Il 23 maggio del 1992 moriva Giovanni Falcone, uno dei più grandi magistrati d’Italia nella lotta alle mafie. Insieme a lui morirono anche tre uomini della scorta, fra cui Vito Schifano. Negli studi di “Vieni da me”, programma di Rai Uno, c’è il figlio di quest’ultimo, Emanuele, e sullo schermo viene proiettata la famosa foto di Capaci, con l’autostrada completamente distrutta dopo che venne fatta saltare in aria: «Questo è un po’ l’emblema degli anni ’90 – racconta Emanuele – queste immagini le ho viste, non tante volte a dire il vero, ma abbastanza. Ho iniziato a vederle da solo, per curiosità, crescendo assumi una certa consapevolezza: quando guardo queste immagini è come se stessi guardando un film. Non è facile descrivere quello che provo guardando questa foto». Emanuele ricorda che a maggio diverrà più grande di suoi padre, morto all’età di 27 anni: «Con mamma non ne ho mai parlato apertamente – prosegue il suo racconto molto introspettivo – vuoi sapere ma hai sempre paura a chiedere quando sei un ragazzino».
VITO SCHIFANO, IL FIGLIO EMANUELE: “UNA RESPONSABILITÀ ENORME”
La figura di suo padre gli è stata raccontata dalla mamma e dagli amici dello stesso: «Veniva descritto come un uomo umile, buono, che avrebbe fatto di tutto per gli amici». Emanuele fa fatica ad esprimere con sincerità i suoi sentimenti: «E’ molto difficile per me raccontare quello che provo, non è mai facile raccontare le emozioni». Emanuele è ora un militare della guardia di finanza, ma il suo nome resterà per sempre legato alla guardia del corpo di Falcone: «Io non sono solo Emanuele Schifano, io sono il figlio di Vito Schifano. Sento dentro di me una responsabilità enorme, è questo il motore che mi spinge ad andare avanti ogni giorno». La mamma di Emanuele è divenuta “famosa” nel giorno dei funerali della strage di Capaci dopo il suo noto discorso in chiesa, fra le lacrime e le urla: «Il discorso di mia mamma l’ho visto solo quando ero adolescente, anche in quel caso per curiosità, non ne avevamo mai parlato apertamente, poi a poco a poco mi è stato raccontato tutto».