Sono 370 le pagine compilate dagli avvocati Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti per convincere i giudici della corte d’assise d’appello di Bologna che Matteo Cagnoni non è l’assassino della moglie Giulia Ballestri. Un vero e proprio malloppo il cui principale elemento di novità è costituito però da una richiesta in particolare: quella di una perizia psichiatrica che accerti la capacità di intendere e di volere dell’imputato al momento dei fatti. Nessuno pensi, però, come potrebbe in prima istanza sembrare, che i legali del dermatologo dei vip, con questa richiesta ammettano di fatto la colpevolezza del loro assistito. Nulla è cambiato nel teorema difensivo sotto questo punto di vista, così come non è mai vacillata la posizione di Cagnoni, che fin dall’inizio di questa vicenda continua a professarsi innocente.
DIFESA MATTEO CAGNONI CHIEDE PERIZIA PSICHIATRICA
Non c’è dunque contraddizione secondo i legali di Matteo Cagnoni nella richiesta di una perizia psichiatrica che accerti la capacità di intendere e di volere dell’imputato. Come riportato da Il Resto del Carlino, infatti, l’istanza è presentata in subordine alla principale, che è quella di un’assoluzione a tutto tondo. Gli avvocati Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti, sottolineano come di fatto sia la stessa sentenza di primo grado, quella che ha condannato Cagnoni all’ergastolo, a porre più volte l’accento sul disturbo di personalità di cui l’imputato soffrirebbe, senza che nessuno specialista l’abbia in realtà accertato. La Corte, argomentano i legali, “afferma l’esistenza in capo all’imputato di un disturbo di personalità, senza affrontare il conseguente tema, ovvero da quale tipo di disturbo di personalità egli sia effettivamente affetto, la gravità e intensità dello stesso”. Da stabilire, dunque, se questo disturbo abbia inciso “eliminando o comunque scemando fortemente” le capacità del Cagnoni.