Da 31 anni si sta ancora cercando la verità sulla morte del giovane Willy Branchi, giovane 18enne ucciso a Goro il 30 settembre 1988. Dopo quasi un trentennio non è escluso che possa esserci finalmente una svolta in seguito agli ultimi sviluppi emersi dalle indagini. Dopo Le Iene e Chi l’ha visto, del caso se ne è occupata oggi anche la trasmissione I Fatti Vostri. A distanza di molti anni ancora ci sono fin troppe incertezze: non si sa naturalmente chi abbia potuto uccidere il giovane Willy ma soprattutto poche certezze emergono anche sulla modalità del decesso. L’unica certezza è il luogo in cui il ragazzo fu trovato, sulle rive del Po, mentre è giallo anche sul possibile movente nonostante ad oggi siano state avanzate diverse ipotesi. Ad intervenire in studio, nella trasmissione di Raidue, è stato oggi Luca Branchi, fratello di Willy, insieme al suo legale, l’avvocato Simone Bianchi. L’uomo si è detto oggi sicuramente più fiduciosi e speranzosi di arrivare ad una verità: “La procura sta andando avanti molto e sta facendo un lavoro pazzesco”, ha commentato, ricordando la presenza di altri due indagati. “Adesso abbiamo anche prove visive e tantissime novità su cui la procura sta lavorando”, ha proseguito.



OMICIDIO WILLY BRANCHI: LE PAROLE DEL FRATELLO

Anche l’avvocato Bianchi, legale della famiglia di Willy Branchi, si augura una svolta imminente nel caso del delitto rimasto irrisolto per quasi 31 anni. “Le novità sono molto importanti, abbiamo ad oggi due nuovi indagati purtroppo sempre per il reato di false informazioni. Questo è un caso unico: dopo 30 anni ci sono 6 persone indagate per false informazioni su un omicidio così efferato”, ha spiegato il legale. Sul piano delle indagini medico legali, l’avvocato Bianchi ha confermato che stanno procedendo senza sosta: “Sono stati presi dei tamponi salivari e delle impronte digitali da confrontare”, ha spiegato. Luca Branchi ha ripercorso quanto accadde quasi 31 anni fa quando venne a conoscenza del ritrovamento di un cadavere sull’argine del fiume: “L’ho riconosciuto subito, solo vedendo i piedi”, ha ricordato. “Era sfigurato in viso, era girato con la testa per terra in una pozza di sangue, era martoriato di botte”, ha proseguito. Il giovane era nudo con accanto il suo portafogli. A finirlo, un colpo di pistola sparachiodi in fronte. Per quel delitto però le indagini furono molto difficili: “Hanno preso una piega distante da quello che sarebbero le indagini da fare, ma anche il paese di Goro non ha aiutato nessuno, soprattutto i carabinieri”, ha aggiunto il fratello Luca, riferendosi alla grande omertà della comunità. Anche un sacerdote fece prima delle dichiarazioni choc (senza sapere di essere registrato) salvo ritrattare tutto in procura. In merito alle piste da seguire, l’avvocato ha ricordato indubbiamente quella della pedofilia ma anche il movente del regolamento di conti tra bande per il controllo del territorio e lo spaccio di droga, ma il legale sta analizzando tutte le possibili ipotesi al fine di non commettere altri errori.

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