Le violenze alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001, tornato d’attualità. Sono giunte altre condanne per i 24 dirigenti e ispettori, accusati del pestaggio nella stessa struttura scolastica e di aver prodotto prove poi rivelatesi false, come riferisce l’edizione online del quotidiano il Messaggero. Ad emettere il nuovo verdetto è stata la Corte dei Conti, che ha obbligato i 24 responsabili di cui sopra ad una pena pecuniaria di quasi 3 milioni di euro, precisamente due milioni e 800 mila, pari alle spese legali e provvisionali. La cifra che i poliziotti dovranno versare sarà destinata ai due ministeri dell’interno e di grazie e giustizia, somma derivante dalle spese legali dei tre gradi di giudizio. Una parte verrà invece utilizzata come risarcimento danni in favore dei manifestanti che sono stati massacrati di botte senza alcun apparente motivo, e poi arrestati dopo aver costruito delle prove ad hoc per incriminarli e giustificare così il pestaggio. Infine, una terza parte dei quasi 3 milioni di euro verrà utilizzata per ripagare gli avvocati delle parti civili.
SCUOLA DIAZ, 24 POLIZIOTTI CONDANNATI
Fra i destinatari della pena figurano anche funzionari oggi in servizio, a cominciare da Gilberto Caldarozzi, vicecapo della Dia, e da Pietro Troiani, capo della Polstrada di Roma. Ma i 24 condannati potrebbero essere costretti a subire un’ulteriore pena da 5 milioni di euro per il danno di immagine, caso che verrà valutata il prossimo 22 maggio dalla Corte Costituzionale. Curioso come lo stato, che di fatto ha coperto i responsabili del massacro di via Diaz per quasi vent’anni, ora chieda i danni e i soldi agli stessi imputati. Il provvedimento della magistratura contabile è stato depositato nella giornata di martedì 12 marzo, e ognuno dei 24 condannati dovrà sborsare una cifra compresa fra gli 80 e i 120 mila euro, a seconda degli specifici comportamenti. Il quotidiano La Stampa si domanda quanto pagheranno realmente i suddetti, e non è detto, scrive il giornale torinese, che alla fine verrà rimborsata l’intera cifra, anche perché a breve si verificherà una pioggia di ricorsi. Ma non va dimenticato che i soggetti sono tutti dipendenti dello stato, quindi i loro stipendi o le loro pensioni sono facilmente tracciabili.