Sta facendo discutere il caso di Eleonora Gavazzeni, la bimba di Rovigo nata tetraplegica a causa di un errore dei medici, già condannati in primo grado. La piccola, che oggi ha 10 anni, aveva ottenuto un risarcimento di circa 5 milioni di euro, ma le assicurazioni, che hanno già fatto ricorso in appello, non intendono pagare perché considerano l’aspettativa della giovane bimba molto breve; “Morirà presto” per dirla in parole povere. Negli studi di Storie Italiane, noto programma Rai, ospite Benedetta Carminati, la mamma di Eleonora, che si è detta profondamente amareggiata per quanto sta accadendo: «Sono schifata e arrabbiata, si accaniscono ancora sulla mia bambina dopo 10 anni, speravamo che fosse finita dopo la sentenza, e invece no. Hanno ridotto mia figlia ad una vita così, ma per loro non hanno mai commesso alcun errore». La donna contesta l’aspettativa di vita breve, come sostenuto dalle assicurazioni che dovrebbero risarcire del danno: «Come fanno a sapere quanto vivrà mia figlia? Magari rimane qui fino ad 80 anni».
ELEONORA GAVAZZENI, L’ASSICURAZIONE “MORIRÀ PRESTO”
In studio anche l’avvocato della famiglia Gavazzeni, che ha spiegato: «Abbiamo vinto il giudizio civile e i soldi sono a disposizione della famiglia. Bisognerà però attendere il secondo grado ma sono sicuro che la precedente sentenza verrà confermata. La posizione assunta dall’azienda sanitaria e dai due gruppi assicurativi non ha alcun senso, l’aspettativa di vita non può avere alcuna valenza giuridica». Secondo la madre è impossibile dire che la figlia morirà presto, visto che la bambina sta reagendo in maniera forte, e alcuni medici di Verona hanno parlato anche di miglioramenti negli ultimi tempi grazie a specifiche terapie e cure. «Fanno schifo – sbotta ad un certo punto la signora Benedetta – io come madre avrei chiesto prima di tutto scusa. Continuano a sostenere di non aver sbagliato, se avessi fatto quello che han fatto loro non dormirei di notte, non riuscirei a guardarmi allo specchio. Combatterò fino a che avrò vita, questi soldi spettano a mia figlia». La donna ha svelato di essere anche stata minacciata nel 2013, prima che la famiglia Gavazzeni decidesse di non procedere con il giudizio penale: «Non ci spaventano, anzi, mi incattivisco ancora di più».