La sentenza sulla morte di Angela Jenny Coello Reyes ha scosso l’opinione pubblica, con pena dimezzata al killer perchè “illuso” e “disilluso”. Alfredo, fratello minore della vittima, ha commentato ai microfoni del Corriere della Sera: «II l giorno in cui mia sorella è morta era il compleanno di mia madre e Nena il giorno prima l’aveva chiamata. Le aveva detto: “Manda Alfredo qui da me, domani sera, così gli do il regalo per te”. Però mamma si è dimenticata di dirmelo. Non posso pensare che mentre noi festeggiavamo il compleanno lei moriva… E adesso vivo con questa domanda in testa: se io fossi andato da mia sorella, quella sera, l’avrei salvata oppure lui avrebbe ucciso anche me?». E sottolinea: «Beveva, è vero ma da quando si era rifatta una vita con l’altro uomo aveva smesso. Lei aveva un concetto tradizionale della famiglia, voleva tenerla assieme perché la famiglia per lei veniva prima di ogni altra cosa. È per questo che ha fatto tornare Javier che se n’era andato in Ecuador. Quando si erano lasciati suo figlio non l’aveva presa bene ed era andato a vivere fuori casa con la fidanzata. Lei ne soffriva molto e anche per cercare di riavvicinarlo ha chiesto a suo marito di tornare e gli ha detto che avrebbe chiuso con l’altro uomo. Altro che illusione… Gli ha chiesto di tornare per riunire la famiglia, anche se lui era violento da sempre, con lei. La picchiava, Nena aveva i segni di una coltellata al collo, alla pancia. L’aveva denunciato…». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
LE PAROLE DEL PREMIER CONTE
La sentenza sul caso di femminicidio a Genova ha fatto molto discutere al punto da aver portato all’intervento del premier Conte che tramite Facebook ha detto la sua dopo le critiche che si sono sollevate anche in merito alla precedente sentenza choc di Bologna. “Dobbiamo chiarire, con forza, che nessuna reazione emotiva, nessun sentimento, pur intenso, può giustificare o attenuare la gravità di un femminicidio”, ha commentato il presidente del Consiglio. A suo dire, “le sentenze dei giudici si possono discutere” ma ciò che è importante “è il rispetto dei ruoli e, in particolare, la tutela dell’autonomia della magistratura”. Secondo Conte non c’è alcuna tempesta emotiva (come nel caso di Bologna) né delusione d’amore (come quello di Genova) tale da giustificare un atto orrendo come il femminicidio. “La crescita e lo sviluppo della nostra società deve muovere dal rispetto e dalla valorizzazione del “patrimonio femminile”: le donne, tutte le donne, sono una grande ricchezza, una preziosa risorsa che ci consentirà di costruire una società migliore. Dobbiamo maturare questa convinzione giorno per giorno, dobbiamo lavorare costantemente a questa rivoluzione culturale”, ha concluso Conte. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
16 ANNI DI CARCERE PER OMICIDIO
Aveva ucciso la moglie ma era stato illuso. Per questo motivo il giudice del tribunale di Genova ha deciso di ridurre gli anni di reclusione dell’assassino. Dopo la pena dimezzata per gelosia di pochi giorni fa, una nuova sentenza destinata a far discutere, sempre riguardante un caso di omicidio. Il giudice ha infatti deciso di dimezzare da 30 a 16 anni la pena di Javier Napoleon Pareja Gamboa, operaio originario dell’Ecuador di 52 anni, che aveva ucciso sua moglie, Jenny Angela Coello Rayes di 46 anni, ad aprile dello scorso anno, all’interno dell’appartamento dove i due vivevano. Stando a quanto si legge nella sentenza, la donna aveva detto al marito di aver lasciato l’amante, ma in realtà il rapporto clandestino stava continuando e il 52enne compagno, accecato dalla gelosia, ha così deciso di uccidere la consorte. L’uomo ha preso un coltello da cucina e ha inferto una serie di fendenti al petto della moglie che aveva finto di aver lasciato l’amante.
GENOVA, MARITO ILLUSO DALLA MOGLIE: PENA RIDOTTA
L’uomo ha colpito la moglie mosso da «un misto di rabbia e disperazione – si legge nella sentenza – profonda delusione e risentimento, ha agito sotto la spinta di uno stato d’animo molto intenso, non pretestuoso, né umanamente del tutto incomprensibile». Il giudice ha quindi aggiunto: «L’uomo non ha agito sotto la spinta della gelosia, ma come reazione al comportamento della donna, del tutto incoerente e contraddittorio, che l’ha illuso e disilluso allo stesso tempo». Sono state così riconosciute le attenuanti generiche che hanno permesso di ridurre la pena a 16 anni di reclusione anziché i 30 richiesti dall’accusa. Ancora una volta ci si trova di fronte ad una sentenza che fa discutere, anche perché, grazie al rito abbreviato, l’omicida aveva già ottenuto un enorme sconto, passando dall’ergastolo ai 30 anni. Ora la nuova decurtazione che potrebbe ulteriormente diminuire grazie ai premi per buona condotta: non sarebbe meglio forse rivedere l’ordinamento italiano per i casi di omicidio?