Teatro alla Scala, tensione tra il governatore Attilio Fontana e il sindaco di Milano Beppe Sala: terreno di scontro il CdA e il possibile coinvolgimento dei sauditi. Il presidente della Regione Lombardia ha affermato di non sapere nulla della trattativa in corso, smentendo che il Carroccio abbia avuto un ruolo attivo nell’operazione. Fontana, al contrario, ha ribadito che a volere i sauditi nel Consiglio di Amministrazione della Scala sarebbero il primo cittadino dem e il ministro della Cultura Alberto Bonisoli. Non è tardata ad arrivare la replica di Sala: «Presidente come faceva a non essere al corrente di una questione così delicata? Delle due l’una. O il suo rappresentante in cda non ha compreso una comunicazione così importante e rilevante per Milano e la Lombardia e non la avverte, e allora lo revochi immediatamente, oppure lei fa il furbo».
CDA TEATRO ALLA SCALA, IL COMMENTO DI SALVINI
Dopo aver ribadito di «poterne fare a meno», il ministro dell’Interno Matteo Salvini è tornato sul tema in conferenza stampa: «Io osservo che il sindaco di Milano ha diverse versioni a seconda dei giorni, speriamo che ne arrivi a una finale: continuo a ribadire che se si puà garantire il più grande teatro del mondo con forze interne, io sono contento. Io non metto mano in altri CdA, ho espresso solo le mie opinioni: vorrei che la Scala fosse libera, autonoma e indipendente». Risponde poi ironicamente a chi gli dice che gli arabi li avrebbe portati la Lega: «Noi prima di portare gli arabi alla Scala abbiamo nascosto tre milioni di euro di barili di gasolio nel cortile. Prima ci siamo occupati del gasolio dei russi, poi di denaro saudita. Abbiamo anche ottime relazioni con Maduro, che riteniamo un presidente democraticamente eletto. Sto ovviamente scherzando».