Una persona per poterla perdonare potrebbero volerci mesi, anni, e forse mai fino in fondo; un cane invece può tranquillamente essere “rieducato”. Una persona prima di concederle una seconda possibilità potrebbe passare una vita intera; per un cane che invece ha sbranato e ucciso un bambino di 18 mesi così, dal nulla, basta qualche mese di “percorso di rieducazione” e ora via con l’adozione senza problemi. Il caso, lo ricorderete, è quello di Mascalucia (Catania) dove nel 2016 Asia e Macchia – due esemplari di dogo argentino – aggredirono il piccolo Giorgio azzannandolo alla gola e uccidendolo davanti agli occhi della madre: dopo il clamore tre anni fa – con lo scontro accesissimo su quelle razze di cani considerate molto pericolose per tenere in casa con dei bambini, specie se così piccoli – i due cani-killer vennero trasferiti a Rovereto nel Parco canile gestito dall’Associazione Arcadia onlus incominciando il loro “percorso di rieducazione”. Lo spiega così il Presidente dell’Associazione Pierluigi Raffo ai colleghi della Stampa: «Come spessissimo capita, terminato il clamore mediatico, che al tempo fu di livello nazionale vista la gravità dei fatti, gli animali vengono dimenticati. L’episodio che li ha visti protagonisti non può essere unicamente archiviato come cronaca: deve al contrario diventare un campanello d’allarme, aprire orizzonti educativi e culturali, al fine di applicare quanto richiesto dalle leggi e dalle normative. Serve educare al rispetto di specie differenti per garantire il benessere e la salute di entrambe, nonché la sicurezza pubblica».



“RIEDUCATA E ACCOLTA”

Ora il dogo argentino “Asia” è stato invece adottato da un’altra coppia che è pronto a cominciare con loro una “nuova famiglia”: «Asia ha trovato adozione. Questo è un successo non solo dell’associazione, ma della collettività diffusa che si deve sentire tutelata e assistita perché solo in questo modo può essere rispettato il diritto alla vita e alla libertà che troppo spesso viene leso o tolto per superficialità e mancanza di competenza». Parla così del cane ovviamente, non di quel bambino cui pure il diritto alla vita e alla libertà è stato privato: intendiamoci, i cani come tutti gli altri esseri animali in quanto creature hanno diritto di vivere e di essere rispettati da tutti, ma permettete un filo di “perplessità” quando si vede concessa la piena rieducazione ad una creatura non dotata di intelletto e raziocinio che dunque non può comprendere il valore, la sofferenza e il travaglio di un castigo, di un perdono e di una rieducazione completa. “Le persone in galera possono anche marcire” si sente spesso dire, mentre ora un dogo argentino che dal nulla (chi può garantire che non lo rifaccia in futuro?) ha azzannato un bambino viene concesso il “perdono” quasi se fosse una persona. Il discorso che vi abbiamo appena fatto qualche anno fa sarebbe stato tacciato di “populismo” ma oggi, davanti al politically correct sul fronte animali&ambiente, viene incasellato come “impossibile” e “scorretto”. La funzione dell’Associazione Arcadia, intendiamoci, resta assai preziosa e non siamo nessuno per poter dire che non abbia valore o che non abbia risultati (anzi è una eccellenza nel settore): il problema non degli animali o delle associazioni, ma di quelle persone che sarebbero pronte a voltare sempre le spalle ad un cristiano che chiede l’umile persone e invece accoglie come una “grande conquista sociale” la “rieducazione” di un dogo argentino. Sì, lo avete capito, mi fa male il mondo.

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