Secondo i primi esiti degli esami tossicologici prodotto dal Centro antiveleni dell’Istituto Maugeri di Pavia e inviati poi all’ospedale Humanitas di Rozzano (dove è morta Imane), la ragazza testimone del processo Ruby non aveva nel sangue nessun metallo a livelli tossici. Il direttore del Centro, Carlo Locatelli, ai colleghi del Corriere della Sera ha spiegato che «i campioni biologici della paziente sono stati inviati al centro dall’ospedale in cui si trovava ricoverata, per esami e consulenza tossicologica. È stato richiesto il dosaggio dei metalli, ossia la loro individuazione in liquidi biologici, attività che è stata effettuata, e il cui esito è stato trasmesso alla struttura che lo aveva richiesto. Esito che era ed è evidentemente protetto da privacy». In merito ai sospetti di avvelenamenti per sostanze radioattive, sempre Locatelli sottolinea come il suo centro «non ha identificato radionuclidi e non effettua misure di radioattività» anche se l’ipotesi non viene scartata del tutto. Decisiva l’autopsia di mercoledì o al più tardi giovedì sul corpo della povera Imane Fadil.
PM A OBITORIO “NON FARLA VEDERE A NESSUNO”
Il giallo sulla morte di Imane Fadil, la ragazza di 34 anni morta forse per avvelenamento, si aggiunge di un nuovo dettaglio. Come riportato da Il Fatto Quotidiano, sul fascicolo dell’obitorio di Milano che riguarda il suo cadavere è comparsa infatti la scritta a mano “Non farla vedere a nessuno”. La frase, spiega l’ansa, è stata apposta da uno degli addetti del Comune e riporta l’ordine della Procura di non fare avvicinare nessuno, nemmeno amici e parenti, al cadavere della modella di 34 anni di origini marocchine da oltre due settimane ‘blindato’ in attesa dell’autopsia. Una richiesta che potrebbe essere finalizzata a tutelare gli stessi cari di Imane se è vero, come ha riportato oggi Il Corriere della Sera, che per l’autopsia – attesa tra mercoledì 20 e giovedì 21 marzo – si è atteso molti giorni (e nuovi rinvii non sono esclusi) proprio per evitare che il mix di sostanze radioattive che potrebbe averla uccisa metta in pericolo gli stessi anatomopatologi. (agg. di Dario D’Angelo)
PARLA L’AMICA
L’impressione è che il caso di Imane Fadil sarà lungamente nelle cronache giudiziarie dei prossimi mesi con ancora una volta l’entourage del “mondo Berlusconi” al centro di un mistero questa volta dai tratti inquietanti e più gravi. Le prime conferme (parziali) degli esami autoptici sembrano dire che effettivamente la bella testimone del Processo Ruby Ter sia stata in qualche modo avvelenata: in attesa di avere le ultime e decisive conferme da parte dell’autopsia, dagli States parla Ambra Battilana, amica di Imane e anche lei con ruolo chiave nel processo Ruby-Berlusconi. «Mi auguro che le indagini vengano condotte come si deve: è necessario fare chiarezza», spiega la modella italo-filippina che oggi si fa chiamare Ambra Gutierrez, nota anche per aver “incastrato” Harvey Weinstein nel processo per molestie. Ambra assieme a Imane e altre hanno scelto anni fa di rivelare la loro verità sulle notti “scottanti” ad Arcore (il cosiddetto “bunga-bunga”, ndr): «Non ero tra le persone più vicine a Imane – ha ammesso all’Ansa – ma insieme abbiamo condiviso un percorso per ottenere giustizia. Quello che le è successo mi ha colpito e mi dispiace, sono preoccupata ma comunque porterò avanti la battaglia». (agg. di Niccolò Magnani)
ATTESA PER L’AUTOPSIA
Imane Fadil è stata uccisa? Su questa pista stanno lavorando gli inquirenti della procura di Milano che hanno aperto negli scorsi giorni un’indagine a carico di ignoti per omicidio volontario. La 34enne marocchina, coinvolta come teste nel processo Ruby, sarebbe stata avvelenata con delle sostanze radioattive e uccisa in circa un mese dopo una lenta agonia e dolori atroci. «Stiamo puntando la nostra attenzione sulla concentrazione di alcuni metalli – afferma il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, come riferisce l’edizione online de Il Messaggero – la stessa Imane Fadil ha detto di essere stata avvelenata e i sintomi sono compatibili. È stata sottoposta a numerose trasfusioni, perché il midollo spinale aveva smesso di produrre globuli rossi». Risposte più dettagliate verranno fornite dall’autopsia che verrà eseguita sul corpo della giovane fra mercoledì e giovedì, ma al momento si brancola nel buio. La ragazza avrebbe confidato al fratello, ai medici e all’avvocato di essere stata avvelenata, e da mesi ripeteva a chi le stava vicino che aveva ancora molte cose da dire in merito alle famose cene di Arcore con l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Toccherà alla procura scoprire la verità. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
PROCESSO RUBY, IMANE FADIL È STATA UCCISA
«Un mese di agonia» per Imane Fadil, la modella 34enne morta lo scorso 1 marzo 2019 all’Humanitas di Rozzano. Il suo decesso rappresenta un vero e proprio mistero, con la marocchina che era una delle teste del processo Ruby contro Silvio Berlusconi. Il pubblico ministero Greco ha parlato di «anomalie nella cartella clinica», annunciando la disposizione della sua autopsia. Ma nelle ultime ore sono giunte importanti indiscrezioni: la morte della modella sarebbe dovuta a un mix di sostanze radioattive, diverse dal polonio, con la Procura di Milano che indaga per omicidio. La vittima temeva di essere stata avvelenata, come confidato al fratello e al suo avvocato, e ora gli inquirenti sono al lavoro per fare luce. La Fadil qualche settimana fa aveva chiesto di costituirsi parte civile al Ruby ter, dove Berlusconi è accusato di corruzione in atti giudiziari come riporta Il Fatto Quotidiano: «Spiace che muoia sempre qualcuno di giovane. Non ho mai conosciuto questa persona e non le ho mai parlato. Quello che ho letto delle sue dichiarazioni mi ha fatto sempre pensare che fossero tutte cose inventate e assurde», le parole del Cavaliere.
EX CONSULENTE MITROKHIN: “O VELENO DI STATO O DELLA MAFIA”
Interpellato da Il Fatto Quotidiano, l’ex consulente della Commissione Mitrokhin Mario Scaramella ha parlato così della misteriosa morte di Imane Fadil: «All’impronta direi che potrebbe trattarsi di l’utilizzo di cosiddetti BRV cioè sostanze radiologiche da combattimento, per una possibile eliminazione fisica, ma ripeto è roba da agenzie statali o di gruppi specializzati del livello di Al Qaida o di Mohylevyč (ritenuto dalle agenzie di sicurezza americane ed europee il capo della mafia russa nel mondo) per intenderci». Prosegue Scaramella: «Un veleno è fatto per non essere individuato e questi sono veleni di Stato o della cosiddetta State sponsored Mafia. Difficile per gli inquirenti farsi una idea in tempi brevi sui fatti di Milano, credo in Italia non ci siano le competenze tecnico-militari necessarie, solo i pochi governi che possiedono arsenali nucleari o che gestiscono questo livello di operazioni di intelligence hanno quel che serve per orientarsi, l’ideale sarebbe richiedere la collaborazione del Regno Unito in questa indagine».