Lutto nella polizia in seguito alla morte di Raffaele Di Terlizzi, agente originario di Bari ma in servizio in questura a Pisa, stroncato da una malattia all’età di 46 anni. A darne notizia in queste ore sono i giornali locali ma non solo. Raffaele prestò servizio alla squadra volanti per ben 27 anni fino al raggiungimento del grado di assistente capo coordinatore. Da sette mesi, come riferisce il portale FanPage, Di Terlizzi aveva scoperto di essersi ammalato. Un male fulmineo che proprio nelle ultime ore lo ha portato via alla sua famiglia ed ai colleghi toscani che ora lo piangono. Proprio i colleghi nelle ultime settimane avevano notato una sua sempre maggiore assenza dal lavoro e questo aveva destato sempre più preoccupazione in quanto aveva confermato il peggioramento delle sue condizioni, gradualmente precipitate fino al decesso. I funerali del poliziotto si svolgeranno oggi, lunedì 11 marzo, nel primo pomeriggio alle 15.30 nella chiesa Sacra famiglia nel quartiere di Pisanova.
RAFFAELE DI TERLIZZI, POLIZIOTTO-EROE: MORTO A 46 ANNI
Di Raffaele Di Terlizzi sarà ricordato soprattutto il suo coraggio oltre che la sua grande generosità per alcuni fatti che avvennero nel 2001 e che lo videro protagonista insieme ad un collega. L’agente era riuscito ad evacuare un intero plesso dell’Ospedale di Cisanello in seguito ad un incendio sviluppatosi al piano seminterrato dell’edificio ma che poi si diffuse anche negli altri piani. Raffaele ed il collega salvarono la vita a 15 pazienti non deambulanti, caricandoseli sulle spalle e mettendoli in salvo dalle fiamme. Per questo, nel 2004 era stato insignito dal Capo della Polizia della medaglia di bronzo al valore civile. Dopo la notizia della sua morte, è giunta la nota della Questura di Pisa: “Per i colleghi che hanno avuto l’onore di lavorare con lui rimane indelebile il ricordo di un amico sempre pronto a tenderti la mano e di un poliziotto dotato di grande umanità, oltre che di grandi doti investigative; sempre operativo ma capace, al contempo, con le proprie qualità comunicative, di risolvere molte situazioni rischiose con il semplice utilizzo della parola e con l’elevata capacità di ascolto”, si legge. Di lui viene ricordato il coraggio e la grande fiducia che gli altri colleghi avevano riposto in diverse occasioni: “Negli interventi con soggetti in stato di agitazione, spesso anche armati, i colleghi si affidavano a lui proprio perché era in grado di disinnescare l’aggressività e stemperare la tensione delle persone semplicemente ascoltandole e parlandoci, senza ricorrere alla forza”.