato la decisione, hanno commesso un grave atto contro l’art 31 della Costituzione che prescrive la tutela della salute dei minori e hanno omesso atti d’ufficio, «relativamente alla non considerazione di effetti avversi, che possono causare gravi danni alla salute di un adolescente, come la demineralizzazione ossea in un fase di sviluppo, quando l’indicazione al trattamento è richiesta è solo psicologica». La SIMA va fino in fondo e se il farmaco non verrà ritirato in breve l’AIFA verrà denunciata all’autorità giudiziaria per i reati ascrivibili. In un comunicato congiunto ProVita e Generazione Famiglia avanzano la stessa simile richiesta: «Questo farmaco, che è ad alto rischio, verrebbe anche somministrato col consenso di adolescenti e preadolescenti non in grado di approfondirne tutti gli aspetti scientifici critici. Tutto ciò che coinvolge minori e salute, non può essere regolato dalla sola realtà amministrativa, esiste la Costituzione a cui richiamiamo tutti. Fa paura questo colpo di mano compiuto non certo nell’interesse dei minori a cui viene bloccata la pubertà, ma nell’interesse delle case farmaceutiche e di chi serve sul piatto della teoria gender i nostri figli fragili e ancora in via di sviluppo».