La mamma di Stefano Leo è stata sentita ieri per quattro ore in procura come una persona informata sui fatti. Mariagrazia Chiri ha ripercorso gli ultimi anni di vita del figlio, ucciso la mattina del 23 febbraio nel viale pedonale di Lungo Po Machiavelli a Torino con una coltellata alla gola. «Era il figlio che tutti i genitori si augurano di avere», ha raccontato, ignorando zone d’ombra nella vita di Stefano. In questo fitto mistero ci sono tante ipotesi. I carabinieri, come riportato da La Stampa, stanno cercando di decifrare il contesto di questo delitto e le motivazioni. Studiando il passato del giovane, le sue relazioni recenti e scandagliano messaggi. Cercano il punto di origine di quella violenza. Il coltello affilato ha tagliato in maniera netta, lineare e profonda la gola del ragazzo. Una ferocia eccezionale, uno squarcio fatto con una «determinatezza» fuori dal comune. Questo farebbe pensare ad una certa confidenza con questo tipo di oggetti. In questa vicenda anche le parole sono brutali: dall’autopsia è emerso che la lama ha reciso le «canne della gola».



STEFANO LEO, È OMICIDIO PREMEDITATO?

I risultati dell’autopsia sul cadavere di Stefano Leo saranno a breve depositati in procura. Un gesto efferato che denota una certa decisione nel compierlo e portarlo a termine. Questo, secondo La Stampa, rafforza negli inquirenti la convinzione che si tratti di un omicidio premeditato, studiato nei dettagli ed eseguito senza esitazione. Gli investigatori del nucleo investigativo dei carabinieri stanno vagliando un’ipotesi, inizialmente residuale ma che negli ultimi giorni si sta guadagnando un certo grado di possibilità. L’uomo che è scappato, descritto come atletico e con i tratti nordafricani, potrebbe essere scappato per altri motivi. Il vero assassino dunque potrebbe essersi allontanato dal viale pedonale seguendo un altro percorso, forse scendendo lungo la passeggiata del Po, scappando a valle, verso corso Regina Margherita, o risalendo il Lungo Po Machiavelli, da dove era arrivato Stefano Leo.

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