Dopo il papà, anche la mamma di Adam ha preso la parola oggi nel corso della trasmissione Pomeriggio 5 per commentare i terribili momenti prima che il figlio 12enne, insieme all’amico Rami, riuscissero a sventare la strage sul bus di Milano. “Quando ha ricevuto la telefonata pensavo fosse uno scherzo”, ha commentato la donna, esattamente come spiegato ieri dal marito. “Ero convinta che mio figlio fosse al sicuro a scuola, ero a casa, per fortuna, ho risposto e mi ha detto che l’autista voleva ucciderli tutti, pensavo a uno scherzo perchè gli altri mie figli lo fanno spesso”, ha aggiunto. Poi però ha iniziato a parlare in arabo con il figlio, “per farmi dire la verità, poi ho sentito le voci dei bimbi che urlavano per la paura”, e lì ha capito che non era uno scherzo. Appena finita la chiamata, ha subito telefonato alla segreteria della scuola “ma non mi hanno detto nulla, ho capito che c’era qualcosa che non andava ma ho subito chiamato i carabinieri”. Dopo appena tre minuti con il marito si sono recati in caserma e dopo altri 5 minuti è arrivata l’ultima chiamata del figlio “che era terribile, diceva mamma aiutami il prof è morto (era svenuto, ndr), aiutami”. Quindi la donna ha aggiunto: “Dio mi ha dato un coraggio che fino adesso non ci credevo, dopo mezzora la telefonata in cui mio figlio diceva che erano tutti salvi. E’ stato un miracolo, con l’aiuto di Dio si sono salvati i bambini”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PAPÀ “TELEFONATA? PER ME ERA UNO SCHERZO”
Il padre del piccolo Adam El Hamami, il 12enne a bordo del bus dirottato e incendiato a Milano e che è riuscito a chiamare i genitori dando l’allarme, è intervenuto oggi in diretta a Pomeriggio 5 ripercorrendo i momenti concitati della telefonata: “C’ero anche io quando ha chiamato Adam, ero appena entrato in casa, ha risposto mia moglie”. L’uomo ha raccontato che il figlio chiamava da un numero di telefono diverso dal suo. “Per noi era uno scherzo, quando ho capito che stava piangendo sono andato fuori prima della fine della chiamata e poi siamo andati dai carabinieri”, ha aggiunto il padre del ragazzino-eroe. L’uomo ha voluto poi ringraziare in diretta tv i carabinieri per l’eccellente lavoro svolto e “perché hanno salvato i nostri figli”. Rivolgendosi ad Adam, invece, si è detto molto fiero di lui per la chiamata che ha fatto e che probabilmente lui non sarebbe riuscito a compiere. A parlare anche un altro papà, la cui figlia era seduta sul bus proprio davanti ad Adam: “Mia figlia ha chiamato e mi ha detto ‘papà salvami’, poi ha spento il telefono e sono andato subito a scuola. Qui ho trovato il sindaco di Crema che ci ha tranquillizzati, poi ho sentito ancora mia figlia, sono andata in ospedale e l’ho presa, adesso sta bene”, ha chiosato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
ADAM, 12ENNE DÀ ALLARME SU BUS MILANO
C’era Rami, c’era Adam e con loro altri 40 ragazzini su quel bus che poteva diventare “della morte” di lì a qualche ora: è avvenuto ieri mattina a San Donato, vicino Milano, e grazie anche all’intervento dei carabinieri siamo qui oggi a poter parlare di una tragedia sfiorata e non di una strage immane. La sapienza e sangue freddo delle prof che non hanno legato come chiedeva loro il dirottatore-attentatore Ouesseynou Sy ma soprattutto l’astuzia dei due ragazzi che nascondendo il cellulare sono riusciti ad avvisare genitori e carabinieri di quanto stava avvenendo in quello scuolabus proveniente da Crema: «Un mio compagno, Rami, aveva nascosto il cellulare ha fatto le prime chiamate al 112. A un certo punto gli è caduto per terra, senza farmi vedere sono andato a raccoglierlo e l’ho passato ad Adam, dietro di me», racconta un loro compagno di scuola ai microfoni del Corriere della Sera. Rami Shehata e Adam El Hamami, i nomi dei due ragazzi egiziano e tunisino che hanno letteralmente salvato “la situazione”: «Ho telefonato alla polizia e ai miei genitori. Tre volte. Perché le prime due volte ho dovuto mettere giù perché mi sembrava che l’autista mi avesse scoperto. Ho spiegato a mia madre cosa stava succedendo e che quello voleva ucciderci tutti cospargendoci di carburante. Le ho detto: ‘Non sappiamo dove ci portano, ci ha messo la benzina addosso, ha anche una pistola’. Ma all’inizio non ci credeva, perché in effetti io faccio spesso degli scherzi e poi attorno a me tutti gridavano e parlavano ad alta voce e non si capiva bene», racconta Adam tutto scosso per quanto avvenuto solo qualche ora fa.
“COSÌ HO NASCOSTO LO SMARTPHONE”
Per convincere i genitori che era tutto vero quando stava accadendo sul bus diretto a Linate, Adam continua «Le ho descritto il punto in cui eravamo appena passati col pullman, perché ho riconosciuto un ristorante che avevo già visto. E allora anche mio padre, mentre ero ancora al telefono con mia mamma,ha chiamato i carabinieri». Assieme ai compagni, Adam e Rami hanno poi tentato di chiedere aiuto anche tramite i finestrini alle auto che passavano ma nessuno è riuscito a cogliere la pericolosità del momento: quando poi i carabinieri sono giunti nell’eroica azione quasi “da film”, Adam racconta al CorSera «Siamo usciti di corsa e abbiamo visto che bruciava tutto. È stato il giorno più brutto della mia vita. Però anche bello perché noi ci siamo aiutati e abbiamo imparato come si fa a difendersi. E anche a salvarsi». Un incredibile profusione di sangue freddo e “calma” durante i momenti di panico ha permesso il non esplodere della situazione: quando poi il cellulare di Rami cade per terra, con una repentina mossa Adam riesce a nasconderlo per poi a sua volta chiamare i genitori e i carabinieri mentre l’amico egiziano recitava preghiere in arabo a voce alta per coprire la chiamata di aiuti. «Per ben tre volte il conducente si è fermato. Una volta per ritirarci i cellulari, le altre due per urlare e iniziare a rovesciare benzina. Pensavamo fosse il nostro ultimo giorno, per fortuna anche Rami incitava tutti a stare calmi. Credevamo di morire ma poi tutto si è risolto», conclude il coraggioso ed eroico Adam El Hamami.