Un attentato spregevole e dai contorni ancora poco “chiari” quello avvenuto stamane in due distinte moschee della Nuova Zelanda, a Christchurch: a colpire l’attenzione di molti però, oltre alla drammatica “diretta Facebook” di ogni singolo passaggio dei due attentati, sono i nomi scritti sui caricatori delle armi usate durante la mattanza. Luca Traini, Sebastiano Venier, e tanti altri “idoli” (o presunti tali) presi ad “esempio” dai suprematisti bianchi australiani e neozelandesi che hanno ucciso più di 40 persone alle prime ore del mattino (qui in Italia): uno degli attentatori, Brenton Tarrant, ha infatti postato su Twitter (ora sospeso) la foto con i nomi scritti in bianco sui caricatori utilizzati per la strage e tra di loro si trova, a sorpresa, anche il razzista che a Macerata lo scorso anno seminò il terrore sparando per una mattinata intera a diversi africani in giro per le strade salvo poi essere arrestato per fortuna senza esser riuscito ad uccidere nessuno (ma ben 11 furono i feriti). Dopo la “bufera” scatenata sul web in Italia per la “diffusione” del becero razzismo anche all’estero (e in una circostanza decisamente più cruenta e grave, ndr), l’avvocato di Traini fa sapere in una breve nota «Anche Traini condanna questo attentato, non c’è alcuna attinenza, la mamma degli imbecilli è sempre incinta in tutti i paesi del mondo» spiega Giancarlo Giulianelli legale di Luca Traini.
CHI SONO GLI ALTRI CITATI SUL FUCILE DEL TERRORISTA
L’episodio della sparatoria di Macerata avvenne poco dopo l’omicidio di Pamela Mastropietro, la diciottenne romana trovata morta il 31 gennaio 2017, che era ospite del centro di recupero di Corridoni: accusato ancora oggi come unico imputato uno spacciatore nigeriano, Innocent Oseghale, che si presume l’abbia drogata, stuprata, uccisa e tagliata in pezzi prima di abbandonarla in due trolley distinti. Traini di recente ha chiesto scusa per il suo gesto assurdo, dichiarando il totale pentimento e l’assoluta ignoranza del razzismo. Il secondo nome italiano citato sul mitra di Brenton Tarrant riguarda Sebastiano Venier che fu doge della Repubblica di Venezia, responsabile della vittoria contro i turchi nella Battaglia di Lepanto nel 1571: quello scontro interruppe, come insegna la storia, l’avanzata e la dominazione dell’Impero Ottomano in Europa. Tra i tanti altri nomi e luoghi citati (Novak Vujosevic, Shipka Pass, Alexandre Bissonnette, Vienna 1683) il killer di Nuova Zelanda ha addirittura segnato anche Carlo Martello, il re dei franchi che combattè la Battaglia di Poitiers in cui sconfisse sonoramente Abd al-Rahaman frenando l’espansione musulmana verso l’Europa occidentale.