Uno dei complici di Melina Aita è stato arrestato in Tunisia. Si tratta di Bechir Baghouli, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Antonino Faraci. Più di due mesi fa è stato fermato nel suo Paese, quindi la Procura ne chiederà l’estradizione. Con lui sono stati condannati la moglie della vittima, Melina Aita, considerata la mente dell’efferato delitto ma che si è sempre proclamata innocente, e il connazionale Slaheddine Ben H’Mida, che avrebbe messo a disposizione l’auto per arrivare sul posto e poi fuggire. I due tunisini avevano fatto perdere le tracce poche ore dopo l’omicidio a Somma Lombardo (Varese), tornando in patria. Nelle motivazioni della sentenza, i giudici avevano spiegato che il movente dell’omicidio era economico. Melina Aita voleva la reversibilità del marito, visto che lui aveva chiuso i “rubinetti” perché aveva scoperto che aveva una relazione con uno dei due tunisini. L’avvocato Pierpaolo Cassarà, che assiste Melina Aita, ha presentato ricorso contro la sentenza d’ergastolo in primo grado, quindi si prepara all’Appello.



ANTONINO FARACI, RICORSO IN APPELLO DI MELINA VITA

«L’elemento critico, oggetto di appello che verrà depositato a giorni in oltre 50-60 pagine, è l’omissione della conoscenza dei tunisini, ma sono elementi non dirimenti, non sufficienti», ha dichiarato l’avvocato a Lombardia Nera. Intanto si è detto felice della cattura dell’uomo e ha annunciato l’intenzione di chiedere una rogatoria e recarsi in Tunisia per poter parlare con lui e fare luce su quanto accaduto quel 12 aprile. «Non verrà concessa l’estradizione quindi è necessario ottenere almeno una rogatoria per poter acquisire la sua versione». E questa è una mossa che ritiene importante in vista dell’appello. «Non è ancora chiaro se l’arresto è dovuto per un altro reato o se è stato preso a seguito dell’esecuzione della condanna emessa dal tribunale di Busto Arsizio. Ora auspichiamo che si eserciti questa azione di investigazione ulteriore», ha dichiarato l’avvocato Pierpaolo Cassarà a Lombardia Nera. Bechir Baghouli è ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio. «Il movente sono i 900 euro di reversibilità? Non è vero che manteneva i tunisini né aveva rapporti sessuali con loro, non ci sono prove».

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