Il risultato del test del Dna non è un punto d’arrivo nelle indagini sull’insegnante che avrebbe avuto rapporti sessuali con il suo allievo a Prato. Si tratta invece di un punto di partenza, perché ci sono molti aspetti da chiarire di questa vicenda. Chi altro sapeva della loro relazione? Questa è ad esempio una delle domande a cui gli inquirenti devono trovare risposta. “La Vita in Diretta” ha svelato il contenuto di alcuni messaggi inviati dall’infermiera, che dava lezioni private al ragazzo: «Il figlio è tuo», «Non mi puoi trattare così», «I miei e mio marito sanno tutto, dì ciò che vuoi». Ma a quanto pare il marito della donna avrebbe scoperto solo ora che il bambino che per cinque mesi ha cresciuto pensando fosse suo in realtà è del ragazzino con cui la moglie avrebbe avuto una relazione per due anni. Secondo il Corriere della Sera, l’uomo ora teme un’azione legale da parte della famiglia del 15enne, il quale potrebbe togliergli il bambino. Ma visto che il ragazzino non ha ancora 16 anni sarà il tribunale dei minori a decidere sulla potestà del piccolo. «E adesso che cosa succede, rischio di perdere “mio figlio”?», avrebbe dichiarato ieri sera davanti agli inquirenti, secondo quanto riferito da Libero. (agg. di Silvana Palazzo)



L’AVVOCATO “INDAGINI PROSEGUONO”

Si parla della professoressa di Prato a Storie Italiane, l’insegnante che ha partorito un bambino nato dopo una relazione con un alunno 15enne. Il programma Rai ha intervistato l’avvocato Massimo Nistri, uno dei legali della professoressa in questione, che ha però spiegato di voler mantenere il segreto istruttorio più assoluto, come richiesto dalla procura locale: «Da noi non ci sarà alcuna conferma ne smentita in merito al fatto che il test del dna confermi la paternità del bambino. Acconsentiamo affinché avvenga e proseguano le indagini con assoluto riserbo, la famiglia non ha mai rilasciato alcuna dichiarazione e mai le rilascerà. La mia cliente – ha aggiunto il legale – ha risposto alle domande della procura, una procura che riteniamo molto attenta, precisa e umana». Nelle ultime ore sembra si stia cercando di capire se il marito della stessa insegnante fosse a conoscenza della relazione con l’alunno, quindi in qualche modo complice in tutta quest’assurda vicenda, ma a riguardo l’avvocato non può replicare: «La famiglia non ha mai rilasciato dichiarazioni, non possiamo smentire ne confermare. Tutto quanto messo in bocca alla famiglia non è mai stato detto». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



PRATO, SESSO CON 15ENNE: FIGLIO DELLA PROFESSORESSA

Ormai non vi sono più dubbi: il figlio della professoressa di Prato che ha avuto una relazione con un suo alunno 14enne, è nato proprio a seguito di tale relazione proibita. Negli scorsi giorni è stato eseguito il test del dna, e l’esito giunto ieri ha appunto confermato la paternità del bambino. La donna è stata interrogata per circa tre ore in procura nella serata di ieri: «La nostra assistita – hanno detto i due legali, Alfano e Nistri, ai microfoni del quotidiano La Nazione – ha fornito dichiarazioni spontanee e ha deciso di rispondere alle domande, rinunciando ai termini a comparire per velocizzare il tutto nell’interesse dei minori coinvolti e delle famiglie stesse». La professoressa di Prato è accusata di violenza sessuale, visto che in Italia è reato fare sesso con un under-14, ma al momento non sono stati presi dei provvedimenti. Nei prossimi giorni la squadra mobile locale potrebbe sentire ulteriori testimoni per poi chiudere le indagini e decidere se chiedere il rinvio a giudizio o meno dell’insegnante in questione. «La signora – hanno chiosato i due avvocati dell’insegnante – ha detto tutto quello che doveva e ha usato il tempo necessario per spiegare una situazione complessa. Ora è abbastanza tranquilla. Come succede in questi casi, raccontare forse è la migliore strada per poter stare meglio. Il dialogo è stato distensivo e pieno di umanità da parte della procura». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



PRATO, FIGLIO DELLA PROF È DELL’ALUNNO: CONFERMA DEL DNA

Il bambino che l’infermiera di 35 anni ha partorito è del ragazzo (che avrebbe 15 anni, non 14 come emerso inizialmente) a cui dava le ripetizioni e con cui avrebbe avuto una relazione. Le analisi del dna confermano la paternità del bambino nato nell’autunno del 2018. Gli inquirenti hanno avuto modo di confrontare i dna del piccolo e dell’adolescente, dopo il via libera dell’insegnante. Questo pomeriggio i genetisti incaricati dalla Procura hanno depositato i risultati degli accertamenti sul Dna prelevato dal bambino, che ora ha cinque mesi, confermando di fatto le accuse: il piccolo è nato dalla relazione tra la donna e l’adolescente. Nelle indagini l’attribuzione della paternità è uno degli elementi necessari per definire i rapporti tra la donna, infermiera di professione ma insegnante privata nel pomeriggio, e il minore che la frequentava per prendere ripetizioni di inglese. Arrivata in procura con il marito, che aveva riconosciuto il bambino come proprio, l’insegnante di inglese è stata sentita per due ore. (aggiunto. di Silvana Palazzo)

INTERROGATORIO IN CORSO: C’È RISULTATO TEST DNA

È in corso in procura l’interrogatorio della donna accusata di aver abusato del suo allievo. Alle 17.10 l’insegnante, per la precisione un’infermiera che dava lezioni private al 15enne, è entrata all’interno del Palazzo di Giustizia per fornire la sua versione. Stando a quanto riportato da “La Vita in Diretta”, è stata accompagnata dal marito. Prima di lei è stata sentita la mamma del ragazzino che ha rivelato gli abusi di quella donna che gli dava ripetizioni. Una prima svolta sul caso potrebbe essere vicina, perché il test del Dna è stato effettuato e i risultati sono già arrivati. Non sono ancora noti perché gli inquirenti vogliono prima concludere l’interrogatorio. Lo rivela l’inviata de “La Vita in Diretta”, che ha riportato anche il contenuto di uno dei tanti messaggi che l’insegnante ha inviato al suo allievo: “Se tu fossi uno maturo verresti a casa mia e ne parleresti”. (agg. di Silvana Palazzo)

INSEGNANTE INDAGATA: FIGLIO DA ALUNNO?

L’insegnante privata di inglese, infermiera 35enne di Prato, avrebbe deciso di fare il test del Dna per confermare che quel figlio partorito nei mesi scorsi non è del ragazzino 14enne, suo allievo, come invece denunciato dai genitori dell’alunno. Il caso è stato affrontato oggi anche dalla trasmissione Storie Italiane con le ultime novità: lo scorso lunedì si sono presentati in procura i genitori del 14enne per denunciare una donna di 35 anni che dava al figlio lezioni private di inglese. Da qualche tempo il loro bambino era cambiato e non aveva più voglia di andare dall’insegnante. Preoccupati da questo mutamento, la coppia si è preoccupata fino alla scoperta di una storia sconvolgente: l’insegnante avrebbe avuto dei rapporti sessuali col bambino e avrebbe detto che il figlio che aveva partorito pochi mesi prima sarebbe stato suo figlio. A conferma di ciò, alcune chat che riguardano soprattutto l’aspetto dell’attaccamento della donna al ragazzino. Non si tratta comunque di messaggi espliciti ma tali da spingere i genitori a recarsi in procura e denunciare. Da parte degli inquirenti c’è tuttavia il massimo riserbo e la procura avrebbe solo fatto sapere che la donna ha accettato di sottoporsi al test del Dna.

ATTESA PER IL TEST DEL DNA

Secondo l’avvocato dell’insegnante 35enne (che di mestiere fa l’infermiera), la sua assistita si sentirebbe tranquilla. Venerdì sera si è recata a fare il test del Dna, accompagnata dal marito. La sua abitazione è stata perquisita e sono stati sottoposti a sequestro il cellulare ed il pc per cercare le tracce dell’eventuale violenza sessuale. In merito alle chat al vaglio degli inquirenti, la donna parlando con il marito aveva espresso il desiderio di parlare con i genitori del ragazzino, ipotesi sconsigliata dal suo avvocato. La comunità di Prato, intanto, si è detta sconvolta. L’avvocato della donna ha commentato ai microfoni di Storie Italiane: “la signora ha intenzione di parlare con il pm. Il pubblico ministero sarà il primo a sentire la versione della donna”. Quindi ha spiegato che la signora “è tranquilla e ha dato il consento al test del dna che poteva anche negare”. La sua assistita starebbe passando questo momento di “disagio, preoccupazione e ansia” alla luce di un’inchiesta che la riguarda, “travolta da un’ondata di attenzione mediatica, la vive con la difficoltà di chi è accusata di fatti gravi in un paese piccolo”. Il marito ha invece asserito di stare vivendo un dramma parallelo che lo porta a chiedersi di chi sia il figlio e quale sarà il suo destino.