Due ragazzi peruviani, condannati in primo grado a 5 e 3 anni per violenza sessuale, sono stati assolti in appello. Ci riferiamo al noto caso di Ancona, dove i giudici nelle motivazioni giuridiche esprimono anche pareri, del tutto personali, sull’aspetto della vittima. A far discutere è il messaggio emerso: non hai sex appeal? Se vieni violentata i giudici non ti crederanno, perché non puoi suscitare il desiderio perverso di possederti contro la tua volontà. Ma il giudizio sull’aspetto fisico della presunta vittima si addice più ad una giuria di un concorso di bellezza che ad un’aula di tribunale. Non a caso il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Ancona ha impugnato la sentenza di fronte alla Cassazione con il difensore di parte civile. E infatti il 5 marzo scorso è stata annullata la sentenza d’appello, quindi si celebrerà un nuovo processo di secondo grado a Perugia. Bena intanto è tornata in Perù con la madre per sfuggire all’infamia di essere additata dalla comunità peruviana anconetana come pietra dello scandalo. Ma nelle ultime ore è emerso un altro particolare: nelle motivazioni si fa riferimento anche allo stato di ubriachezza della ragazza. «È stato considerato una sua colpa e non come una condizione di minorata difesa», ha dichiarato l’avvocato Cinzia Molinaro al Fatto Quotidiano.
SENTENZA CHOC ANCONA, “SCALTRA PERUVIANA ERA UBRIACA”
«I rapporti sessuali non sono stati caratterizzati né da violenza né da costrizione, bensì sono avvenuti con il consenso della vittima», si legge nella sentenza choc di Ancona. Ma l’avvocato replica: «Mi chiedo come la lacerazione vaginale e del fornice posteriore possano essere compatibili con un rapporto consenziente». Tutto comincia il 9 marzo 2015, quando Beba, 22enne peruviana da tempo ad Ancona con la madre, si intrattiene con due connazionali tornando da scuola. Le viene offerto un bicchiere di birra, beve un po’ troppo e perde lucidità. Dalle analisi emerge che aveva un tasso altissimo di benzodiazepina nel sangue, ma per i giudici della Corte d’Appello «la circostanza forniva alla scaltra peruviana una prova da sfruttare per avallare la propria innocenza dimostrando alla madre» che era stata drogata, mentre era stata lei ad aver «organizzato la notte goliardica». Uno dei due fa il palo, l’altro la stupra. Il giorno dopo viene ricoverata per emorragia e operata d’urgenza, poi sporge denuncia. Ora è partita l’indagine preliminare dell’Ufficio ispettivo del ministero della Giustizia. Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, il rischio è di una ispezione ministeriale contro i giudici.