A bordo dello scuolabus il dirottatore italosenegalese urlava ai ragazzini impauriti non solo «non uscirà vivo nessuno da qui» (salvo poi ritrattare pare negli interrogatori dicendo che in fondo non avrebbe mai ucciso nessuno se non se stesso), ma anche un’altra storia che al momento si discosta e non poco dalla verità: «Diceva di aver perso tre bimbe in mare e che dovevamo morire anche noi, bruciati», racconta ai carabinieri uno dei ragazzini presi in ostaggio da Ousseynou Sy (chiamato dai colleghi Paolo). In realtà i figli avuti dalla moglie italiana (di 12 e 18 anni) non li vedeva da anni, come raccontano i suoi vicini di casa alla Stampa («forse li frequentava di tanto in tanto») mentre il parroco Don Vittore Bariselli spiega sempre ai colleghi torinesi «i ragazzi hanno tanto sofferto per la separazione; il padre non si era più vivo con loro». Sulla ex moglie invece il sacerdote racconta «anche lei da anni non aveva più rapporti con l’ex marito, era stata una separazione difficile». Il lato oscuro resta e tanto dietro al dirottatore che ha minacciato di uccidere tutti “per vendicare i migranti morti in mare”: portarsi benzina, pistola e coltello a bordo, di certo, non facevano pensare ad una conclusione “pacifica” del sequestro a 50 ragazzini innocenti.. (agg. di Niccolò Magnani)
CHI È OUSSEYNOU SY?
Si chiama Ousseynou Sy l’autista dello scuolabus dato alle fiamme a Milano. 51 studenti di una scuola media di Crema, fortunatamente tutti salvi, stavano venendo trasportati dal 47enne nativo del Senegal, ma cittadino italiano, che ha minacciato più volte di voler dare alle fiamme il bus con i ragazzi all’interno e di volersi dirigere verso l’aeroporto di Linate per portare a termine un piano imprecisato. Tutti i ragazzi sono riusciti a scendere dal mezzo prima che Sy incendiasse effettivamente l’autobus. Sposato con una donna italiana dalla quale si è poi successivamente separato, Sy ha avuto da lei due figli di 12 e 18 anni. il 47enne ha precedenti penali e una condanna definitiva a un anno per violenza sessuale del 2018, ma la pena era stata sospesa. A tutto questo si aggiungono precedenti per guida in stato di ebbrezza risalenti al 2004 e al 2006.
L’AUTISTA ATTENTATORE: LO STRESS LO HA SEGNATO
Da 15 anni però Sy lavorava regolarmente per la ditta Autoguidovie di Crema, nella quale era stato inizialmente assunto come addetto alle pulizie, per poi essere “preposto” e incaricato della guida degli automezzi. I colleghi ne parlano come di una persona tranquilla, che aveva avuto la sospensione della patente come maggiore disavventura: altri però ne ricordano le difficoltà dovute alla separazione dalla moglie e lo stress per la battaglia relativa all’affidamento dei figli. che continuavano però a vedere con regolarità il padre. Anche la condotta sul lavoro di Sy è sempre stata irreprensibile, soprattutto dal punto di vista della puntualità. Per questo i colleghi e chi lo conosceva non si capacità del gesto compiuto, anche in mattinata aveva spiegato di dover accompagnare gli studenti in palestra, un viaggio di routine come quelli che affrontava ogni giorno alla guida dello scuolabus.