Tolto il risarcimento in favore dei tre figli minorenni di Marianna Manduca, la 32enne uccisa dall’ex marito nel 2007. In Appello, i giudici del tribunale di Messina hanno chiesto indietro i soldi, motivando la sentenza con tale frase choc “Tanto sarebbe morta comunque”. Carmelo Calì, cugino di Marianna e padre adottivo dei tre, colui che si sta occupando di crescere i ragazzi che oggi hanno 14, 16 e 17 anni, parla così ai microfoni del Corriere della Sera: «Sono arrabbiato, sì. E indietro non ci torno per nessun motivo. Quindi che lo sappiano: io non restituisco un bel niente. Devono passare sul mio cadavere…». Il tribunale di Messica sentenziò in primo grado un risarcimento pari a 259mila euro più gli interessi di dieci anni per un totale di 300mila euro, poi la clamorosa marcia indietro in Appello. «Ci accordarono 259 mila euro più gli interessi di dieci anni. In totale circa 300 mila euro – le parole di Calì – e invece adesso la Corte d’appello ha ribaltato tutto e dice che dobbiamo restituire ogni centesimo più gli interessi maturati in questi due anni…». Ed ora non resta che sperare nella Cassazione: «Ci resta da sperare nella Cassazione ma lo ripeto ancora una volta: indietro non si torna». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



MARIANNA MANDUCA, TOLTO RISARCIMENTO AI FIGLI

Il femminicidio di Marianna Manduca è tra i più cruenti ed esemplari degli ultimi tempi in quanto la vittima denunciò ampiamente colui che poi si rivelò il suo assassino, ancor prima di andare incontro al suo drammatico destino. Nonostante questo però, non fu fatto nulla per evitare il peggio e nelle ultime ore è giunta l’ennesima beffa da parte della corte d’Appello di Messina che ha chiesto indietro il risarcimento concordato in primo grado ai tre figli della vittima rimasti orfani. Proprio i tre bambini furono affidati al cugino di Marianna, Carmelo Calì, imprenditore edile di Senigallia e che dopo il delitto della donna iniziò la sua battaglia personale accogliendo i suoi tre nipoti e trattandoli come suoi figli (nonostante ne avesse già tre). Oggi, lo stesso Calì ha commentato le motivazioni choc della sentenza di secondo grado con le quali i giudici hanno ribaltato la sentenza di primo grado sostenendo, in sostanza, che il marito Saverio Nolfo l’avrebbe uccisa comunque. “Sono arrabbiatissimo per le motivazioni ridicole della sentenza, per la totale indifferenza dimostrata dalle Istituzioni, per la grande mancanza di rispetto nei confronti di tutte le donne vittime di violenza”, ha commentato Calì all’Agenzia Dire. Le motivazioni gli sono giunte nel giorno della Festa del Papà, rappresentando per lui solo un brutto sogno. “Ora io ai miei figli, che non sanno ancora nulla, come glielo spiego quello che è successo? Con quali parole potrò spiegare a loro che c’è una Magistratura dentro uno Stato che dovrebbe proteggerli, e che invece sta facendo di tutto per metterli in mezzo ad una strada?”, ha proseguito. Nonostante questo ha già anticipato che non ha alcuna intenzione di arrendersi: “Io non mi arrendo, la forza mi viene dalle immagini di tutte le donne vittime di violenza che ho sempre nella testa, donne che non hanno avuto giustizia come Marianna e continuano a morire tutti i giorni”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



CARFAGNA “INDIGNATA E INCREDULA”

Dibattito sul web dopo che la corte d’assise di Messina ha deciso di togliere il risarcimento in favore dei figli di Marianna Manduca, uccisa dal marito nel 2007. Un’altra sentenza discutibile, l’ennesima di queste ultime settimane, che fa indignare e che spinge l’opinione pubblica a farsi numerose domande sul sistema giustizia italiano. Il tribunale aveva dato ragione alla famiglia della vittima in primo grado, stabilendo in più di 259mila euro l’ammontare del danno subito dai tre minorenni, ma in appello la sentenza a sorpresa: «Marianna sarebbe morta comunque». Una decisione che ha fatto indignare Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia, che attraverso la propria pagina Twitter ha scritto e denunciato: «Sono Incredula e indignata. La Corte d’Appello dice quindi agli orfani, e a tutti noi, che quel femminicidio non poteva essere evitato, enunciare i violenti è vano. Ci auguriamo che la Cassazione ripristini legalità e giustizia». La sentenza in primo grado aveva puntato il dito nei confronti della magistratura, che era rimasta immobile nonostante 12 denunce da parte della stessa donna, ed aveva così costretto la stessa ad un risarcimento. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



OMICIDIO MANDUCA: TOLTO RISARCIMENTO AI FIGLI

Sta facendo discutere, e non poco, la decisione della corte d’appello di Messina di annullare il risarcimento nei confronti dei tre figli di una donna uccisa nel 2007. Nel 2017 i giudici del tribunale di Messina avevano deciso che i figli minorenni di Marianna Manduca, uccisa dal marito nel Catanese nel 2007, avrebbero dovuto ricevere la somma di 259.200 euro, dopo aver riconosciuto la responsabilità civile dei magistrati, colpevoli di non aver agito, nonostante la vittima avesse presentato ben dodici denunce nei confronti del compagno. Ma in base a quanto stabilito dalla Corte, come riferisce Il Corriere della Sera, “il marito l’avrebbe uccisa lo stesso”. Secondo i giudici in primo grado, la magistratura non aveva fatto abbastanza per proteggere Marianna, e di conseguenza era stato disposto un risarcimento cospicuo in favore dei tre figli minorenni, sentenza poi completamente ribaltata in appello, durante il quale è stato chiesto di restituire il tutto.

“IL MARITO L’AVREBBE UCCISA LO STESSO”: ANNULLATO IL RISARCIMENTO

Secondo quanto stabilito dai giudici in secondo grado, non sarebbe servito a nulla sequestrare il coltello usato per uccide la moglie a Saverio Nolfo, il marito condannato a 21 anni, «dato il radicamento del proposito criminoso – sostengono i giudici – e la facile reperibilità di un’arma simile. Nemmeno l’interrogatorio dell’uomo – proseguono – avrebbe impedito l’omicidio della giovane donna. Tutt’al più lui avrebbe capito di essere attenzionato dagli inquirenti». In poche parole, secondo quanto spiegato dalla Corte, quella donna sarebbe morta in ogni caso anche se i magistrati fossero intervenuti preventivamente. Stupisce la sentenza, alla luce di quanto stabilito in primo grado, dove si era parlato di «grave violazione di legge con negligenza inescusabile nel non disporre nessun atto di indagine rispetto ai fatti denunciati e nel non adottare nessuna misura per neutralizzare la pericolosità di Saverio Nolfo». I legali della famiglia hanno deciso di fare ricorso in Cassazione.