E’ giunta oggi la condanna a carico di Claudio Pinti, il cosiddetto “untore Hiv” di Montecarotto (Ancona) nell’ambito del processo che è stato celebrato con rito abbreviato. La sua difesa valuterà ora il ricorso in Appello. La sentenza è giunta dopo appena mezzora di camera di consiglio. L’untore, come riferisce Il Giornale online, aveva chiesto di poter rilasciare dichiarazioni spontanee ma la sua richiesta non è stata accolta dal giudice. L’uomo è stato accusato di omicidio volontario e lesioni gravissime. Negli ultimi mesi Pinti era apparso visibilmente sofferente e da dicembre era ricoverato in un ospedale di Viterbo in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il 35enne, positivo da una decina di anni, aveva rapporti sessuali senza protezione e secondo alcuni stime, le vittime potenziali potrebbero essere 228. Le indagini erano partite dopo la denuncia di una 40enne che aveva frequentato dopo la morte della compagna. A lei aveva detto: “una volta ero sieropositivo ma poi ho rifatto gli esami e non è risultato più niente. L’Hiv non esiste, è una balla, sono i farmaci che ti ammazzano”. Anche nel corso delle udienze, l’uomo ha sempre negato la sua malattia. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



CLAUDIO PINTI, SENTENZA DI CONDANNA

Arriva la condanna per Claudio Pinti, quello che è stato ribattezzato l’untore di Ancona. Il 35enne ex autotrasportatore dovrà scontare 16 anni e 8 mesi dietro le sbarre per lesioni gravissime e omicidio volontario. Secondo i giudici del tribunale anconetano, Pinti avrebbe volontariamente e consapevolmente contagiato la compagna d’allora, poi morta a giugno nel 2017 dopo essersi ammalata, e avrebbe anche trasmesso, sempre con consapevolezza, l’Hiv ad una 40enne con cui aveva una relazione. Per il giudice, quindi, Pinti ha agito con una lucida follia, mettendo in pratica il suo disegno criminoso atto a contagiare altre donne. La sentenza nei confronti del 35enne originario di Montecarotto è stata emessa con rito abbreviato dal gup Paola Moscaroli, e la difesa dell’imputato starebbe valutando se ricorrere o meno in appello. «Per noi era lacunosa – ha detto l’avvocato Tató, come riporta Il Resto del Carlino – e poco scientifica. Valuteremo l’appello».



UNTORE DI ANCONA: CONDANNATO CLAUDIO PINTI

Ma la vicenda, al di là del ricorso o meno in appello, potrebbe non essere ancora chiusa per l’untore, attualmente detenuto in ospedale e scortato in aula dalla penitenziaria. Sono infatti a centinaia le segnalazioni da parte di donne che accusano l’untore di Ancona, e il risarcimento danni ammonta addirittura a 7 milioni di euro: sembra infatti che lo stesso camionista sia stato con almeno 2/300 donne prima di essere arrestato. Claudio Pinti ha sempre sostenuto che l’Hiv non esiste, una teoria “maldestra” che risulta però essere diffusa molto più di quanto si potrebbe pensare. Sono infatti tantissimi, fra gli infetti e tra coloro che praticano sesso non protetto, sicuri che l’Hiv e l’Aids siano una semplice “invenzione del sistema”, e che il tutto sia comunque curabile. Ed è curioso che a sostenerlo sia proprio Pinti, le cui condizioni fisiche sono peggiorate molto negli ultimi, detenuto presso l’ospedale di Viterbo dallo scorso dicembre.

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