Per i pm, il dirottatore Ousseynou Sy merita di restare in carcere poichè potrebbe compiere altre azioni simili a quella avvenuta nei giorni scorsi, dirottando e dando alle fiamme uno scuolabus. Da parte di Sy non sarebbe giunto alcun segnale di pentimento ma anzi l’uomo avrebbe rivendicato con orgoglio il suo “gesto eclatante” come “segnale per l’Africa” e contro le politiche sui migranti dell’Italia e dell’Ue. Secondo quanto riferito da La Stampa, gli inquirenti starebbero ancora lavorando al fine di recuperare il presunto video-manifesto con cui Sy aveva annunciato la sua azione ad alcuni suoi contatti italiani e senegalesi attraverso il suo canale privato Youtube. L’ex moglie sarebbe già stata ascoltata dagli inquirenti ma non sarebbe stata in grado di fornire alcuna indicazione utile ai fini delle indagini. Intanto, come spiega l’agenzia di stampa Ansa, nel carcere di San Vittore dove l’uomo è detenuto è avvenuto un fitto lancio di uova e frutta quando ieri c’è stata la distribuzione della colazione a mensa. Sy, dunque, non ha certo vita facile nel penitenziario e proprio il lancio e gli insulti sarebbero stati diretti alla sua cella, confermando quanto sia “indesiderato” tra gli altri detenuti secondo la cosiddetta “legge del carcere” che non perdona chi ha fatto del male ai bambini. Dopo la prima notte, per tale ragione Sy è stato trasferito nel Settore protetti dove si trovano pentiti e appartenenti alle forze dell’ordine. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PM: POSSIBILE REITERAZIONE
Deve restare in carcere Ousseynou Sy, il 47enne senegalese che due giorni fa ha dirottato e incendiato un bus con a bordo 51 bambini e tre adulti. Secondo quanto sostengono gli inquirenti, l’uomo è pericoloso e di conseguenza deve restare fra le sbarre di San Vittore, il carcere meneghino dove è rinchiuso da 48 ore. Del resto Sy ha detto di non essersi pentito di quanto fatto, ed anzi, ha spiegato ai pm che lo rifarebbe altre cento volte nel nome della sua Africa e delle sue figlie, morte in mare dopo aver tentato di arrivare in Italia. I pm milanesi sono quindi convinti della possibilità di reiterazione del reato di strage, in attesa dell’interrogatorio di garanzia che si terrà oggi pomeriggio dalle ore 15:30 davanti al gip di Milano Tommaso Perna, e che con grande probabilità confermerà la detenzione. Nei confronti di Ousseynou Sy le accuse, pesantissime, sono quelle di strage aggravata dalla finalità di terrorismo, sequestro di persona, resistenza e incendio. Nelle ultime ore si sono intanto moltiplicate le testimonianze dei numerosi ragazzini eroi, che sono riusciti a mantenere il sangue freddo nonostante una situazione di vero terrore. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BUS INCENDIATO, SY “LO RIFAREI ALTRE 100 VOLTE”
Non mostra alcun pentimento Ousseynou Sy, il senegalese che due giorni fa ha dirottato e incendiato un bus diretto a Crema con a bordo diversi bambini delle scuole medie. L’uomo è convinto della bontà della sua azione, come spiegato ai magistrati nelle ultime ore: «Pentito? Nessun pentimento. Era una cosa che dovevo fare e che rifarei. Cento volte. Perché l’ho fatto? Per mandare un segnale all’Africa. Gli africani devono restare in Africa». Sy è quindi convinto di aver agito nel giusto per vendicare le figlie morte in mare, e per invitare i suoi connazionali a non compiere gli stessi errori, e non teme un lungo processo ne tanto meno di rimanere a lungo in carcere: «Non fa niente – ha confidato l’attentatore al suo avvocato – l’avevo messo in conto. Volevo un’azione eclatante, il mondo doveva parlare di me». Ousseynou Sy si trova attualmente presso il carcere milanese di San Vittore, dove è stato accolto dagli altri carcerati a colpi di uova e arance; del resto è noto e risaputo che chi fa del male ai bambini subisce un trattamento “speciale” in galera, e così è stato anche per il senegalese. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BUS INCENDIATO A MILANO: PARLA IL MARESCIALLO
Il maresciallo capo dei carabinieri di San Donato Milanese, intervenuto oggi in collegamento con la trasmissione Pomeriggio 5, ha ripercorso i momenti terribili vissuti ieri e ha commentato il grande coraggio dei ragazzini. “Ci siamo avvicinati al bus, i ragazzini erano tutti verso la parte posteriore, mi sono trovato dove c’era il portellone di sicurezza, abbiamo girato la manopola di sicurezza per l’apertura del portellone e nel contempo altri colleghi hanno frantumato i vetri dei finestroni e anche da lì sono usciti, i ragazzi sono stati veramente bravi e sono usciti in breve tempo”, ha spiegato. In merito all’autista attentatore, il comandante ha aggiunto: “lui aveva già appiccato le fiamme, alcuni ragazzini avevano le mani legate con delle fascette e sono riusciti a liberarsi, lui dallo specchietto si è accorto che stavamo facendo uscire i ragazzini, ha messo la marcia e ha percorso un altro tratto di strada, alcuni ragazzini si sono proprio lanciati in strada, noi li abbiamo messi in sicurezza”. A colpire di più il comandante dei Carabinieri, è stato un particolare che, alla luce dei fatti, oggi fa venire i brividi: “la cosa che mi ha colpito è che i bambini battevano le mani sui vetri, il mio primo pensiero è stato quello di salvargli e tirargli fuori dal pullman”, ha dichiarato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
BIDELLA “COLTELLO ALLA GOLA E COSTRETTA A LEGARE I BIMBI”
Emerge oggi anche il racconto choc della bidella Tiziana Magarini, anche lei a bordo del bus dirottato e dato alle fiamme, insieme ai 51 giovanissimi studenti delle scuole medie. La donna, ai microfoni di Sky Tg24 ha raccontato il terrore provato in un arco di tempo lunghissimo, di circa un’ora e un quarto, durante il quale l’attentatore Ousseynou Sy le teneva un coltello alla gola e una pistola puntata. “Mi ha detto di legarli tutti e di azzittirli, io ho fatto quello che ho potuto per allentare un po’ i nodi, infatti poi si sono riusciti a liberare”, ha raccontato la donna, ancora comprensibilmente sotto choc. Sempre l’autista avrebbe ordinato di sequestrare tutti i cellulari dei ragazzini e secondo il racconto della bidella, grazie ad uno sguardo di intesa con coloro che erano seduti in fondo all’autobus, è stato possibile trattenere uno dei cellulari usati poi per lanciare l’allarme. Secondo la donna, Sy lo aveva conosciuto da alcuni mesi avendolo visto spesso in servizio, “sembrava una persona normale”, ha aggiunto. A lei è sembrato lucido per tutto il tragitto: “Ogni tanto si fermava e gettava altra benzina sul bus, teneva in mano l’accendigas come stesse ogni volta sul punto di usarlo, ma poi ripartiva. Mi ha anche ordinato di oscurare i vetri usando delle bombolette colorate”. Infine la tanto agognata liberazione: “Abbiamo visto le prime auto dei carabinieri arrivare da davanti e da dietro”. Quindi a quel punto l’autista ha iniziato ad agitarsi fino al botto sul retro del bus “e in pochi istanti li hanno tirati fuori tutti”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
IL TRAGICO RACCONTO DI UN BIMBO “HO AVUTO PAURA DI MORIRE”
Al programma di Rai Uno, Storie Italiane, si parla del caso del bus dirottato e incendiato nei pressi di Milano da un senegalese che voleva vendicare le proprie figlie. Un ragazzino che era a bordo del pullman ha raccontato quanto accaduto: «Aveva un coltello e una pistola e diceva che dovevamo morire tutti visto che le sue tre figlie erano morte in mare: anche noi avremmo dovuto subire la loro stessa fine ma bruciando». Ovviamente impaurito il giovane ragazzino: «Avevo paura di morire». Il senegalese ha continuato a ripetere la storia delle sue figlie morte in acqua: «I miei compagni davanti sono stati ammanettati – ha proseguito l’adolescente nel suo racconto – e alcuni sono stati anche feriti in modo lieve con un coltello, mentre il senegalese cercava di legare gli stessi». I giovani hanno provato a scappare ma invano: «Abbiamo provato a spaccare il vetro ma non siamo riusciti». Quindi il racconto dell’inseguimento da parte della polizia: «L’autista continuava a guidare zig-zag – spiega il ragazzino delle scuole media – poi è andato a sbattere contro la macchina della polizia, che ha sparato anche un colpo, e si è quindi scontrato con altre tre o quattro volanti durante l’inseguimento». Attimi di puro terrore. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BUS INCENDIATO: SY “BIMBI ERANO SCUDO”
Stanno emergendo importanti novità sulle prime parole dette da Ouesseynou Sy agli inquirenti: secondo quanto filtrato all’Ansa, il dirottatore voleva andare a Linate per prendere un aereo e tornare in Africa, usando però i bambini come scudo. In merito al video-manifesto lanciato sul web prima della tentata strage, secondo gli investitori il franco-italo-senegalese spiegava l’intento della sua “teoria panafricanista”: «L’ho fatto per dare un segnale all’Africa, perché gli africani restino in Africa e così non ci siano morti in mare», spiega dal carcere lo stesso Sy, confermando di voler vedere la vittoria delle destre in Europa così «non faranno venire gli africani in Ue». Intanto emerge un dettaglio curioso che ha probabilmente risolto il “caso” grazie all’astuzia del 13enne-eroe Rhami: il ragazzino ha finto infatti di pregare in arabo mentre in realtà stava chiamando il padre per dare l’allarme. «Siamo egiziani, sono arrivato in Italia nel 2001, mio figlio è nato qui nel 2005 ma siamo ancora in attesa di un documento ufficiale. Vorremmo tanto restare in questo Paese. Quando ieri l’ho incontrato l’ho abbracciato forte», ha detto ancora stamattina Khalid Shehata padre del ragazzino che assieme ai carabinieri ha evitato il peggio nel pomeriggio di terrore ieri appena fuori Milano. (agg. di Niccolò Magnani)
SI CERCA IL VIDEO-MANIFESTO DI SY
Si trova nel reparto protetti del carcere di San Vittore l’uomo che ieri ha dirottato e incendiato un autobus con a bordo una scolaresca di 51 alunni. Ousseynou Sy, questo il suo nome, è tra i detenuti che non possono stare insieme ad altri, come i pentiti o i sex offenders, coloro che hanno compiuto reati contro donne e bambini, e pure ex appartenenti alle forze dell’ordine. Pur sembrando tranquillo, il 47enne è sorvegliato a vista dagli agenti della polizia penitenziaria. In queste ore comunque ha avuto colloqui con lo psicologo del carcere. La Procura sta intanto cercando il video che l’autista ha diffuso ad alcuni amici e parenti in Senegal. Nel filmato, registrato col cellulare bruciato tra le fiamme dell’autobus, Ousseynou Sy avrebbe annunciato il suo gesto perché «esasperato dall’attuale situazione migratoria». Il video, secondo le intenzioni dell’autista, sarebbe poi stato diffuso sul suo canale YouTube. Del caso si è occupato anche “Chi l’ha visto?” nella sua striscia giornaliera.
BUS DIROTTATO MILANO, PARLANO PRESIDE E SINDACO
Alla trasmissione di Raitre è intervenuta la dirigente della scuola media di Crema che ha parlato delle condizioni dei bambini. «Per la metà sono tornati a scuola. Con il sindaco e gli assessori stiamo andando a visitarli. Stanno apparentemente bene e sorridono, ma ora serve un lavoro di supporto a livello psicologico che coinvolgerà i genitori e il personale scolastico. Siamo tutti provati da questa vicenda». La dirigente scolastica ha poi ricostruito il momento in cui ha compreso che era successo qualcosa all’autobus con a bordo gli alunni: «Alle 11 i ragazzi non tornavano e abbiamo cominciato a preoccuparci. Non rispondeva nessuno degli adulti accompagnatori, quindi abbiamo capito che stava succedendo qualcosa. Ho allertato le forze dell’ordine. Poi abbiamo avuto notizie di un collegamento col cellulare di un collaboratore scolastico». Il sindaco di Crema ha dichiarato: «Già da ieri è partita l’assistenza di un’équipe di psicologi che li assisteranno individualmente e in gruppo».