Si attende l’autopsia per fare più chiarezza, ma da un primo esame dei corpi di Silvia Pellacani e il nipote Giacomo si ritiene che i due siano morti per quella caduta, ma gli inquirenti per capire se sia accaduto qualcosa prima. E infatti i carabinieri, come riportato da La Vita in Diretta, hanno effettuato dei rilievi e gli elementi che sono stati individuati sono ora al vaglio. Comunque la direzione in cui vanno le indagini è quella dell’omicidio-suicidio. «Lavorava tantissimo, in casa e all’estero. Era molto educata e gentile, una persona normale come tante», così viene descritta la zia che si è lanciata dal decimo piano col nipote. La famiglia del piccolo Giacomo si è chiusa nel silenzio. «Il papà era disperato, batteva contro le portiere delle macchine dei carabinieri e urlava», racconta una vicina ricordando quanto accaduto domenica scorsa in un pomeriggio di lucida follia. (agg. di Silvana Palazzo)
LA VICINA “È STATO UN INCIDENTE”
Nuovi aggiornamenti sul dramma di Modena, con il presunto omicidio-suicidio della 47enne Silvia e del nipotino di Giacomo di 5 anni. Mauro, che abita nel palazzo dove abitava Silvia, ha spiegato ai microfoni di Pomeriggio 5: «Ero in casa e stavo guardando il teatro di Riccardo Rossi, pochi minuti prima che finisse lo spettacolo ho sentito un rumore fortissimo, tipico di una caduta di un corpo. La mia compagna ha anche detto “anche di domenica ‘sti rumori da sopra”, senza finire la frase. Passati sei-sette secondi, abbiamo sentito il secondo rumore. Dopo siamo usciti, ho preso la macchina vicino alle aiuole che mi hanno nascosto la visuale dei due corpi. Le mie sono deduzioni del senno di poi, ma gli orari sono quelli e gli orari sono stati nettamente distanti di sei-sette secondi». Questa, invece, la testimonianza di un’altra vicina di casa, che pensa si sia trattato di un incidente: «Era più che normale, ingegnere informatico, sempre allegra e socievole con tutti. Non ho mai visto dei problemi nei suoi comportamenti. Il bambino? Era contentissima, l’ho visto tante volte: era un bimbo vivacissimo, super attivo, non stava mai fermo. Era carinissimo, ci stava bene con la zia e lei era contentissima. Secondo me le è sfuggito, magari in un momento in cui è andato in bagno e si è affacciato, poi lei per la disperazione l’ha seguito». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“PRENDO IL BIMBO E SCAPPO”
Continua a tenere banco la vicenda della donna di Modena che domenica sera si è lanciata dal decimo piano del palazzo in cui viveva, assieme al nipote. Silvia Pellacani, così si chiamava la vittima, era ossessionata da quel bambino, e lo ripeteva spesso e volentieri ai clienti del bar Nevada, in strada Vaciglio, che la stessa frequentava. «Prendo il bambino e scappo», diceva Silvia, come riporta l’edizione online de Il Resto del Carlino. «Lo scopo della sua vita era salvare quel bambino», spiegano nel locale i clienti, ma salvare da chi e da che cosa? Giacomo, il nipotino di 5 anni, era il figlio di suo fratello Marco, e a quanto pare i due non andavano d’amore e d’accordo: «Silvia ci diceva di essere in lite col fratello – raccontano ancora al bar Nevada – non andavano d’accordo, ci raccontava che gli veniva impedito di vedere il nipote. Lei soffriva molto per questo, avrebbe voluto passare più tempo con il bambino».
OMICIDIO SUICIDIO A MODENA, ZIA SI LANCIA COL NIPOTINO
Nessuno sa darsi una risposta, anche perché Silvia era una donna «schiva, solitaria, ma anche disponibile ad aiutare gli altri». C’era un misto di buono e di “cattivo” in lei, ma la cosa certa era quell’ossessione per il proprio nipote, una costante in tutte le testimonianze: «Era morbosamente attaccata a quel bimbo – dicono ancora – lo amava, forse troppo, sosteneva di doverlo salvare, tempo fa aveva detto che lo avrebbe portato via con sè, ultimamente invece si era chiusa in se stessa e parlava meno di lui. Pensavamo che le cose in famiglia si fossero sistemate. Non avremmo mai immaginato un epilogo simile». Nessuno avrebbe mai potuto pensare che quella 47enne così riservata, potesse prendere il piccolo di 5 anni, chiudersi in casa, per poi gettarsi dal decimo piano del palazzo in largo Montecassino 50, dopo un volo di circa 30 metri. Domenica i genitori avevano affidato il piccolo alla nonna, che però non ha avuto la forza di dire no a Silvia, lasciando che il bimbo venisse portato in quel maledetto condominio di 10 piani, l’ultima casa che ha visto in vita sua.