Una gelosia ossessiva, incapace di accettare la fine del suo matrimonio: per questo Salvatore Siani, barbiere 48enne di Cava de’ Tirreni si sarebbe scagliato con violenza sul corpo della moglie Nunzia Maiorano, massacrandola a coltellate. Una famiglia, la loro, solo apparentemente felice e che sui social appariva sempre insieme, con i loro ragazzi. Eppure secondo le testimonianze dei vicini già da tempo le cose non andavano per il verso giusto, per via di quella estrema gelosia provata dall’uomo: “Lui era troppo geloso”, commentarono i vicini ai cronisti nell’immediatezza dei fatti. Anche dopo la condanna a 30 anni di reclusione giunta al termine del processo di primo grado, Salvatore non espresse mai alcun segnale di pentimento se non, come spiegò il Gip, “per scopi utilitaristici”. Adesso sarà l’appello a dover decidere il destino dell’uomo. Intanto, ad oltre un anno dal delitto, sono ancora toccanti le parole del figlio maggiore della vittima, Giuseppe, affidata ad una lettera pubblicata da Il Mattino e nella quale chiedeva a suo modo perdono alla madre scomparsa: “Mamma scusami per non averti detto spesso ti voglio bene. Mamma scusami per tutte le volte che ti ho fatto dispiacere. Mamma, per favore, perdonami per quanto non ti ho obbedito e grazie per tutto quello che hai fatto per me… voglio farti una promessa: mi metterò nelle mani dei miei zii, che mi vogliono tanto bene, e farò in modo di vivere onorando la tua memoria, per darti tante soddisfazioni”, si leggeva in uno stralcio della missiva. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

L’ULTIMA LITE E 47 COLTELLATE

Un matrimonio infelice, quello tra Nunzia Maiorana e Salvatore Siani, culminato nel peggiore dei modi: l’omicidio della donna. Con il passare del tempo la loro relazione fu sempre più caratterizzata dalle liti e dagli attriti e dopo 15 anni, Nunzia iniziò seriamente ad accarezzare l’idea di una separazione del marito, diventato sempre più violento e instabile. Un eterno ragazzino che non ha intenzione di crescere e che non rappresenta più l’uomo con cui Nunzia desidera invecchiare. Eppure, proprio la paura di una reazione fuori luogo del marito spinse la donna a ingoiare troppi rimpianti e sofferenze fino al giorno in cui decise di allontanarsi da lui. Salvatore, come immaginato, non la prese affatto bene ma la sua rabbia si scatenò proprio la mattina del 23 gennaio di un anno fa, quando si scagliò con 47 coltellate sul corpo della donna dopo l’ennesimo litigio nel quale non mancarono anche calci, pugni e tirate violente di capelli. Dopo l’efferato delitto, i vicini di casa commentarono: “Litigavano, ma erano una coppia come tante”. Lui, invece, su Facebook prima dell’omicidio scriveva: “La famiglia è la cosa più importante”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

NUNZIA MAIORANA, IL CASO AD AMORE CRIMINALE

L’omicidio di Nunzia Maiorano sarà al centro della nuova puntata di Amore Criminale, in onda questa nella prima serata di oggi su Raitre. Nunzia fu uccisa il 22 gennaio del 2018 dal marito Salvatore Siani nella sua abitazione a Cava dè Tirreni in provincia di Salerno, al culmine di un terribile litigio. Furono 47 in tutto le coltellate inflitte dall’uomo, una delle quali alle spalle, nei brutali frangenti in cui si consumò l’omicidio. Prima di farlo colpì la moglie al volto, ripetutamente e con violenza, rompendole il setto nasale e devastandole uno zigomo. La verità choc, come rammenta Repubblica.it, emerse dall’autopsia eseguita sul cadavere di Nunzia pochi giorni dopo la sua morte e dalla quale emerse che il delitto fu compiuto usando più armi da taglio. Nell’abitazione in cui si consumò la sua uccisione, furono sequestrate ben quattro armi. Furono le urla della vittima ad attirare la madre e la vicina di casa che allertarono prontamente i Carabinieri. Al loro arrivo però, per Nunzia non c’era più nulla da fare mentre l’uomo, il 48enne barbiere di Cava, fu arrestato in stato di choc e con diverse ferite sul petto che fecero pensare in un primo momento al tentativo di suicidio.

NUNZIA MAIORANO, L’OMICIDIO BRUTALE

Secondo le prime testimonianze raccolte dagli inquirenti, Nunzia Maiorano già da tempo non tollerava più i presunti comportamenti violenti del marito Salvatore Siani ed era ormai decisa a lasciarlo. Un femminicidio simile a molti altri, dunque, con un copione che si ripete tristemente e che questa volta ha visto vittima una giovane madre di due ragazzini di 15 e 9 anni e di un bimbo di 5 anni, spettatore – suo malgrado – della terribile tragedia. Anche le sue testimonianze sono state utili nell’ambito del processo di primo grado a carico del marito, permettendo al giudice di giungere alla sua sentenza di condanna. Il processo si è svolto a partire dallo scorso luglio con il rito abbreviato. Il giudice ha esaminato i soli elementi raccolti in fase di indagine per poi emettere il suo verdetto giunto lo scorso 23 luglio. Il marito Salvatore fu condannato a 30 anni di carcere come richiesto dal pm Roberto Lenza, ovvero il massimo della pena prevista dal rito scelto. Il Gup Gustavo Daniese però, nell’emettere la sentenza non riconobbe la premeditazione e la futilità dei motivi.

LA CONDANNA DEL MARITO SALVATORE SIANI

Lo scorso ottobre sono state depositate le motivazioni della sentenza di primo grado per l’omicidio di Nunzia Maiorano: non si trattò di un delitto premeditato né scaturito da un raptus di gelosia. Secondo il giudice del Tribunale di Nocera Inferiore, Salvatore Siani si macchiò del reato di omicidio volontario avvenuto nella casa della madre di Nunzia, dopo aver accompagnato a scuola due dei suoi tre figli. L’uomo voleva riconciliarsi con la moglie, dalla quale era separato formalmente da diversi mesi. Nunzia però si rifiutò di acconsentire all’ennesima richiesta di riconciliazione, provocando così la reazione rabbiosa del marito. Prima fu schiaffeggiata, poi presa a morsi e quindi colpita con un coltello a serramanico che l’uomo aveva con sé. A far cadere la premeditazione il fatto che l’uomo avesse in casa anche una pistola senza tuttavia usarla per il suo scopo. “Il motivo del delitto va ricercato nella crisi del rapporto coniugale in sé e negli effetti che ne sarebbero derivati”, scrive il Gup, che ha escluso anche che a muovere il marito nella sua follia omicida vi fossero sentimenti di gelosia. Il sospetto dell’uomo è che la moglie avesse un amante. Ancora più raccapricciante cosa spinse l’uomo a perdere la testa: il rifiuto della moglie ad una sua carezza. Lo riporta IlPortico.it citando le parole del Gup: al rifiuto della donna, l’uomo diede “via libera ai suoi sfoghi”, accoltellandola a morte. “Una lite banale provocò l’omicidio. La donna si era limitata a dire all’uomo di andar via di casa”, si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna. Nessun valore per il pentimento, “espresso per fini utilitaristici, per uno sconto di pena”.